Hemingway

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La mattina seguente Jacob si svegliò carico di vita e quasi in orario, sua zia lo accolse al piano di sotto con una bella crostata che il ragazzo si affrettò ad addentare prima di uscire.
Una volta fuori di casa però, non vide i crespi capelli di Mary ad aspettarlo, così decise di andare a casa dell'amica, per capire se stesse bene.
Incrociò per la strada il signor Years, che sistematosi la corta chioma anch'essa rossa, gli disse che Mary era malata e che non avrebbe partecipato alle lezioni.
Un po' intristito, Jacob si diresse mestamente verso la scuola.
Arrivò appena in tempo per la lezione di filosofia, e si sentiva parecchio soddisfatto della sua puntualità, talmente soddisfatto da non notare che nell'aula mancava il professore.
Si scoprì successivamente che il docente sarebbe stato assente per tutta la settimana e che i ragazzi sarebbero stati smistati in altre aule.
Jacob ricevette un foglietto con le indicazioni per l'aula 13, dove si sarebbe unito ad un corso di letteratura moderna, argomento che non gli era mai interessato e che non aveva mai studiato.
Di cattivo umore il ragazzo raggiunse il terzo piano e si fermò davanti all'aula per qualche secondo, poi bussò ed entrò.
Un rossore gli riempì il viso mentre davanti a lui al primo banco, capelli di un biondo lucente si erano fermati dal prendere appunti per osservarlo.
Achilles, in una impeccabile camicia turchese, lo fissava dubbioso.
La professoressa smise di spiegare per accogliere il ragazzo: -Ah sì, mi hanno informato, starai con noi per la lezione, qualcuno vuole fargli posto?-
Una mano si alzò in mezzo all'aula silenziosa.
-Ah Jacson, ottimo!- disse la professoressa notando che il biondo aveva alzato la mano.
Jacob sempre più tendente al rosso vivo si sedette vicino al biondo: -Non sapevo ti interessasse la letteratura- gli bisbigliò con un sorriso prima che la professoressa riprendesse a spiegare.
Il moro tentò di seguire la lezione siccome il biondo era estremamente silenzioso, ma si fece presto distrarre dalle oscene ballerine dell'insegnante, le cui graziose punte erano state sfregiate da due nappine che riprendevano il verde vomito di tutta la scarpa.
Era molto concentrato nel disprezzare quelle calzature quando sentì bisbigliare: -Non ti vedo molto preso da Hemingway, c'è qualcosa che non capisci?- Gli chiese il biondo curioso.
-Sinceramente non sto capendo nulla- disse Jacob con un sorriso storto.
Achilles ridacchiò, per poi puntare con il dito sui suoi ordinatissimi appunti:-Vedi, Hemingway credeva nell' importanza di un'esperienza diretta: di vivere la vita appieno, perché le esperienze che facciamo direttamente sono quelle che ci rimangono di più, tutte le sue avventure lo hanno influenzato nelle sue opere, e gli hanno permesso di diventare com'era-
Jacob era perso negli occhi di Achilles, nella sua passione mentre spiegava:-Questo argomento ti deve piacere molto- disse con un sorriso.
Il biondo arrossì:-È solo che ammiro il suo coraggio, di beh vivere la vita senza paura delle...conseguenze-disse guardando il banco.

Al suono della campanella la classe si alzò per spostarsi in altre aule, Jacob salutò Achilles quando una ragazza lo fermò toccandogli la spalla.
Il ragazzo si voltò e vide una piccola figura con lunghi boccoli biondi e le ciglia da Barbie:-Leonard, conosci questo ragazzo e non me lo presenti?-
Achilles si girò annoiato:-Jacob, lei è Rebecca, Rebecca, Jacob-
La ragazza comiciò a squittire:-Oh ma finalmente Leonard, ci voleva tanto?-Poi si rivolse al moro:-Perdonalo è un vero maleducato, sei un suo amico?-
Jacob era già infastidito:-Sì siamo amici, ora scusami ma vado di fretta-
Rebecca scoppiò in una risatina ancora più acuta:-Oh ma certo, ci vediamo nei corridoi allora- concluse prima di trotterellare via sfoggiando la sua minigonna.

