Capitolo 2: Una curiosa casualità.

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Ovviamente né Daniele né Aurora menzionarono più quella serata, continuando a comportarsi tra di loro come al solito.
Questo almeno fin quando qualche settimana dopo non si trovarono di nuovo da soli in una circostanza del tutto bizzarra.
Era un venerdì pomeriggio, il gruppo di amici si trovava in una caffetteria situata poco più di quattro strade distante dalla facoltà di ingegneria dove studiava Riccardo e come al solito erano in procinto di decidere cosa fare insieme quel fine settimana o almeno questa era l'idea.
Ognuno di loro studiava cose diverse: Aurora medicina veterinaria, Daniele farmacia, Chiara archeologia, Serena lettere e filosofia, Paolo dietistica e Riccardo, per l'appunto, ingegneria. Quindi quelle rare volte in cui avevano qualche lezione lo stesso giorno ad orari pressoché simili, cercavano di trovare qualche momento libero per incontrarsi dato che a lezione non potevano di certo farlo.
Questa volta c'erano quasi tutti, l'unico a mancare era Daniele che come sua consuetudine stava ritardando.
Visti da fuori sembravano proprio un gruppo di persone curioso, ognuno di loro aveva il proprio stile ed era esattamente questo che li rendeva interessanti;
Aurora con i suoi grandi occhi marroni e le folte e curate sopracciglia nere che le facevano da cornice al volto e che facevano sembrare il suo sguardo ancora più intenso, i capelli castani e mossi che ricadevano perfetti a metà schiena, il naso piccolo leggermente schiacciato sulla punta e le labbra piene con l'arco di cupido molto pronunciato, un metro e settanta sempre vestita in modo da valorizzare le gambe lunghe e dritte, se ne stava lì a sorseggiare il suo amato espresso amaro e ad ascoltare l'ennesimo assurdo racconto di Riccardo.
Serena e i suoi lunghi capelli lisci biondo fragola, gli occhi verdi in parte nascosti dagli indispensabili occhiali sempre attenti a qualsiasi discorso, le due piccole fossette ai lati del viso che facevano sembrare il suo sorriso piuttosto adorabile, la pelle chiarissima abbracciata dalle innumerevoli lentiggini, così bassa da avere sempre bisogno dell'aiuto di qualcuno per prendere qualcosa dagli scaffali e sempre vestita con abiti color pastello che sembravano fatti su misura per il suo corpo formoso, se ne stava lì seduta in braccio a Riccardo ad ascoltarlo sinceramente interessata.
Ed era quasi assurdo quanto Serena e Daniele non sembrassero affatto cugini, sia esteticamente che caratterialmente parlando.
Chiara, invece, era proprio quella che esteticamente appariva in un modo ma in realtà era tutt'altro; con i suoi capelli corti tinti di blu, gli occhi marroni a mandorla ereditati dalla madre, alta quasi quanto Aurora ma a differenza di quest'ultima, Chiara, era magra come un chiodo, piena di piercings alle orecchie, uno alla lingua, due al naso, uno al sopracciglio e addirittura uno anche all'ombelico, tatuaggi sparsi un po' ovunque e sempre vestita di nero, lei era quella con la personalità forse più dolce di tutti.
Riccardo e Paolo, invece, erano esattamente l'opposto l'una dell'altra.
Riccardo aveva i capelli corti di un biondo caldo che ricordava l'estate, gli occhi di un blu scuro e anche lui con gli immancabili occhiali dai vetri però colorati, la barba lunga e folta, di media altezza e privo di qualsiasi addominale, ciò che invece Paolo sfoggiava con orgoglio;
quest'ultimo aveva gli occhi così scuri da sembrare quasi neri, i capelli castano scuro sempre perfetti in un ciuffo, era piuttosto alto, decisamente più di tutti loro, ed estremamente fissato con la palestra e il benessere, tanto da scegliere quel determinato corso di studi per farlo diventare il suo lavoro.
Tra l'altro era l'unico del gruppo ad avere questo tipo di interesse e quindi anche l'unico ad essere super muscoloso.
Anche Paolo come Chiara aveva dei tatuaggi, solo che al contrario della ragazza che li aveva un po' ovunque, i suoi si trovavano tutti sullo stesso braccio.
Erano dei giovani adulti così diversi tra loro ma vi era un feeling indissolubile che li legava.
Infatti, quando anche solo uno mancava, la sua assenza si notava e anche tanto.
Proprio come in quel momento.
Nonostante Daniele fosse il più silenzioso tra tutti, quello che aveva sempre bisogno dei suoi spazi, era comunque il collante del gruppo.
Dopotutto si erano conosciuti grazie a lui e Serena.
I due cugini erano stati quelli a far conoscere le ragazze ai ragazzi il primo anno di università ad una festa.
Fu anche la prima festa di Aurora.
Dopo essersi trasferita a casa delle sue nuove coinquiline, Serena invitò entrambe ad una festa organizzata da un amico di suo cugino e quando nessuna delle due trovò nulla da obiettare, accettarono.
