➸𝑪apitolo dieci

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"Tutto bene?"

Nonostante le lenti scure e gli occhi annacquati riconosco la marca del suo capellino arancio posto al rovescio sul suo capo. Scuoto la testa in senso positivo poiché farmi vedere fragile per di più da uno sconosciuto non è tra le mie azioni preferite da svolgere.

"Sicura sicura? Io mi stavo andando a prendere un caffè, vuoi venire?"

Nuovamente evito questa mano che mi viene platealmente tesa, cercando soltanto di allontanarmi da questa situazione asfissiante. Già calcolo mentalmente di acquistare il primo volo per Monaco, realizzando che questo anno con Charles sia infattibile da affrontare. È stato un esperimento fallimentare che avrebbe dovuto avere come obbiettivo finale il farci avvicinare dopo anni di lontananza e tensioni mantenute segrete. Eppure era chiaro che non saremmo stati capaci di perdonare noi stessi e l'altro, quindi sarebbe stato meglio non aver mai accettato questa folle idea proposta da mia madre.

Il ragazzo, però, non desiste iniziando a camminare con la mano appoggiata al mio polso. Non capisco cosa lo porti a volermi per forza vedere felice, ma il mio essere affranta mi impedisce di far fuoriuscire la mia malignità per distaccarmi da questo sconosciuto.

"Io sono Max e mi metterei anche io a piangere in questo momento, però lo stai già facendo tu. Un caffè mi aiuterà sicuramente, a te mi sa che servirà una bellissima cioccolata calda che qui sa più di acido, ma va bene lo stesso"

"Io non voglio niente Max!"

Cerco di oppormi a quel suo sorriso contagioso senza però utilizzare la giusta autorità per farmi rispettare. Lui riesce a farmi sedere su una delle serie di quel bar, ordinando velocemente ciò che lui aveva deciso per entrambi.

"Me lo dici almeno come ti chiami? Ti sto per offrire una cioccolata che non vuoi, almeno il tuo nome lo posso sapere?"

Ha la dote di saper fare conversazioni da solo, in quanto nessuno gli ha chiesto nulla e oltre a qualche parola e a qualche gesto, io non gli ho detto nulla.

"Camille"

Mi arrendo al suo entusiasmo, impotente.

"Questo nome mi è familiare. Cioè mi è familiare perché Lando, sicuramente lo conosci se sei qui, parla sempre di una Camille. Però lui parla a metà quindi mi da fastidio, per questo sono nervoso! Cioè sono il tuo migliore amico, tu mi parli di questa divinità assoluta con cui probabilmente fai le peggio cose però poi mi lasci appeso perché non sono fatti miei? Stronzo, ecco cos'è!"

Riesce attraverso le sue parole a farmi tornare un sorriso genuino, dettato prevalentemente dal fatto che si stia raccontando con tanta semplicità e sincerità. In un secondo momento realizzo realmente le sue parole, realizzo che si ovviamente conosco Lando e so molto di più di lui di questa storia.

"Ma poi ti chiedo di farmela vedere e tu mi dici di no! Fino a due giorni fa bevevi ancora il latte con il cioccolato a prima mattina e adesso fai l'uomo maturo"

"Max"

Tento di fermare il suo sproloquio perché nonostante abbia beccato la persona giusta con cui parlarne, non dovrebbe sbandierare ai quattro venti la vita privata di un personaggio pubblico specialmente con una sconosciuta che potrebbe tranquillamente essere una fan accanita.

"Mh?"

"Non penso che a questo Lando farebbe piacere sapere che mi stai raccontando tutte queste cose"

Il moro sgrana gli occhi realizzando di essersi lasciato andare fin troppo con questi racconti.

"Camille dimentica tutto! Ti prego non dirlo a nessuno perché veramente finisco nei casini. Oddio Lando mi ucciderà, finirò sepolto sotto chili di cemento ancora vivo"

"Max calmati, oggi è la tua giornata fortunata"

Gli paleso attirando così la sua genuina curiosità.

"Il danno ormai è fatto, quindi meglio che lo sai ora che dopo. Sono quella Camille"

I suoi occhioni da spaventati e impanicati passano a degli occhi scrutatori. Ovviamente ha difficoltà a credere alle mie parole, la situazione risulta per entrambi fuori dal normale e ovviamente abbiamo problemi ad inquadrare la verità.

"Chi mi dice che sei veramente tu, mh?"

Finalmente le bevante da lui ordinate arrivano, preannunciando minimo una mezz'ora di chiacchierata.

"Fammi una domanda che solo quella Camille potrebbe sapere"

"C'è l'ha piccolo?"

Il mio sguardo obliquo e annoiato da una domanda così infantile gli fa capire che effettivamente non abbia molto senso.

"Okay, hai ragione. Fai paura mi guardi come mi guarda lui quando dico cagate. Lando ha qualche segno particolare sul corpo?"

"Una voglia a forma di inghilterra sul culo"

La parola inghilterra mi esce stranamente con un simil tono di voce a quella dell'inglese che ogni volta che ho sfiorato con i polpastrelli quella chiazza più chiara, ha sottolineato il patriottismo di quella voglia.

"Okay sei palesemente lei. Quindi magari tu puoi dirmi quello che quel coglione non vuole dirmi"

"Scordatelo Max"

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