Capitolo 1: Un nuovo inizio.

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Anno nuovo, vita nuova o almeno questo ciò che si impose Aurora dopo aver superato un anno di relazioni amorose e non finite male, occasioni perse, viaggi sognati ma infattibili, il divorzio dei suoi genitori e la perdita della nonna.
Alcune ferite erano state più difficili da cicatrizzare rispetto ad altre, ma si era comunque fatta forza e ora a testa alta e con determinazione aveva deciso di vivere questo nuovo anno senza ritrovarsi piena di rimpianti in futuro.
Certo, i buoni propositi sono sempre un ottimo punto di partenza, però si sa non tutto accade come uno se lo aspetta e ciò che l'attendeva quell'anno, Aurora, non se lo sarebbe potuto immaginare nemmeno nei suoi sogni più remoti.
Ma per raccontare questa storia è bene iniziare dall'inizio e per inizio si intende il primo anno di università, nonché il passaggio dall'adolescenza alla fase adulta.
Aurora era terrorizzata dal diventare grande, dalle responsabilità che irrimediabilmente la crescita comporta e di conseguenza anche il distacco da casa e la famiglia;
in fondo si sentiva ancora una bambina e il solo pensiero di lavorare, prendere la patente e cercare un appartamento dove poter vivere da sola le procurava mille paranoie.
D'altro canto, l'università, si rivelò inaspettatamente migliore del liceo, perché proprio lì conobbe due ragazze che poi, dopo poco, sarebbero diventate delle amiche indispensabili e soprattutto le sue coinquiline.
Trovare lavoro, invece, fu una vera e propria agonia all'inizio.
Prima di conoscere le sue coinquiline, Aurora, era ospite di sua zia;
dato che l'università distava chilometri da casa sua e quella di sua zia solo cinque minuti, la donna era stata disponibile ad accoglierla in casa e quando venne a sapere che sua nipote era alla disperata ricerca di un lavoro part-time, l'aiutò anche in questo.
Una vicina di casa aveva due bambini piccoli e da poco partorito il terzo figlio, così la zia le consigliò sua nipote come babysitter e da quel momento in poi occuparsi di bambini diventò il lavoro momentaneo di Aurora.
Prendere la patente fu un altro passaggio difficile e tanto agognato, impiegò un bel po' di mesi prima di riuscirci ma grazie all'aiuto e appoggio dei suoi genitori riuscì finalmente a prenderla.
Così, man mano, la sua lista di cose da fare iniziò a diventare sempre più corta.
Ciò che non faceva parte della sua lista era conoscere Daniele.
Arrogante, spregevole, insulso, irritante Daniele.
Con quei suoi occhi marroni che al sole sembravano diventare dorati, le ciglia lunghe, folte e nere che avrebbero fatto invidia ad una cerbiatta, i capelli corvini, ricci e lunghi poco sopra le spalle, con un fisico slanciato e uno stile che sembrava indossasse jeans di almeno due taglie più grandi, mani con le dita affusolate piene di anelli d'argento che gridavano eleganza, labbro inferiore più carnoso di quello superiore, il naso sottile e definito, carnagione scura, la pelle priva di imperfezioni e le orecchie piene di piercings, riusciva ad ammaliare chiunque volesse.
Chiunque tranne Aurora.
Per forza di cose si erano ritrovati a far parte della stessa comitiva di amici, ma loro due erano gli unici che proprio non riuscivano ad andare d'accordo a causa dei loro caratteri spesso spigolosi; ogni conversazione si trasformava in un litigio e prese in giro non proprio benevoli.
Dal loro primo incontro erano passati due anni e tra di loro ancora non correva buon sangue, ma rispettavano i loro amici abbastanza da cercare di tollerarsi a vicenda quando uscivano tutti insieme.
Insieme come quell'esatto momento.
Per festeggiare il nuovo anno avevano deciso di andare a ballare tutti insieme e come sempre tra i due non tirava una buona aria.
— I tuoi gusti musicali fanno pena! — si lamentò ad un certo punto Aurora dopo l'ennesima canzone scelta da Daniele, — possiamo ascoltare qualcosa di diverso per una volta o devono sanguinarmi le orecchie ancora per molto?! — continuò chiedendo stizzita, guardando Daniele alla guida dallo specchietto retrovisore.
