Che cosa è successo?

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FILIPPO
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Dovevo scusarmi con Ginevra, i miei amici mi avevano portato via nel momento più bello della serata, la cercai ovunque, aprii le porte di ogni stanza, ma trovai solo gente intenta a fare chi sa che cosa, ma di lei non c'era traccia.
Cavolo se era bella quella sera, quei jeans gli facevano un culo pazzesco, era bella sotto ogni punto di vista, ma dovevo smetterla di pensare a lei in quel modo, nonostante la tentazione, anche se tanta, ma se mio padre avesse saputo una cosa del genere, avrebbe dato di matto.
La prima volta che avevo visto Ginevra, ero rimasto senza fiato, era bellissima, con i suoi lunghi capelli biondi e con quei suoi occhioni azzurri mi ci ero perso, e questa cosa l'aveva notata anche mio padre, tanto che nel suo sguardo si potè notare la sua disapprovazione.
Uscito dallo studio dell'avvocato mi aveva proprio detto, testuali parole:
- Qualsiasi cosa tu abbia in mente toglitela dalla testa, ha 16 anni e tu sei maggiorenne, certo è bellissima ma è pur sempre la figlia di Claudio, vedi di non fare cazzate!-
Per lui tutto girava attorno al lavoro, mio padre con le sue aziende aveva combinato diversi casini e l'avvocato gli era sempre venuto in aiuto, tirandolo fuori dalla merda.
Quindi se avesse perso la sua amicizia per colpa mia non me lo avrebbe mai perdonato.

Ad un certo punto mi apparvero davanti a me Davide e la sua amichetta, mano nella mano, mi avvicinai e le chiesi se avesse visto Ginevra, era quasi mezzanotte e mezza e mia madre mi aveva dato il coprifuoco, considerando che avrei dovuto portare a casa tutte e due avrei fatto sicuramente tardi.
Ma come potevo non portare a casa Ginevra, se questo voleva dire stare un po' con lei.

Chiesi alla ragazza, di cui non ricordavo il nome, di cercarla e di raggiungermi in macchina una volta trovata.
Dieci minuti dopo le vidi arrivare, ma qualcosa colse la mia attenzione, Ginevra indossava una giacca da uomo che le stava palesemente grande.
Ma di chi era quella giacca e con chi cazzo aveva passato il suo tempo?
Non ci vidi più dalla rabbia, accesi la macchina e partii.
- Ci siete tutte e due?- Chiesi l'indirizzo della ragazza nel sedile posteriore e partii senza dire una parola.
Continuavo a pensare a quella fottuta giacca, di ragazzi ce ne erano tanti, poteva essere di chiunque.
Lasciai la sua amica a casa, e non vedevo l'ora di stare un po' da solo con lei, ma la rabbia prese il sopravvento e le uniche parole che mi uscirono furono: - Scusami per prima, ma i miei amici sono così, comunque ho notato che non sei rimasta da sola-
Lei si guardò, porse il suo sguardo sulla giacca e subito dopo lo rivolse verso di me, cazzo che scemo che ero, ma non avevo altre parole da dirle? Tipo che era bellissima, che vestita in quel modo mi faceva impazzire e che se i miei amici non ci avessero disturbato l'avrei baciata sicuramente.
Non ci fu il tempo di dire altro che arrivammo davanti a casa sua.
Le augurai la buona notte e andai a casa.

Ero in stra ritardo, e mi sarei dovuto sentire la ramanzina da parte di mia madre, ma ero già incazzato di mio che entrai e andai direttamente a dormire, non pensando a quella fottuta giacca e a quel fottuto proprietario che poteva aver sfiorato Ginevra.
L'idea di lei con un'altro mi innervosiva troppo.
Chiusi gli occhi e mi addormentai.

Lunedì
Come ogni l'intervallo e come ogni giorno della settimana, lo passavamo a chiacchierare tra di noi, io, Massimo, Davide e Federico.
Avevamo abbastanza successo tra le ragazze, era difficile che passavamo le serate senza la compagnia di qualcuna.
Stavamo parlando della festa, e i miei amici parlavano delle tipe che si erano fatti o portate a letto.
Federico aveva raccontato che era andato a letto con una del secondo, di cui non ricordava il nome, Davide raccontava della sua scopata che definiva come 'scadente', immaginavo fosse andato a letto con l'amica di Ginevra ...
E Massimo? Ancora non aveva detto nulla, e questa cosa mi sembrava molto strana, non era da lui.
Ad un certo punto vidi arrivare dal fondo del corridoio, Ginevra, tutti si girarono per guardarla, e come dargli torto, era di una bellezza incredibile, poi la gonna della divisa le metteva in bella mostra le sue gambe e la camicia leggermente sbottonata le faceva intravedere la linea del suo seno prosperoso.
Più si avvicinava e più notavo che in mano aveva qualcosa ... la giacca.
Quella fottuta giacca, ma di chi era?
Di qualcuno del quinto per forza, quello era il nostro corridoio.
Si avvicinava sempre di più fino a quando non si fermò a parlare con la persona alla mia sinistra, Massimo.
Cazzo là giacca era di Massimo, il mio migliore amico.
La mia testa inizió a farsi un sacco di domande, conoscendo molto bene il mio amico mi domandavo che cosa fosse successo tra di loro.
L'aveva toccata?
Lei ci era stata?
Le era piaciuto?
Arrivata tra di noi, i miei amici la stavano guardando dalla testa ai piedi, potevo solo immaginare i loro pensieri, ma cercai di non pensarci, per evitare di innervosirmi ancora di più.
Mi rivolse un sorriso, per poi girarsi verso Massimo
- Ei Massimo, questa è tua- Gli porse la giacca blu che aveva in mano.
- Scusami davvero ma sono andata via di corsa e non mi sono minimamente resa conto di essermela portata via con me-
- Non ti preoccupare, potevi anche tenerla-
Lei fece un piccolo sorriso e le guance le si tinsero di rosso
- Ti andrebbe di uscire qualche volta?-
Non ascolti neanche la risposta che presi e me ne andai.
Non ne potevo più di vedere quei sorrisini, ero incazzato.
Cavolo non si meritava una ragazza come lei.
Non so se volevo proteggerla perché era un'amica di famiglia o perché conoscendo Massimo so che l'avrebbe trattata malissimo.

Suonò la campanella e tornai in classe, Massimo mi si avvicinò e mi chiese se fosse tutto a posto; io gli risposi di sì e gli dissi che avevo dovuto fare una telefonata importante di cui mi ero dimenticato.

Uscii di scuola un po' più tardi del dovuto, perché la professoressa di italiano mi aveva trattenuto per parlarmi della lezione appena fatta e del fatto che non mi aveva visto molto partecipe.
Adesso anche la scuola no eh, avevo già i miei problemi.
Uscii di corsa dal portone e trovai un gruppo di ragazze che parlavano tra di loro, tra queste ragazze c'era lei.

Il mio cervello non ne poteva più, mi precipitai verso di lei e la presi per il polso.

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Scusate per il ritardo nella pubblicazione di questo terzo capitolo.
Purtroppo sono stata un po' impegnata!
Spero che vi possa piacere il punto di vista di Filippo.
Fatemi sapere nei commenti ❤️

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