3.4 Indigeno di Danimarca

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Roy prese con riluttanza il disegno che Rhodina gli sbandierava davanti

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Roy prese con riluttanza il disegno che Rhodina gli sbandierava davanti.

«Ti piace? Guarda, Dot può vederlo così com'è ora.»

Era un altro dei ritratti in stile fumetto, il soggetto invariato e inconfondibile. Stavolta, però, Tancredi era raffigurato come un ragazzo del loro mondo: T-shirt con stampa, jeans larghi e pallone da calcio sotto braccio. 

Rhodina indicò lo zaino che Tancredi portava in spalla: 

«Ho scoperto che in Italia non usano le divise.»

Roy annuì, fingendosi comprensivo. Più i dettagli erano realistici, più la sua fede si fortificava.  Seguì il tratto deciso della penna sui contorni, il decoro di fiori e stelle ai margini del foglio e la firma giocosa che era solo un punto (come in Dot), seguito da un melodrammatico augurio: "Spero che ti sia di conforto". In un tripudio di colori a matita Dorothea aveva infuso tutto il suo affetto per Rhodina. 

«É come pensare a qualcuno che conosci da una vita. Sai quando puoi visualizzarlo con chiarezza nella mente?»

«Sì?»

«Ecco. Mi basta chiudere gli occhi per poterlo semplicemente ricordare

Come può Dorothea "vedere"? E tu "semplicemente ricordare"? 

Roy scosse il capo. Forse Tancredi veniva plasmato da Dorothea per compiacere Rhodina, per accontentare i suoi gusti in fatto di ragazzi. Oppure anche l'artista provava un'analoga attrazione per quel ragazzo...

Innervosito, Roy contrasse il volto in una smorfia e si liberò del disegno. Rhodina non gli badò affatto, tutta presa com'era dal suo sogno a occhi aperti; e già stringeva al petto il Tancredi in due dimensioni, lo sguardo che viaggiava oltre la cupola di pini silvestri sotto cui camminavano. Ci credeva ancora, malgrado poche ore prima avessero messo una croce sull'unica possibilità di contattarlo di cui disponevano.

Uscirono dalla penombra del bosco e giunsero alla radura del Cairn. L'erbetta era stata occultata da una distesa accecante di neve fresca. Roy e Rhodina non persero tempo e si fiondarono a calpestarla. Sprofondavano in quella morbidezza con i loro stivali in gomma, il gradevole suono scricchiolante che rimbombava tutt'intorno.
Con le mani guantate, Rhodina spazzò via la neve dal centrale dei massi, sistemò la sciarpa con cura e si sedette su di essa. Roy restò in piedi, la testa piegata verso il cielo bianco e uniforme. Si vide in una maestosa sfera di vetro, su cui una gigantesca mano calava dall'alto e rovesciava terra e cielo; la neve cadeva e ricadeva sul suo piccolo mondo.

Ma Rhodina lo riportò a terra.

«Mia madre mi ha scoperto.»

Allentò la sua cravatta giallo-nera sotto al cappotto.

«Merda...»

Roy si sedette accanto a lei. La pelle dei loro visi si tendeva e arrossava nell'aria rigida. Rhodina tirò su col naso.

☙Amici Perduti - Libro Primo☙Where stories live. Discover now