➸𝑪apitolo quindici

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Camille Leclerc

Sto girovagando per la stanza alla ricerca del caricatore di Charles che Charlotte mi ha mandato a prendere. I due sono intenti a preparare il pranzo e visto che sono risultata abbastanza di troppo in quello scenario smielato, ho deciso di rendermi utili acconsentendo alla richiesta della ragazza.

Ora però, che ho già girato metà di questa villetta stupenda, mi pento di essere andata poiché sembra essersi volatizzato. Charles non si divide mai dal suo caricatore perché spesso si ritrova con il telefono scarico, perciò adesso l'avrà lasciato nel posto più sperduto come se fosse un dispetto implicito.

Arresa, decido di tornare in cucina per chiedere almeno se uno dei due avesse idea di dove fosse, ma trovo soltanto Charles. Probabilmente Charlotte è in sala da pranzo per apparecchiare, quindi sono obbligata a rivolgere la parola a mio fratello per la prima volta dopo quella litigata così pesante da incrinare il nostro rapporto.

"Charles?"

Il suo nome pronunciato dalle mie labbra sembra così sbagliato. C, Charlie, Cha. Sono tutti soprannomi che ho sempre utilizzato per richiamarlo a me, soprattutto l'ultimo. Questi risale perfino a quando sono nata e non ancora capace di pronunciare tante sillabe, mi limitavo a richiamarlo con le iniziali.

"Mh?"

Non alza lo sguardo poiché sta tagliando con accortezza i pomodorini che aggiungerà in seguito all'insalata che giace abbandonata sulla penisola della cucina.

"Dov'è il caricatore?"

Finalmente i suoi occhi chiari, troppo simili ai miei, si poggiano sulla mia figura.

"È qua"

Lo indica alle sue spalle, già collegato alla spina e già pronto a caricare il suo iphone. Emetto uno sbuffo, annoiata di aver perso così tanto tempo per una cosa che era già stata risolta.

"Camille"

Quando sto per andare in salone ad aiutare Charlotte, la sua voce incerta mi blocca all'uscio della porta. Sembra volermi chiedere qualcosa, ma temporeggia per paura o per imbarazzo, non saprei dire con esattezza cosa.

"Mh?"

Lo richiamo al discorso notando quanto sia effettivamente in difficoltà ad esprimersi.

"Oggi verranno Lorenzo e Arthur"

Annuncia, cercando più che altro una mia reazione. Vorrei emettere un altro sbuffo, o meglio un sospiro, ma mi limito ad annuire. Non posso oppormi a questa sua decisione, nonostante essa non sia concorde con il mio volere.

Non parlo con Arthur da quasi due mesi e la cosa inizia ad opprimermi il petto e soprattutto i pensieri durante la notte.

Anche lui la pensa così, pensa che io sia una vittima ingiusta, che sia allo stesso tempo il carnefice del loro dolore. Se ad esprimerlo sono in due, non posso non pensare che un fondo di verità ci sia in quelle parole.

Senza darci molto peso mi sfioro la zona coperta che cela il tatuaggio fatto da così poco, ma ricco di significato. Forse per amare di nuovo, devo riscoprire l'amore per i mie fratelli mettendo da parte l'orgoglio e la paura di soffrire da sola.

Perché piano piano realizzo che facendo così non sto non soffrendo più, semplicemente mi sto adagiando alla sofferenza che già provo.

"Va bene"

Gli volto le spalle quasi correndo in camera alla ricerca di un ordine mentale che ho perso ormai da anni. Agire in questo modo non mi porterà da nessuna parte, eppure ho bisogno di rimanere nella mia confort zone per sentirmi al sicuro dal mondo esterno.

Devo prendere una decisione nella mia vita, non posso più farmi trasportare dagli eventi senza mai provare ad agire.

L'unico modo che mi viene in mente per schiarirmi le idee è proprio quello di andare a fare una passeggiata sul mare, dove mi sento più vicina a papà.

Mi portava sempre a prendere il gelato sul mare, legando il suo ricordo al suono delle onde che si infrangono sugli scogli.

"Che dovrei fare?"

Domando, quasi come se potessi avere risposta, alla distesa di acqua di fronte a me. Sono seduta su uno scoglio mentre piano piano il sole cala per dare spazio alle stelle e alla luna.

"Dovresti seguire il tuo cuore, piccola Leclerc"

Lando fottuto Norris compare di fianco a me come un lampo in ciel sereno. Mi giro e rimango imbambolata a guardarlo per forse un minuto intero, prima di capire che sia reale.

"Lando, che cazzo ci fai a Monaco?"

"Volevo provare le pietanze tipiche del posto"

Mi deride, ma sono fin troppo sconvolta per realizzare l'ilarità delle sue parole.

"Scherzo scema, sbaglio ho altre quattro ore per avere il tuo numero?"

Ed è lì che capisco che uno come Lando non lo incontri facilmente due volte nella vita. Mai più troverò qualcuno che prende un aereo all'improvviso solo per "entrare nelle mie grazie", anche se già aveva iniziato a conquistare piano piano la mia fiducia già da tempo.

➸ Wildest Dreams || Lando NorrisDove le storie prendono vita. Scoprilo ora