— Mia la macchina, mie le regole. Se ti fa così tanto schifo la musica che piace a me, la prossima volta puoi pure scegliere di andare con la macchina di Matteo o, meglio ancora, vai da sola con la tua! Così non rompi a nessuno, — rispose lui a tono, ricambiando lo sguardo con un sorriso beffardo.
— Tralasciando il fatto che la mia macchina è dal meccanico e lo sai, sai anche molto bene che nominare Matteo è un colpo basso! Sei veramente crudele, — ribatté lei infuriandosi ulteriormente, ottenendo come risposta uno sguardo impassibile e il volume della musica ancora più alto.
All'inizio, per Aurora, Matteo era solo un altro membro del loro gruppo di amici, ma dopo qualche mese di conoscenza divenne il suo ragazzo e ora era solo l'ex che l'aveva tradita più e più volte durante la loro breve relazione.
Anche solo guardare la sua faccia la disgustava.
La cosa peggiore è che a farglielo sapere fu proprio Daniele durante un litigio, cosa che la mortificò non poco.
Sotto questo punto di vista, però, se c'era una cosa vagamente positiva nel loro rapporto era proprio la sincerità; anche se spesso detta solo con l'intento di ferire, quantomeno non vi erano maschere da far cadere e dopotutto, Aurora, decise che fu meglio saperlo in quel modo che scoprirlo col tempo e farsi calpestare la dignità ulteriormente.
— Hey, — sussurrò con un sorriso gentile Chiara seduta accanto a lei, afferrandole la mano dopo aver notato gli occhi lucidi di Aurora, — uno come Matteo non merita neanche l'accenno di una tua lacrima! Non dimenticarlo mai, — disse con un tono deciso e sincero, lasciandole un bacio fra i capelli.
Aurora non aveva gli occhi lucidi perché era triste al pensiero di Matteo. No. Aveva gli occhi lucidi perché era arrabbiata. Detestava se stessa per non essersene accorta prima e di non aver colto i segnali. Sapeva di non meritare di essere trattata come una stupida e la dignità era una cosa che voleva le restasse intatta e invece, Matteo, riuscì a calpestargliela in quel breve periodo.
— Nessun uomo in generale merita le lacrime di una donna, ma questi soggetti ancor meno di altri e soprattutto non stasera! Siamo uscite solo per divertirci, i pensieri deprimenti li abbiamo lasciati a casa, giusto? — le ricordò invece Serena seduta dall'altro lato, accarezzandole poi i capelli dopo aver lanciato un'occhiata di fuoco a Daniele che le stava ignorando bellamente, scegliendo di scambiare due parole con Paolo seduto davanti accanto a lui.
Chiara e Serena erano le sue coinquiline e anche le migliori amiche che al liceo non aveva mai avuto.
Le due ragazze erano già amiche da cinque anni, quindi una volta finito il liceo presero la decisione di andare a vivere insieme.
Il problema è che le spese sono sempre tante e quindi quando videro questa ragazza intenta a leggere degli annunci riguardo a degli affitti davanti alla bacheca dell'università, l'approcciarono per farle sapere che erano alla ricerca di una terza inquilina.
Inutile dire che Aurora accettò la proposta delle ragazze quasi immediatamente.
Confermò loro che, si, era alla ricerca di un posto dove stare ad un prezzo ragionevole e che momentaneamente l'ospitava sua zia, dunque dividere l'affitto le sembrò un'ottima idea.
In parole brevi da quel momento in poi le tre divennero inseparabili oltre che coinquiline.
L'unico problema è che Serena e Daniele erano cugini, quindi lui e Aurora erano costretti a sopportarsi nonostante l'antipatia reciproca per amore di Serena.
— Io te lo avevo detto che uno come lui non era raccomandabile, ma purtroppo sei testarda e non ascolti mai nessuno quando ti fissi su qualcosa, — disse Paolo che al contrario di qualcun altro non fingeva di non star ascoltando, — tranne quando le cose te le dice questo cretino! Qualsiasi cosa lui ti dica gli credi, — continuò indicando con un cenno del capo Daniele, che in risposta gli mostrò il dito medio.
