20.CHE RUMORE FA LA FELICITÀ?

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Era un piano assurdo e folle, ma noi eravamo così pieni di gioia e allegria che ci lasciammo trascinare dall'entusiasmo. Camilla emerse dall'acqua come un'onda di gelida furia. Il suo sguardo, prima illuminato dal divertimento, si trasformò in un'occhiata mortale. Ogni muscolo del suo viso si contrasse in un'espressione di vendetta. 

Era chiaro che, se gli sguardi avessero potuto uccidere, il nostro gruppo di amici sarebbe stato spedito dritto all'inferno.

Il rumore della porta pose fine a quel chiasso, rivelando Andrea. «Ecco cos'erano quelle risate.»

Fabio gli circondò amichevolmente le spalle. «Parlavamo del bagno a mezzanotte della neo sposa.»

Andrea liberò una risata. «Indimenticabile!»

«Per voi, forse!» borbottò Daniele «Camilla me lo farà scontare a vita. Io lo so!»

«Mentre lo sconti...» si intromise Elia «...andiamo a fare aperitivo? Ho un po'di fame.»

«Andate pure.» li congedai «Sistemo io qui.»

«Sei sicura?»

«Certo, aiuto io Serena e poi vi raggiungiamo.» si intromise Andrea.

Ormai le distanze iniziale si erano annullate completamente. Lui mi aiutava a sistemare le chitarre e gli attrezzi, e mi aiutava a spegnere i sintetizzatori.

C'era un silenzio stranamente pacifico e rilassato.

Notai che si guardava intorno da un po'. «Cosa c'è?»

«Ne avete fatta di strada.» commentò «Questo studio è molto diverso da quello iniziale.»

Sorrisi intenerita. Lo studio di registrazione era stato il suo primo regalo. Si può dire che la nostra storia sia iniziata lì.

«È più grande, più luminoso, ha una buona insonorizzazione...» elencò «...e l'elettricità non salta ogni mezz'ora.»

«Ti ricordi?!»

«Ricordo più che altro lo stress di Mercorelli, che poi ci trasmetteva per osmosi.»

«È ancora nostro, sai?!» cominciai, una volta finito di ridere «L'abbiamo comprato noi con i soldi del primo disco.»

«Me lo ha detto Daniele, quando mi ha raccontato delle altre cose.»

Tra le altre cose ovviamente c'era la mia malattia. Imbarazzata, abbassai lo sguardo verso il pavimento come se volessi sprofondare tra le fessure delle piastrelle.

«Serena...» mi chiamò.

«Hmm?»

«Guardami.»

Alzai lo sguardo e me lo ritrovai di fronte, non lo avevo sentito avvicinarsi. «S...sì?!»

«Ho preso la mia decisione.»

Il mio cuore iniziò a battere più velocemente nel petto. L'ansia si diffuse dentro di me come un fiume in piena, mentre attendevo con trepidazione di conoscere la sua risposta. Le mie mani si strinsero nervosamente tra loro, cercando un sostegno che non trovavano. La tensione nell'aria era palpabile, e io ero completamente immersa in un turbinio di emozioni contrastanti, speranza e paura mescolate insieme in un caotico vortice dentro di me.

Lui tirò fuori dei fogli dalla tasca e me li porse. Girai e rigirai tra le mani il contratto che l'università gli aveva fatto, cercando una grafia sferzante e sicura.

Il cuore mi si fermò per un istante quando mi resi conto che la firma di Andrea non era dove pensavo sarebbe stata. Il significato di quella mancanza si diffuse dentro di me come un fulmine, illuminando l'oscurità dei miei dubbi. Andrea sarebbe tornato in piattaforma. La realizzazione mi colpì come un pugno nello stomaco, lasciandomi senza fiato. Era come se il terreno sotto di me si fosse improvvisamente sgretolato, lasciandomi in bilico sull'orlo di un abisso di incertezza.

Come la luna sull'acqua chiara.Opowieści tętniące życiem. Odkryj je teraz