2.2 Dietro la tenda del mago

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Fu una lunga e tediosa settimana, un susseguirsi di pomeriggi passati davanti alla scrivania, alleviati solo dalla musica nelle orecchie

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Fu una lunga e tediosa settimana, un susseguirsi di pomeriggi passati davanti alla scrivania, alleviati solo dalla musica nelle orecchie. Imbambolato dal disco che girava nel lettore e tra uno sbadiglio e l'altro, Roy si ridestava da quella sonnolenza a fatica, tornando malvolentieri alle materie scolastiche. Gli sembrava di scivolare ogni giorno nella stessa buia serata invernale, scandita dal ritorno a casa della madre; lei produceva i rumori di sempre e lo richiamava dal basso con un identico tono di domanda quando era pronta la cena. Nel mezzo della settimana ebbe un déjà-vu mentre era intento a sfregare la mano macchiata d'inchiostro sotto un getto d'acqua calda; pensare che quel gesto ripetitivo non avesse alcun significato speciale lo fece sentire così sconfortato che si rifiutò di tornare in camera a studiare e scese giù a guardare un film.

Finalmente arrivò il sabato e Dorothea chiese loro di andare a trovarla: il grigio malumore di Roy e Rhodina parve così evaporare all'istante.

In strada, le loro risate squillanti risuonavano nella vastità dei campi aperti. A tratti, attraverso la distesa verde intensa, rispondevano dei belati, lontani quanto le fattorie che spuntavano sull'orizzonte ondulato.

«Sono pronta a chiamare Tancredi!» esplose Rhodina, ballando e girando su sé stessa in mezzo alla strada deserta. Dei goccioloni di pioggia vennero giù dai rami spogli di un grande frassino che pendeva sopra la sua testa, facendola squittire e correre all'impazzata. Roy, contagiato dalla sua allegria, giocherellava calciando una pietruzza sull'asfalto; Rhodina si tuffò per rubargliela ma lui la spazzò via prontamente.

«Stavi per colpirmi, brutto scemo! Non puoi placcare sempre tutti quelli che ti si avvicinano!»

«Nessuno ti ha costretto ad avvicinarti. E quello non era un placcaggio...»

Rhodina alzò gli occhi. Erano arrivatз al cancello.

«Prima era sempre chiuso, adesso è sempre aperto.»

«Pare si sia rotto lo scorso autunno.» rispose Roy, guardando la fila di punte di lancia sulla cima.

Il cielo fu squarciato da un terribile lampo, cui seguì un tuono quasi immediato. Le conifere in fila sul sentiero sterrato si piegarono sinistre su di loro. Si misero a correre strillando, mentre la pioggia cominciava a cadere tutt'intorno, e arrivarono alla porta un attimo prima che uno scroscio vorticoso si abbattesse sul piazzale.

Roy suonò più volte al campanello, mentre Rhodina batteva insistentemente il batacchio di bronzo. Rivoletti di pioggia colavano dalle catene di lucine natalizie lasciate appese.

Si tennero schiacciatз sotto la piccola tettoia, insufficiente a ripararlз dai rimbalzi. «Torniamo con tuo zio, vero?» gridò Rhodina.

«Non avevi detto che tua madre poteva passare a prenderci...?» ribatté Roy.

«No! Ti ho detto che non poteva. Daisy ha la sciatica!»

Roy soffocò una risata. In quel mentre la porta si aprì di colpo e quasi caddero in avanti nell'ingresso. Dorothea lз fissò con una strana aria circospetta, esortandolз a far presto. Era molto agitata e aveva un leggero fiatone. Lз fece spogliare dei cappotti bagnati, che buttò sull'appendiabiti con impazienza.

Amici Perduti. Libro Primo - Parte 1 [IN REVISIONE]Kde žijí příběhy. Začni objevovat