— Perché almeno so che non si fa problemi a dirmi le cose in faccia, nonostante il suo scopo sia solo quello di ferirmi. La sincerità la rispetto molto più di altre cose, — rispose Aurora con un tono più tranquillo stavolta, incrociando per un breve secondo lo sguardo di Daniele dallo specchietto, — e poi cosa volete che vi dica?! evidentemente i casi umani sono il mio hobby preferito, — concluse sarcasticamente e gli altri in risposta concordarono, cosa che generò una risata.
Dopodiché, per fortuna, il discorso finì lì e non si parlò più della disastrosa vita sentimentale di Aurora, almeno fin quando non arrivarono al locale.
Passarono meno di un paio d'ore prima che le strade di Aurora e Matteo inevitabilmente si incrociassero. La ragazza aveva fatto di tutto per ignorarlo durante la serata, bevendo e ballando con le sue amiche spensieratamente, divertendosi anche molto. Purtroppo, però, dopo essere uscita dal locale per prendere una boccata d'aria, lo vide lì appartato come sempre con una ragazza diversa. Lui non la notò subito e a lei andava benissimo così. Finalmente non faceva più male come all'inizio. Quando cala la stima cala di conseguenza anche il sentimento, però di certo non aveva alcuna intenzione di farsi calpestare ulteriormente la dignità e né tantomeno di farsi vedere anche solo leggermente ferita da lui.
— Se continui a fissarlo sembrerai ancora più sfigata di quanto tu non sia già, — disse una voce alle sue spalle; e chi poteva mai essere se non Daniele e il suo essere sfrontato.
— Non posso evitarlo per sempre e non sono di certo io quella che si deve nascondere, soprattutto non da uno come lui, — rispose giustamente scontrosa senza neanche voltarsi, optando per accendere una sigaretta per distrarsi e ignorare entrambi i ragazzi.
Era piuttosto ubriaca, ma riusciva ancora a reggersi in piedi e nonostante il leggero mal di testa, la vista offuscata e il bisogno di bere almeno un litro d'acqua, stava bene. Si sentiva molto più leggera di quando era arrivata.
Aveva bisogno di una serata con le sue amiche da così tanto e se l'era di certo meritata.
Tra i due ragazzi calò il silenzio quando Daniele decise di non rispondere alle sue parole, optando per una sigaretta a sua volta.
Stranamente non era un silenzio fastidioso, stavano semplicemente coesistendo nello stesso spazio senza riconoscere la presenza l'una dell'altra.
Raramente si ritrovavano da soli, di solito c'erano sempre i loro amici intorno e quindi quella era di certo una novità più unica che rara.
Sarà che erano entrambi ubriachi e lei era stanca, ma nessuno dei due aveva la forza di discutere o di tornare indietro tra la folla di corpi sudati.
Le batterie sociali prima o poi si scaricano e quello era il caso.
Ma poi purtroppo le sigarette si consumarono e Matteo e la sua ragazza si alzarono per andare chissà dove e in quel momento lui li notò e, no, non faceva più male come all'inizio, ma guardarlo negli occhi mentre si trovava con un'altra non era di certo piacevole ed essere ubriaca non aiutava. La cosa peggiore è che quel viscido di Matteo fece finta di non vederli, tornando a baciare la sua ragazza come se nulla fosse.
Fu come mettere il dito nella piaga.
— Andiamo a chiamare gli altri e torniamo a casa, — catturò la sua attenzione Daniele afferrandole delicatamente il gomito, riportandola alla realtà e facendole così distogliere lo sguardo dal suo ex. Lo guardò negli occhi per qualche secondo senza proferire parola, il cervello un turbinio di pensieri principalmente negativi.
— Secondo te meritavo di essere trattata in quel modo? — chiese invece Aurora senza pensarci troppo su, le parole le uscirono e basta e, ripetiamolo, l'alcol non la stava di certo aiutando a ragionare lucidamente.
Lui la osservò per qualche secondo senza dire nulla, lasciandosi scappare un sospiro stanco e poi, dopo poco, notato quanto stesse tremando, si tolse la giacca e gliela avvolse intorno alle spalle.
Buffo perché Aurora stessa non se n'era accorta, tanto persa nei suoi pensieri.
— Nessuno merita di essere tradito. Ora andiamo prima che spiattelli cose senza volere che poi domani te la prendi con me. Tanto per cambiare, — disse sbrigativamente lui, incitando la ragazza a camminare qualche passo davanti a lui, guidandola nuovamente all'interno del locale e fin dove si trovavano i loro amici per dir loro che era arrivato il momento di levare le tende.