Una volta alla festa incontrarono Daniele che riconoscendo sua cugina si avvicinò per salutarla e presentarle il suo amico, colui che organizzava la festa, nonché Riccardo.
Inutile dire che scattò il fantomatico colpo di fulmine tra i due.
Dopo essersi presentati a vicenda, fece la sua comparsa anche Paolo, ovvero colui che quella sera era il tassista di turno quindi anche quello costretto a restare sobrio e anche conosciuto come il migliore amico di Daniele.
Il primo incontro tra Daniele e Aurora non fu neanche male, insomma non è che si scambiarono più due parole quella sera, dunque quell'incontro lasciò entrambi i ragazzi del tutto neutri e disinteressati.
Il problema nacque dal secondo incontro in poi, quando si incontrarono di nuovo tutti a casa di Riccardo e si ritrovarono ad avere una conversazione composta non più da sole due parole; si sforzarono di trovare un punto d'incontro all'inizio, ma proprio non riuscivano ad andare d'accordo su nulla, i loro caratteri così simili li spingevano sempre in una discussione e a lungo andare quei disaccordi si trasformarono in antipatia.
Era proprio per questo che in quel momento Aurora rideva più del solito, perché con loro non c'era un Daniele pronto a contestare qualsiasi cosa dicesse.
— Questa sessione mi sta uccidendo, uscire una sera non mi basta ho bisogno di una vacanza! — esclamò Chiara rilasciando un sospiro stanco, appoggiando la testa sulla spalla di un Paolo ancora più stanco.
— Io ho appena dato un esame e vi dico solo che sono entrato la dentro sperando di prendere almeno un diciotto, — disse invece Paolo, giocherellando distrattamente con le dita della mano di Chiara poggiata a peso morto sulla sua coscia, lasciata lì dopo che quest'ultima ebbe deciso di usare il braccio del ragazzo come cuscino.
— Guardate non ne parliamo, io sono pieno fino all'orlo. Ieri ho mollato il mio lavoro perché mi rubava troppe ore che potevo dedicare allo studio e i miei mi ammazzano se non do tutti gli esami in tempo, quindi ho dovuto per forza. Potevo già sentire le loro voci rinfacciarmi quanti soldi stanno spendendo per farmi studiare e no grazie! Ora non ho proprio idea di come lo troverò un lavoro che non sia solo sfruttamento e niente paga. Sono disperato, — raccontò Riccardo lasciando tutti di stucco, dato che fino a poco prima stava ridendo e scherzando come se nulla fosse.
Questo era uno dei lati del suo carattere che Serena aveva impiegato un po' ad accettare. Per farlo aprire le ci erano voluti mesi, ma una volta guadagnata la sua fiducia e imparato a lasciargli i suoi spazi e dargli i suoi tempi, il ragazzo riusciva ad aprirsi un po' di più, anche se sempre con estrema difficoltà.
Il fatto che in quel momento decise di rendere partecipi i suoi amici dei suoi problemi fu un grande passo avanti per lui.
— Tesoro avresti dovuto dirmelo prima! Potresti lavorare come barman la sera nel locale di mia zia, ti raccomando io. Infondo è un lavoro che hai già fatto l'estate scorsa, no? Ne parlerò anche con Daniele, — gli disse con un tono dolce Serena, stringendo forte tra le sue mani quella del suo ragazzo. Mani che subito lui si affrettò a baciare. La guardò con gli occhi colmi di speranza e il sorriso di una persona consapevole della fortuna che aveva ad avere una fidanzata come lei.
— Di cosa devi parlarmi? — chiese una voce alle loro spalle e così, dopo una buona mezz'ora di ritardo, Daniele decise finalmente di degnarli della sua presenza. Aurora inevitabilmente si ritrovò ad alzare gli occhi al cielo.
— Ho dovuto lasciare il lavoro a causa dello studio e ne ho bisogno di uno nuovo al più presto, — spiegò Riccardo una volta che Daniele si fu accomodato, per assurdo proprio accanto ad Aurora, dopodiché subito arrivò Serena in suo soccorso a chiedergli se sua madre avesse bisogno di un nuovo barman la sera.
— Anche solo come sostituto andrebbe bene, ora come ora ci facciamo andare bene tutto, — continuò la ragazza e Riccardo annuì energicamente a quelle parole, fin troppo speranzoso di fare un lavoro che quantomeno gli piacesse e fosse in grado di fare bene.
— Non lo so sinceramente, potrei anche parlagliene ma la gestione del locale è una cosa alla quale lei tiene molto, quindi dovresti essere presente anche tu e portarle qualcosa che dimostri che l'hai già fatto come lavoro, — informò Daniele con tono tranquillo, ordinando poi subito dopo un caffè.
— Certo, porterò tutto il necessario! Grazie Daniele, sei un amico. Davvero, — disse con un tono riconoscente Riccardo, ricevendo in risposta una semplice pacca sulla spalla dall'altro.
