Fiamme di veleno.

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Ciao a tutti! Questo è un capitolo su richiesta da @ellabeatrix
Spero ti piaccia e spero di aver soddisfatto le tue aspettative!

Cresci davvero quando il passato diventa tuo amico.

C'era qualcosa di strano, qualcosa che non andava, qualcosa che lo tormentava, aveva sempre avuto problemi di sonno- non che si stesse meravigliando-ma non si sentiva bene, non si sentiva davvero bene.

Era da quella mattina che qualcosa non quadrava, era disconcentrato, aveva poca mira con le armi, si sentiva stanco, distratto, confuso, sentiva voci ovattate, pensava che fosse solo una grande stanchezza accumulata in quei giorni.

Aveva combattuto insieme alla squadra contro due idioti che avevano provato a fare loro un'imboscata, uno era riuscito a colpirlo di striscio con un ago sul costato, e poi si erano semplicemente dati alla fuga.

Dopo quello, per tutto il giorno si era sentito strano e si era chiuso nel suo ufficio dando la colpa ad un'influenza passeggera, aveva tranquillizzato Loona dicendole che non c'era bisogno che annullasse la sua serata fuori per lui e, semplicemente, a chiusura era tornato a casa.

Era sera inoltrata quando mise piede nell'appartamento; si stava togliendo i vestiti per potersi finalmente stendere sul divano, deciso a guardare un po' di televisione per distrarsi.

Accarezzò distrattamente la spilla di sua madre attaccata al colletto e quando un brivido gli percorse il corpo minuto, capì che davvero qualcosa non quadrasse: non era normale che nel riflesso dello specchio fosse apparsa una figura dai tratti femminei e terribilmente familiari.

Uguale a lui.

Il rosso chiazzato ingoiò a vuoto strizzando gli occhi senza fiato, quando gli riaprì l'immagine era svanita e con le dita tremanti sospirò: «Andiamo stronzo, smettila di fare la femminuccia.» voltandosi si avvicinò al divano sedendosi rigido, il corpo smosso da piccoli spasmi e brividi.

Si sdraiò e la schiena appiccicosa venne in contatto col divano di pelle, si girò un paio di volte, la tv non l'accese alla fine, ed esausto si guardò pigramente intorno alla ricerca delle sigarette. Si alzò svogliato per recuperarle dalla tasca dei pantaloni ancora versati sul pavimento.

Si mosse disorientato e ondeggiante, cadendo sulle ginocchia per cercare nelle tasche: «Vaffanculo» sbottò notando che fosse l'ultima e prendendo lo zippo, col marchio dell'Imp sopra, lo accese e una fiamma tranquilla in quel momento si trasformò in un orrenda visione distorta di un incendio mortale.

«Mamma!»

Blitzø lasciò di scatto il piccolo oggetto ancora attivo, guardandolo spegnersi con l'impatto sul pavimento, indietreggiando seduto per terra a bocca aperta, la sigaretta gli cadde e d'istinto la prese al volo bruciandosi le dita, la pelle sentì il calore doloroso e le cicatrici sul corpo, improvvisamente, pulsarono come ferite appena aperte.

Nel panico di un respiro mancato e di un cuore che batteva troppo in fretta per i suoi gusti, Blitzø arrivò con le spalle contro il muro, la mano poggiata sopra la bruciatura di sigaretta e il sudore su tutto il corpo.

Sentiva caldo. No, freddo. No, dolore, forse paura.

«Blitzo! Aiutami!»

Il salotto divenne un insieme di capannoni da circo e di roulotte distrutte, il divano divenne la sua casa e alla sua sinistra Fizz stava venendo bruciato vivo.

«Blitzo!»

«Devo cercare aiuto» rispose ad occhi spalancati mettendosi in piedi- e, come 15 anni prima, Blitzø scappò via per avvertire qualcuno.

Raccolta di One Shot, anche su richiesta! (Helluva Boss)Where stories live. Discover now