— Sono tutti troppo ubriachi per guidare, devo chiamare un taxi per loro. Noi andiamo a piedi, — manifestò lui parlando per lo più tra se e se, non perdendo mai di vista Aurora nel mentre faceva quanto detto e chiamava un taxi.
Aurora mise subito il broncio a quelle parole, avvicinandosi per tirargli dei colpetti leggeri sul petto. Lui la ignorò nuovamente e questo la fece imbronciare ancora di più.
— Perché noi due a piedi?! Sono stanca! Mi fanno male i piedi e mi gira la testa e ho sonno... — piagnucolò, ma per l'ennesima volta lui la ignorò, decidendo di riporre la sua attenzione sugli altri per informarli che presto sarebbe arrivato un taxi per loro.
Dopodiché, cogliendola di sorpresa, le cinse un braccio intorno alle spalle con estrema disinvoltura, quasi come se non fosse la prima volta che lo faceva con lei, guidandola nuovamente fuori dal locale, nonostante le continue lamentele di Aurora sul camminare.
— Ti viene il mal d'auto quando sei ubriaca e non ho intenzione di assistere allo spettacolo della volta scorsa. Fa come ti dico per una volta! — spiegò lui ciò che era vero ma questo non le impedì di continuare a borbottare lamentele.
Ad ogni modo, alla fine, lo seguì senza più fare molte storie, perché in effetti aveva lo stomaco sottosopra e fin quando non sarebbe tornata a casa e preso qualche medicina, il rischio di vomitare anche l'anima era sempre dietro l'angolo.
Ma i piedi chiedevano comunque pietà.
— Mi fanno male i piedi, — borbottò dopo qualche minuto di camminata, aggrappandosi senza pensarci troppo su al suo avambraccio. Daniele la guardò esasperato per qualche secondo, per poi fermarsi e aiutarla a togliersi i tacchi.
— Sono solo dieci minuti di camminata, — le ricordò lui stanco, ma si arrese quasi immediatamente.
Non aveva alcuna intenzione di discutere con lei anche in mezzo ad una strada in piena notte. Inoltre era ubriaca, non era lucida e assecondarla era l'opzione migliore stavolta,
— ok, indossa le mie scarpe prima che cambi idea, — decise infine scocciato ma rassegnato, restando con solo un paio di calzini ai piedi dopo averla aiutata ad indossare i suoi anfibi.
In quel momento sembravano tutto tranne che due persone che non si sopportassero.
Chiunque li avesse visti lì, lei che indossava la giacca e le scarpe di lui e lui che l'aiutava a reggersi in piedi e con la mano libera le teneva pure i tacchi, avrebbe pensato di tutto tranne che passavano le giornate ad offendersi a vicenda e discutere su qualsiasi argomento.
— Matteo non mi ha mai aiutata in questo modo. Quando gli chiedevo di uscire da soli trovava sempre una scusa per non farlo. Suppongo di essere stata una stupida a non accorgemene prima. Un fidanzato dovrebbe trovare delle scuse per passare quanto più tempo con te, non il contrario, — pensò a voce alta dopo qualche minuto di silenzio, con lo sguardo perso nel vuoto ma stringendosi un po' di più verso Daniele.
Rivelò quei pensieri che la tormentavano da tempo proprio alla persona che le aveva detto del tradimento.
— Mi sono fatto dare le chiavi dell'appartamento da Serena, ti accompagno fino alla porta, — comunicò lui decidendo di non rispondere alle sue parole, anche perché cosa mai avrebbe potuto dirle per farla sentire meglio?
Era stato lui a spiattellarle in faccia crudamente che Matteo la tradiva con chiunque e non era stato un caso; lo aveva visto più e più volte insieme ad altre e quando un giorno, dopo l'ennesima conversazione origliata dove lei raccontava di quanto non vedesse l'ora di passare un po' di tempo da sola con il suo ragazzo, Daniele non resse più e le rivelò senza alcun tatto ciò che aveva visto.
Si, non avevano un buon rapporto e non ricordava di aver mai avuto una conversazione con lei che non fosse una discussione, ma continuare ad ascoltare quei discorsi gli faceva ribollire il sangue e sapeva che sarebbe stata solo questione di tempo e la bomba sarebbe esplosa prima o poi.