Tutti sapevano che Daniele non era di grande parole, ma più uno da fatti e gesti.
Era uno dei tratti della sua personalità più interessanti.
E proprio quando questo pensiero fece sì che i ricordi di quella sera di qualche settimana prima iniziassero a farsi strada nella mente di Aurora, il suo cellulare vibrò per ricordarle che tra un'ora sarebbe dovuta andare a lavorare.
— È successo qualcosa? — le chiese subito in apprensione Chiara, staccandosi da Paolo per sporgersi in avanti con i gomiti sul tavolo e osservare meglio la sua amica.
— No, è solo una sveglia che ho messo. Tra un'ora devo andare a fare da babysitter ad una bambina, è anche la prima volta con lei quindi spero di starle simpatica, — spiegò Aurora cercando di non far trasparire il suo nervosismo.
Cercare di conquistare la fiducia dei bambini era difficile tanto quanto conquistare quella degli animali, eppure Aurora amava entrambi. Probabilmente gli unici momenti in cui riusciva ad essere un po' più paziente erano proprio quelli con i bambini e gli animali, soprattutto se feriti.
— Sono sicura che andrà tutto bene. Hai bisogno di un passaggio per caso? — le chiese invece Serena, già pronta a recuperare le chiavi della macchina dalla borsa.
— No, non ti preoccupare. Stamattina sono andata a riprendere l'auto dal meccanico, quindi non ho più bisogno di chiedere in giro dei passaggi. Infatti grazie per essere stati i miei uber in questi giorni, — disse con un sorriso grato Aurora, pronta ad alzarsi e salutare tutti.
— A dire il vero anche io dovrei andare, mi sono fermato giusto per salutarvi ma vorrei tornare a casa. I miei non mi vedono da un po', — enunciò Daniele appena finito il suo caffè, imitando Aurora e recuperando le sue cose per andarsene.
Una volta stabilito il giorno in cui Daniele avrebbe presentato Riccardo a sua madre per un colloquio, salutato poi tutti i presenti ed essere andati ognuno per la sua strada, Aurora permise a se stessa di soffermarsi sul fatto che lei e Daniele non facevano altro che ignorarsi a vicenda nell'ultimo periodo.
Se prima parlavano solo per litigare, adesso non parlavano affatto e il tutto era cambiato da quella sera.
Non pensava sarebbero mai diventati amici, questa era un'illusione che non poteva permettersi, ma se il non comunicare per loro significava avere un rapporto civile allora ben venga.
Il problema è che è facile ignorare una persona o non parlargli quando la si incontra due o tre volte a settimana e per pochi minuti, ma quando vi ritrovate nella stessa casa per ore intere diventa piuttosto difficile.
E questo era esattamente quello che stava per succedere.
– Che cosa ci fa lui qui? — si domandò fra se e se Aurora una volta parcheggiata la macchina poco distante dalla casa dove quel giorno avrebbe lavorato, notando accostata davanti al portone proprio la macchina di Daniele, con ancora il ragazzo seduto al volante impegnato in una telefonata.
Così, decidendo di non ponderare troppo sulla questione, Aurora scese dalla sua auto per avvicinarsi verso quella del ragazzo, farsi notare e avere qualche spiegazione.
— Perché sei qui? — le chiese subito lui dopo aver terminato la telefonata e essere sceso a sua volta della macchina, guardandola piuttosto perplesso.
Inutile dire che a quelle parole lei lo trucidò con lo sguardo, perché dal suo punto di vista era lei quella ad avere il diritto di porgli una domanda simile.
— Io?! Cosa ci fai tu qui piuttosto? Io sono qui per lavorare! — rispose in modo alterato lei, ottenendo come risposta uno sguardo incredulo.
— È uno scherzo, vero? È stata un'idea di Paolo? — chiese abbastanza diffidente, iniziando a guardarsi intorno in cerca di una spiegazione, cosa che confuse non poco Aurora e che non fece altro che infastidirla ulteriormente.
— Non ho la più pallida idea di cosa tu stia parlando, io sono qui per lavorare. Lì c'è una bambina che mi aspetta e non voglio ritardare a causa tua, — ripeté con un tono serio, cercando di mantenere la calma.
A queste parole, Daniele, la guardò sbiancando leggermente e anche piuttosto scioccato dalla realizzazione.
— Tu sei la nuova babysitter di mia sorella? Tu?! — disse lui non riuscendo a credere alle sue stesse parole, facendo bloccare sul posto la povera Aurora che ebbe la sensazione di essersi appena fatta una doccia fredda.
— Cosa? — chiese in un sussurro scettico.
Era impossibile una cosa del genere, vero? Quante probabilità c'erano che proprio la madre di Daniele leggesse il suo annuncio e la chiamasse per assumerla come babysitter della sua bambina di otto anni?
— Questa è casa mia, Aurora. Sofia è mia sorella.

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