Capitolo 21 -Davide-

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Sentivo il suo sguardo incenerirmi da capo a piedi, ma non riuscivo a guardarla. La rabbia che covavo dentro di me da mesi mi stava già bruciando all'interno ed ero sicuro che non mancasse tanto ad esplodere, perché quella situazione non riuscivo più a sopportarla, non riuscivo a gestirla. Volevo togliere dalla mia spalla la mano di mio nonno che non faceva che stringerla ad ogni minuto che passava, non riuscendo a sopportare il fatto che una persona non lo degnasse di uno sguardo, e ciò lo faceva andare in bestia, così se la rifaceva su di me proprio come quando ero bambino. Lo odiavo...lo odiavo al punto di volerlo morto, ma non sono mai stato capace di ribellarmi, ed ecco a cosa ha portato. Le mie mani erano diventate due pugni e le mie ossa si erano irrigidite per il disgusto che provavo, ma quella maledetta mano rimase dov'era. Sentii un singhiozzo mozzato provenire da Aurora e prima che potessi fermarla corse verso il campo di fiori, diretta molto probabilmente alla caverna per allontanarsi da quel posto, per allontanarsi da me. Quando alzai finalmente lo sguardo vidi davanti a me tre persone che avrebbero voluto volentieri la mia morte, e pensando a quanto fosse un paradosso feci una risata amara, portando sui loro volti un senso di stupore. <<Che ragazzo insolente, smettila di ridere. Se Aurora è scappata via è solo per colpa tua!>>. La voce di Rosa risuonò per l'intera piazza, portando all'attenzione diverse persone che stavano uscendo dal capanno. Smisi di ridere per poter assumere un'espressione seria, mettendomi di conseguenza a una leggera distanza da lei per cercare di intimorirla, riuscendoci quasi subito. <<Se Aurora è scappata via di certo non è solo per colpa mia, perché qui tutti e tre le abbiamo mentito sin dall'inizio...compresa te>> dissi, puntando il dito su noi due e su Alex, il quale se ne stava seduto senza proferire nemmeno mezza parola. <<Vuoi mostrarti talmente superiore a me quando non ti rendi nemmeno conto che siamo uguali>>. Dopo che ebbi finito di parlare arretrò di un passo per la cruda verità che le avevo sbattuto in faccia, sapendo benissimo di non poter controbattere. Mi misi le mani dentro le tasche anteriori dei pantaloni guardando tutti i presenti, girandomi poi verso mio nonno per dirgli: <<Ho chiuso con questo gioco, non voglio più prenderla in giro, quindi cercati qualcun altro che ti faccia da zerbino>> dichiarai, vedendo nei suoi occhi una piccola luce di divertimento accompagnata da un leggero sorriso, ma prima che potessi dargli tempo di rispondere me ne andai verso casa. Dall'odio che provavo per me stesso non cenai nemmeno e me ne andai direttamente in camera, a contemplare la notte dalla mia finestra mentre mi fumavo una sigaretta, chiedendomi che cosa stesse facendo in quel momento Aurora, quali fossero i suoi pensieri su di me dopo tutto quello che aveva scoperto. Spensi la sigaretta nel portacenere che avevo accanto per poter aprire quelle ante, concentrandomi su quel blu intenso che stava assomigliando sempre di più al nero. Un colore che pareva rappresentare chiaramente quello che avevo dentro. Un colore che mi faceva desiderare di andarmene via di lì per poter andare da lei, dalla mia ladra. Lei non se ne era mai accorta, ma dopo quel momento in palestra mi concentrai su quello che le piaceva, su quello che odiava e su quello che la rendeva la persona che era, ma non per via che fosse il mio compito, per il semplice fatto che mi interessava per davvero conoscerla. Essendo che non ci vedevamo molto dovevo scoprire tutto ciò tramite la sua migliore amica, e come mi immaginavo fu facile. Scoprii nel giro di poco che amava il succo all'albicocca, il tramonto, il mare, il cartone di Peter Pan e che odiava tutto il genere umano, il che mi fece molto ridere...ma purtroppo non mi disse altro, visto che persino lei non era pienamente a conoscenza della sua vita, così mi uscii spontanea una domanda: <<Una cosa però non riesco a capirla...Come fai ad essere la sua migliore amica quando nemmeno tu sai chi sia? Questo non ti interessa?>>. Lei non si turbò, anzi, con un piccolo sorriso mi disse: <<Di lei so solo che quando era piccola non ha avuto un buon compleanno per motivi che non sarò certo io a dirti ma...no. No non mi interessa. Non mi serve sapere per filo e per segno la sua intera vita per starle accanto>>.  Mentre ammiravo quel cielo ripensai a quelle parole, e in particolar modo la mia mente viaggiò verso la notte in cui la conobbi, la notte in cui senza rendermene conto la mia intera vita cambiò.   

La verità nascosta nell'acquaWhere stories live. Discover now