50C- Il mondo visto dall'alto

Start from the beginning
                                    

«Ah, l'amore, che sentimento strambo. Vero?» Ridacchia Jenna.

Arriviamo al Suncorp Stadium una ventina di minuti prima del fischio d'inizio. A causa del traffico in vista della partita siamo rimaste imbottigliate e venti minuti è stato il massimo di anticipo che siamo riuscite a ottenere. Dovrò parlare dopo con Jordan. Va bene lo stesso, posso aspettare.

Oggi giocano contro i Gold Coast Titans, dei grandi. L'ultima volta non è andata molto bene in campo. Mi avevano additato nomi parecchio denigratori per tutta la partita e Jordan si era persino fatto sbattere fuori per difendermi. Non è stato affatto professionale da parte loro comportarsi in quel modo. Capisco dover stuzzicare gli avversari ma parlare in quel modo così irrispettoso di una donna è da vermi.

Stavolta spero che sia peggio della precedente e che i Broncos li straccino. Certo, non importa se dovessero perdere, si rifaranno sicuramente ma sarebbe bello collezionare un'altra vittoria in casa.

Prendiamo posto ai nostri posti riservati, in prima fila, e occhieggio mio padre. Sembra teso ma almeno non sta sbraitando.

«Ci siamo.» Lisa mi stringa la mano.

Le riservo un sorriso e volto lo sguardo verso il campo dove entrambe le squadre stanno prendendo posto. Individuo Jordan, il numero 12, e lo ammiro. In divisa, i capelli scompigliati dalla pioggerellina che ha iniziato a cadere da qualche minuto e lo sguardo concentrato.

Indosso la felpa con il suo numero e un paio di jeans. Le temperature si fanno sempre più basse e ormai ho abbandonato le t-shirt a maniche corte da un pezzo. Sono parecchia nervosa e sto facendo di tutto pur di non pensare all'uomo a centro campo. Per un breve istante, i suoi occhi si posano su di me.

Il fiato mi muore in gola, ma gli riservo un piccolo sorriso tentennante. Agli occhi del mondo le cose tra Jordan Baxter e la sua fidanzata filano lisce come l'olio. Nel nostro, di mondo, quello di Jordan e Calista, non vanno alla grandissima ma conto di rimettere tutto in ordine dopo stasera. Ho bisogno che il mio Brontolo sappia quanto lo amo. E che capisco che ci vorrà un po' di tempo prima che si abitui. Anche se, devo ammetterlo, non ci comporteremo molto diversamente da come abbiamo già fatto in questi mesi. Perché eravamo già una coppia. Solo... non lo sapevamo ancora.

I giocatori si mettono in posizione, l'arbitro fischia e la partita comincia.

«Forza, ragazzi!» urla Jenna dopo i primi trenta minuti di gioco.

Il match prosegue tra placcaggi e touche ogni quindici minuti circa. Il punteggio mi rende nervosa; vede in vantaggio i Titans di quattro punti e so che non sono molti, visto che ci sono ancora sessanta minuti interi per recuperare. Stasera i Titans sembrano proprio assetati di vittoria, persino più dei Broncos. I miei occhi si alternato tra il campo e le panchine, dove vedo papà sbraitare. Mi sentirà, giuro. Se finirà nuovamente in ospedale per questa partirà gli infermieri dovranno tenermi ferma per non strozzarlo.

A fine primo tempo, io e Lisa ne approfittiamo per usare la toilette e prendere qualcosa di caldo da bere. La pioggia si è infittita. È quella pioggerella leggera che sembra non dar fastidio ma in realtà indica il preludio di un raffreddore fastidioso o di un'influenza che ti mette k.o.

Spero questo non valga per i Broncos, non ci vorrebbe.

«Sul serio, potrebbe smettere un attimo di piovere.» Sbuffa Lisa, sistemandosi il cappuccio sulla testa mentre prendiamo posto.

«Sarebbe strepitoso. Non vedo l'ora di tornare a casa.» Rabbrividisce Jenna.

L'arbitro fischia finalmente l'inizio del secondo tempo. La partita è parecchio avvincente ma la pioggia che si infittisce minuto dopo minuto peggiora l'esperienza.

𝐓𝐇𝐄 𝐓𝐑𝐘 𝐙𝐎𝐍𝐄Where stories live. Discover now