Una brutta scusa

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GINEVRA
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Sole.
Amavo il sole, amavo come rendeva tutto quello che stava attorno, ancora più bello e luminoso.
Mi metteva di buon umore.
I raggi caldi che ti sfioravano la pelle, come un soffio sottile, ma così imponenti da lasciarti il segno.

Ero così tanto ammaliata da quella stella, che quasi mi ero dimenticata di star partecipando ad una lezione d'italiano.

I miei pensieri erano rivolti a tutto tranne a quello che stava spiegando, la mia professoressa.
Avevo un sacco di domande che mi frullavano in testa e non mi facevano concentrare.

La mia attenzione venne però colta da qualcuno fuori dalla finestra; vidi Filippo proseguire verso l'entrata di scuola e a pochi metri di distanza, c'era la ragazza che avevo visto in discoteca.
Lui si muoveva con passo deciso e capii che qualcosa tra di loro era successo.
Stavo pensando alla loro possibile discussione, a che cosa fosse successo, quando venni richiamata dall'insegnante e dovetti concentrarmi sulla lezione.

La mia curiosità si stava spingendo oltre ogni limite, dovevo andare a fondo a quella storia.

Ripensando all'uscita del sabato precedente, Filippo mi era sembrato così vero, anche se ovviamente avrei dovuto aspettarmi di tutto da parte sua.

Finita la scuola, salutai di fretta Caterina, che ancora era rimasta in classe a sistemare la zaino. Scesi di fretta le scale, rischiando di andare a sbattere contro qualche studente.
Feci una corsa immane per arrivare in tempo e parlare con lui.

Stava quasi per andarsene, quando decisi di agire impulsivamente e chiamarlo.

Lui seguì la mia voce come una calamita e mi guardò negli occhi, mostrandomi uno dei suoi sorrisi migliori.

Era dannatamente bello e mi era mancato non vederlo nei giorni passati;

Inventai una scusa banale, per poter attaccare bottone con lui.
Speranzosa che non si accorgesse di nulla.
- Ascolta, non so se hai impegni, ma ho bisogno che mi accompagni in un posto-
Cercai di essere il meno esprimibile, non avrei dovuto far trapelare nessun sintomo di titubanza.

In attesa di una sua risposta, pensai a dove cavolo avrei potuto andare, per far sembrare la mia scusa un po' più reale.
In fondo avevo solo tanta voglia di scoprire che cosa fosse successo quella mattina.

Dopo il suo consenso salimmo in macchina.
Concentrandosi sulla guida mi disse:
- Prima però mi devo fermare a ritirare una cosa a casa, va bene lo stesso?-
- Si certo, non ho fretta-
Meglio, almeno avrei temporeggiato ancora un po'.
Arrivati davanti alla casa di Filippo, i miei ricordi riaffiorarono nella mia mente, avevo un immagine sfocata della sua casa, ma ora che la rivedevo me la ricordavo ancora più bella.
Era enorme, da bambini passavamo le ore a rincorrerci per il salotto.
- Vieni pure, ci metterò un attimo-
Entrata in casa trovai difronte a me una figura femminile, che conoscevo molto bene, era la sorella di Filippo.

Improvvisamente sbiancai.

Stringimi forte oraWhere stories live. Discover now