46C - Dolphin uno, Dolphin due

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Lo sguardo di Jordan si posa immediatamente su di loro.

«Chi sono?» domando, il tono di voce basso.

«Due giocatori dei Dolphins. Giocheremo di nuovo contro di loro dopo i Titans, una volta concluso il bye» spiega. Non mi sfugge come abbia avvolto una mano intorno alla mia vita.

«Sembrano simpatici» commento, sarcastica. Hanno delle espressioni che supplicano di sparire il prima possibile, nemmeno stessero venendo torturati. Devono mangiare, bere, sorridere e farsi qualche ballo se invitati. Non è una grande tortura.

«Non lo so, amico, ma mi sono già stufato» dice energumeno uno.

«Tutti gli anni queste stronzate. Doniamo già abbastanza soldi, è proprio necessario prendere parte a tutto il teatrino?» Sbuffa energumeno due.

«Non alzare la voce, se il coach ci sente ce le suona.»

«Lui sì, ma scommetto che la metà della gente qui dentro è sorda come una campana» sghignazza sempre energumeno due.

Jordan muove un passo nella loro direzione, ma sono svelta a fermarlo. Come se percepissero aria di guai, Alex, Loris e le loro accompagnatrici si avvicinano.

«Che succede qui?» domanda Alex.

Jordan lo zittisce portandosi un dito sulle labbra.

Dolphin uno si scola il suo drink e sospira. «Chiamami quando i sordi saranno saliti sul palco, se il coach non mi vede, mi spenna. Vado a pisciare.»

Dolphin due scuote il capo con una risata.

Eh già, è tutto molto divertente. Allaccio la mia mano a quella di Jordan e lo trascino proprio davanti all'unico Dolphin rimasto.

«Calista, che stai—»

«Ciao. Tu devi essere un Dolphin, giusto? Jordan mi stava giusto dicendo che giocherete a breve.» Sorrido.

Lui sembra colto alla sprovvista, ma non perde tempo a squadrare l'abito blu che mi fascia alla perfezione. «Ah, Baxter e la sua signora. Io sono Sid Laney ed è così, ci sfideremo tra due settimane e vi faremo mangiare la polvere.»

«Ti piacerebbe» sibila Jordan.

«Scelta interessate.» Accenno alla piccola spilla raffigurante un nastro blu, simbolo che rappresenta la sordità. È come se mi stesse prendendo in giro. Tutti stasera indossano questa piccola spilla, in segno di supporto. Non di derisione come questo idiota e il suo amichetto.

«Ah, questa. Sì. Molto carina anche la tua.» Ammicca.

«Laney.» L'avverte Jordan.

«Stavo solo facendo un complimento alla tua signora, Baxter, niente di più. E poi, devo distarmi, mi sto annoiando a morte.» Sospira.

Povero piccolo.

Stringo la mano di Jordan. «Be', è stato un piacere Sid. Immagino ci vedremo al Suncorp.» Sorrido.

«Non mancherò.» Mi riserva un occhiolino.

Un cameriere si avvicina e mi informa che è giunto il momento, così lascio Jordan e mi avvicino al retro del palco.

«Buonasera e benvenuti ancora una volta! Questa sera abbiamo l'onore di una testimonianza speciale. È per noi dell'ens un immenso piacere dare il benvenuto sul palco alla signorina Calista Spencer!» Randy Simmons, organizzatore dell'evento, affiancato dal direttore dell'ens, Stephen George, mi indica con una mano, il microfono nell'altra.

Nessuno, a parte papà, Jordan e il team della squadra sapeva cosa avrei fatto stasera. Di mia spontanea volontà ho parlato con Louis, facendo presente che per me sarebbe stato importante sensibilizzare l'argomento e dopo aver voluto sapere perché gli ho mostrato la risposta. Per fortuna si sono tutti ritrovati d'accordo. Per Tim, poi, è stato sensazionale sapere che avrebbero potuto marciarci con i giornali. A me non interessa quella parte ma so quanto è significativo per papà avermi con lui a quell'evento e ha ragione quando dice che non dovrei più preoccuparmi. Perché i media, i giornali, avranno sempre qualcosa da ridire. Oggi su di me, domani su un'altra povera anima. E poi, non voglio più dovermi ritrovare nella brutta situazione dell'ultima volta. Ricordo ancora il panico mentre pregavo che nessuno ci fermasse o che facesse domande strane a Jordan che non potevo capire.

Prendo posto dietro al piccolo leggio e stringo la mano degli uomini che mi sorridono, poi mi volto verso il pubblico che si è radunato a centro stanza. «Buonasera. Sono Calista Spencer e prometto che sarò breve.» Accenno una risata. Individuo subito Jordan sotto al palco, proprio tra papà e i suoi amici.

«Non mi piace molto parlare di me e della mia vita privata, ma stasera ho creduto di poter dar voce, per la prima volta, a una cosa che tengo dentro da parecchio. Da piccola...» Schiarisco la voce. «Da piccola sono stata vittima della meningite, ciò ha causata una sordità quasi totale a entrambe le orecchie. Senza questi piccoli aggeggi.» Mi volto verso il proiettore dietro di me che adesso ritrae gli apparecchi acustici che indosso. «Non potrei sentire una parola di ciò che dite. Sono stata molto fortunata; ho avuto una famiglia che ha supportato ogni mia difficoltà e che si è fatta carico di ogni spesa. Ho avuto l'opportunità e ce l'ho ancora adesso di non restare isolata dal mondo se non per brevi intervalli. Ma... molti bambini, ragazzi, adulti, non hanno la mia stessa fortuna. O la vostra. Vivono avvolti nel silenzio e non c'è niente che possano fare per cambiare le cose. Voi sì. Anche solo una piccola donazione può fare la differenza per gli enti che lavorano giorno dopo giorno per poter dare una chance a queste persone.» Rilascio un profondo sospiro, prendendo fiato.

«Non voglio scatenare la pietà di nessuno, ma so cosa provano perché quando un apparecchio si scarica o si rompe ripiombo nel silenzio. E a volte mi sembra di soffocare. Immaginate di vivere la vostra vita all'interno di una bolla. Il mondo, la gente che vi sta intorno va avanti e voi restate intrappolati lì. E adesso immaginate l'ens come l'ago in grado di scoppiare quella bolla. Aiutate la ricerca, contribuite a rendere migliore la vita di tante persone. Fate la differenza.»

Compio un passo indietro e vengo avvolta da un feroce applauso. Cerco gli occhi di Jordan, già puntati su di me. Mi riserva un piccolo cenno del capo, eppure leggo fierezza negli occhi.

Trovo anche l'espressione basita di Sid Laney, accanto a Dolphin uno. È rosso in viso, conscio di aver fatto una grande bella figura di merda con la sottoscritta. Gli riservo un sorriso a bocca chiusa e agito le dita in segno di saluta.

Ciao, ciao, stronzo insensibile.

𝐓𝐇𝐄 𝐓𝐑𝐘 𝐙𝐎𝐍𝐄Where stories live. Discover now