— Grazie per avermi aperto gli occhi su di lui, — disse lei ignorando il suo tentativo di cambiare discorso, — non pensavo lo avrei mai detto ma grazie. Davvero, — ripeté in un sussurro che lui sentì perfettamente.
Ancora una volta decise di non risponderle a parole, ma le strinse la mano sulla spalla come conforto e questo le bastò come risposta. Fu come mettere un punto a quella relazione che l'aveva fatta soffrire. Un cerchio che si chiudeva sfogandosi da ubriaca con la persona che ogni giorno le faceva perdere le staffe ma che nonostante questo non mancava mai di essere onesto con lei, esattamente come in quel caso.
Se non fosse stato per lui avrebbe potuto scoprire la verità in un modo peggiore.
— Siamo arrivati. Puoi restituirmi le scarpe ore, — disse lui una volta arrivati davanti al palazzo e dopo averla aiutata a fare le scale per arrivare al secondo piano dove c'era l'appartamento delle ragazze, aiutandola infine anche ad aprire la porta di casa.
Aurora manco riusciva a vederla la serratura, sarebbe rimasta chiusa fuori se non l'avesse aiutata.
— Grazie per avermi accompagnata e per avermi evitato il mal d'auto suppongo, — disse lei dopo avergli restituito sia gli anfibi che la giacca di pelle nera, regalandogli forse per la prima volta da quando si conoscevano un leggero sorriso ma del tutto sincero.
Lui la guardò qualche secondo negli occhi senza dire nulla, ricambiando anche se di poco il sorriso. Nessuno dei due ebbe però il tempo di spezzare quel leggero silenzio imbarazzante che si era venuto a creare negli ultimi secondi, perché proprio in quel momento arrivarono anche le due coinquiline accompagnate da Paolo e Riccardo.
E fu così che, di colpo, quell'atmosfera tranquilla che si era creata tra i due si spezzò.
Cercarono di evitare lo sguardo l'una dell'altra in ogni modo, fingendo di non essersi comportati per la prima volta da quando si conoscevano come dei normali amici.
Amici.
Nemmeno quello erano in realtà e solo in quel momento sembrarono ricordarsene.
— Non vi siete ammazzati a vicenda in nostra assenza, vero? — chiese Riccardo leggermente preoccupato ma comunque con tono scherzoso, reggendo fra le sue braccia Serena nonché la sua ragazza.
— È troppo ubriaca per rovinarmi la serata anche stavolta, — rispose Daniele impassibile, beccandosi un leggero pugno sul bicipite da parte di Aurora.
Un sorriso divertito minacciava di farsi spazio sul volto del ragazzo ma lui lo nascose perfettamente.
Aurora, al contrario degli altri, lo notò comunque.
— Va bene basta uomini per stasera! Andate via, sto morendo di sonno. Ci vediamo domani se saremo ancora vive, — disse Chiara facendosi spazio tra di loro e entrando in casa per andare dritta verso il divano.
Quasi sicuramente non ce l'avrebbe fatta ad alzarsi per andare a letto, si sarebbe addormentata il tempo di chiudere gli occhi. Probabilmente, Aurora, avrebbe fatto la stessa fine se non l'avesse battuta sul tempo e rubato il divano.
— Io resto con Serena. Buonanotte, — ribatté invece Riccardo entusiasta, facendosi trascinare da Serena in casa fino in camera sua.
— Almeno qualcuno che si divertirà stanotte c'è!— disse con un tono divertito Paolo, osservando la porta dove erano spariti i due fidanzati, — va bene, io vado che domani devo lavorare. Purtroppo, — annunciò infine, salutando Aurora con un abbraccio e trascinando poi Daniele con se senza nemmeno chiedergli cosa volesse fare.
I due ragazzi si scambiarono un breve sguardo prima che le loro strade si separassero ma questo, Paolo, non lo notò.
Quasi certamente il giorno dopo i due avrebbero finto che quella serata non fosse mai esistita, ma anche se per poco e in condizioni dove nessuno dei due aveva avuto modo di ragionare lucidamente a causa dell'alcol, era stata piacevole quell'atmosfera amichevole.

Not Even FriendsWhere stories live. Discover now