Capitolo 23

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I giorni successivi furono tremendi. Non volevo uscire di casa, non volevo vedere nessuno e men che minimo avere compagnia...nemmeno delle persone a me più care, perciò allontanai anche Ange, proprio come quando ero piccola. L'unica cosa che mi andava di fare era quella di andarmi a rifugiare alla solita ora nel mio posto speciale. Il mio tormento personale era finalmente uscito alla luce e io lo avevo accolto caldamente, a braccia aperte, sotto mentite spoglie di tristezza, perché in realtà non se ne era mai andato. E' sempre vissuto in me aspettando una mia mossa, aspettando il giorno in cui avrebbe potuto tenermi un'altra volta sul filo del rasoio, attendendo il momento perfetto per farmi crollare definitivamente...perché il suo compito non era ancora giunto al termine, anzi, non era nemmeno mai iniziato. La parte peggiore di tutto questo era che non avevo la ben che minima intenzione di annientarlo, per il fatto che le sensazioni che mi donava erano le uniche in grado di farmi stare ancora in piedi. Esso in mezzo a quella tempesta di tormento mi cullava con le sue ali piene di spine, le quali delicatamente si infiltravano nella mia pelle per togliermi goccia dopo goccia ogni mia preoccupazione, ogni mia paura, ogni mio lamento riconducibile a quell'insopportabile masso intriso di lacrime e rabbia che covavo dentro di me dalla morte dei miei genitori, al giorno in cui ho messo a suo posto ogni singolo pezzo di quello stramaledetto puzzle...arrivando al punto in cui di me non rimaneva nient'altro che il nulla macchiato di un nero come la pece. Il passaggio successivo era il mio preferito: avere completo disinteresse per ogni cosa, il che mi facilitava di molto la vita, perché in tale modo potevo anche dire di essere diventata invulnerabile. Si pensa che per arrivare all'ultimo livello serva aspettare chissà quante settimane, oppure mesi, ma in realtà è un processo che ti fa vincere nel momento stesso in cui decide di presentarsi.

Vedendo scorrere in modo talmente veloce il tempo davanti ai miei occhi non mi resi nemmeno conto di essere arrivata all'ultimo giorno di scuola. Appena vi misi piede andai spedita verso l'aula di letteratura. Percorrendo quei corridoi vidi diverse ragazze sbraitare come delle oche per problemi stupidi, quali la maglietta sgualcita, la collezione di trucchi che avrebbero tanto voluto comprare ma ormai venduta, e cosa ancor più ridicola il fatto che una di loro avesse preso un'insufficienza per via che non aveva completato tutti gli esercizi, rendendosi di conseguenza la vittima e mostrando il suo professore come un incompetente di primo ordine. Le guardai con aria disgustata, e prima che potessi riportare lo sguardo davanti a me venni fermata dalla loro euforia, reazione che aveva per oggetto il gruppetto di Davide, con lui al centro, accanto alla sua spalla destra, Jake. Quest'ultimo gli mise un braccio attorno alle spalle e appena mi vide gli disse qualcosa all'orecchio, catturando in questo modo l'attenzione dell'interessato, il quale non fece che scrutarmi anche quando si misero accanto ai loro armadietti, rigirandosi i pollici con un evidente senso di angoscia. Io rimasi immobile, venendo urtata da diversi ragazzi perché ansiosi di entrare nelle loro rispettive classi, rendendomi conto del fatto che non avevo nemmeno sentito il suono della campanella. Ma ciò non fu la miccia che mi fece allontanare dal suo sguardo, bensì il fatto che proprio quest'ultimo avesse acceso dentro di me un sentimento che non provavo più da settimane...la paura. Paura che lui sarebbe riuscito ad annientare il mio tormento. Paura di riappropriarmi dei miei sentimenti. Paura che se avessi continuato a desiderarlo con tutta me stessa gli avrei concesso il lusso di vestirmi con la sua anima, abbandonandomi completamente al cuore. 

Arrivata in mensa andai a mettermi in fila, e appena fu il mio turno decisi di prendermi semplicemente una mela, per via che mi si era chiuso lo stomaco, per poi incamminarmi verso il mio solito tavolo, nel quale vi erano solo Ange e Matilde. Dopo essermi messa a sedere le salutai con un cenno, iniziando a mangiarmi il mio pranzo badando il meno possibile a quello che avevano da dire, sentendomi assalire dall'irrefrenabile voglia di andarmene per poter trovare un posto isolato e restarci per il resto della mattina...ma pensai che fosse meglio annientare quell'impulso, cercando di resistere il più possibile a quell'agonia. Nei successivi cinque minuti divenne dannatamente difficile con la presenza di Davide a pochi metri da me, sentendomi costantemente il suo sguardo addosso, e dal modo in cui Ange mi prese la mano capii che se ne era accorta anche lei, stringendomela maggiormente dal momento in cui sopraggunse Natasha. Volli alzare lo sguardo solo per mera curiosità, anche se sapevo perfettamente cosa avrei visto: lei, che standosene sulle sue gambe non faceva altro che toccargli i capelli contro il suo volere, mentre sghignazzava con le sue amiche che intanto si erano appostate accanto agli altri tre...e fu esattamente la scena che si presentò ai miei occhi. Non volendo rimanere un altro secondo di più in quel posto mi alzai volendo andare diretta all'armadietto, sentendo poco dopo che qualcuno stava correndo verso di me, capendo perfettamente che era Ange nel momento in cui mi sbarrò l'uscita. <<Ange, dai togliti che devo andare all'armadietto>> dissi, andandole di fianco per poter passare, ma lei non me lo permise, facendomi ritornare dove prima. <<No. Tu adesso te ne torni al tuo posto>> sentenziò con tono fermo. Non proferii parola, aspettando il momento in cui si sarebbe arresa, solo che non ne aveva l'intenzione. Con la coda dell'occhio vidi che gli Inseparabili ci stavano fissando, facendo aumentare in me il desiderio di scomparire, ma Ange imperterrita rimase inchiodata davanti a quella maledetta porta, dicendomi: <<Se non ci andrai con le tue gambe ti ci trascinerò personalmente. Intesi?>>. Quando fui sul punto di spostarla con tutta la forza che possedevo ebbe lei l'iniziativa, prendendomi con una mano il braccio per avvicinarmi di poco a sé. La guardai annoiata, tuttavia Ange non si fece scalfire, e sempre con tono fermo mi disse: <<Smettila di comportarti in questo modo, perché così finirai per perdere tutte le persone che ti vogliono bene...compresa me>>. Subito dopo il suo sguardo divenne più dolce, e la sua voce che prima era quasi accusatoria si trasformò in un sibilo. <<Ritorna da me Aurora. Rivoglio indietro la mia migliore amica, non quello che ne rimane>>. Quella era una mano che aveva immerso all'interno del mio buio, però non la volevo, così la rifiutai ridendole davanti, per poi protrarmi ancora un po' verso di lei, rispondendole con tono freddo e distaccato: <<Come devo fartelo capire? Io non voglio essere salvata, voglio sprofondarci in questo mare calmo mentre vengo avvolta dal buio, e tu non sei nessuno per impedirmelo, quindi se vuoi farti finalmente da parte allora fallo>>. Quelle mie parole la ferirono enormemente, ne ero a conoscenza, ma era l'unico modo per allontanarla da me. Riportò la sua mano lungo il fianco con un senso di afflizione sul volto, andandomene così verso l'armadietto per prendere le mie cose, e infine fuori da quella scuola. 

La verità nascosta nell'acquaWhere stories live. Discover now