Il resto della giornata proseguì tranquillamente, ed al termine della lezione il ragazzo tornò a casa, pronto per tornare al campo e sfoggiare le sue nuove capacità di servizio.
Prima però, fece una doccia veloce, e passò almeno mezz'ora a sistemarsi i capelli.
Mentre si guardava nel piccolo specchio del bagno, leggermente appannato dal vapore dell'acqua calda, cercava di far stare i ciuffi ribelli in una forma più  o meno decente: doveva essere bello, bello per lui.

Partì quindi di fretta per andare all'allenamento, arrivando pure in orario per la corriera: quel giorno si sentiva imbattibile.

Arrivò al campo e trovò il biondo ad aspettarlo: i foltissimi capelli biondi e lucidi che gli sfioravano le spalle.
-Sono pronto a sfoggiare il mio diritto!- gli disse Jacob prima di salutarlo.
-Beh con un insegnante come me...- continuò Achilles con un ghigno.

Il suo servizio fu pessimo, certo c'era stato un miglioramento, ma rispetto agli altri ragazzi era incredibilmente indietro.
Cercando di stare al passo, Jacob riuscì a colpire la pallina, almeno qualche volta, per far valere ciò che gli era stato insegnato.
Il biondo dall'altro canto, faceva il tifo per lui, ed osservava attentamente le mosse del moro, sperando di aiutarlo con la forza del pensiero, e sorridendogli quando riusciva a mandarla dall'altra parte del campo.

Giunta la fine dell'allenamento, Achilles riordinò il campo pronto per la sua lezione privata, aspettando che il moro tornasse dagli spogliatoi.
Quando lo vide uscire cercò di nascondere il rossore: Jacob arrivò sistemandosi i capelli umidi con la mano, il volto leggermente sudato e sorridente.

I due si sedettero sul loro solito muretto per cominciare a chiacchierare e poi tentare di insegnare a Jacob le basi del tennis.

E così fecero al termine di ogni lezione, tre volte a settimana, per qualche mese, ed ogni volta Jacob era più bravo, ed ogni volta il loro legame cresceva, la loro amicizia diventava più profonda.
Ogni volta le occhiaie di Achilles sembravano ridursi, ed ogni pomeriggio Jacob parlava a Mary di lui

Ad allenamento Jacob riusciva quasi a stare al passo degli altri, nei doppi erano sempre insieme, e, nonostante il moro, stracciavano ogni volta l'avversario.

A scuola si vedevano poco, e le poche volte che avevano l'occasione di parlare, da qualche angolo de corridoio spuntava Rebecca che cominciava a spalmarsi sul moro, come una gatta che fa le fusa.

E così, l'autunno era diventato inverno, e la primavera era ormai alle porte.

Sotto un cielo ancora scuro, i due ragazzi stavano parlando come al solito:-Hai visto la faccia di Maurice quando lo abbiamo stracciato, credevo che stesse per spaccare la racchetta-disse Jacob ridendo ed osservando le prime stelle della sera.
-Sì è stato fantastico, e tu non hai fatto neanche così schifo- disse Achilles dandogli un colpetto con la spalla.
-Mah sai meglio di me che è solamente merito tuo- disse il moro ancora rapito dal cielo.
-Non ne sarei così sicuro- mormorò il biondo.

Per qualche secondo tra i due calò il silenzio, poi il biondo sorrise.

-Ehi- disse per attirare l'attenzione di Jacob.
Il ragazzo distolse lo sguardo dalle stelle per osservarlo con aria curiosa.

Il biondo si morse il labbro:-Ti ricordi di quella volta che hai fatto letteratura con me?-
Il moro rispose:-Si mi ricordo, era Hemingway giusto?-
Il biondo annuì lievemente:-E ti ricordi cosa diceva?-
Jacob si toccò il mento pensoso:-Di vivere la vita facendo vere esperienze, e di raccogliere tutto il proprio coraggio, senza temere le conseguenze-
Il moro sorrise, ed i suoi occhi così bui si illuminarono:-Esatto- disse prima sporgersi e baciarlo.

Le loro labbra si congiunsero, e fu come se per un solo momento tutto andasse nella giusta direzione.
Poi il biondo si staccò, temendo di vedere nel moro un rifiuto.
Guardò negli occhi scuri del ragazzo che lo fissavano sbigottiti.
-Oddio scusa non dovevo farlo mi dispiace io...-
Ma il ragazzo gli sorrise e gli accarezzò il viso ed i due si baciarono di nuovo.
Questa volta il bacio fu molto più lungo, e passionale, nessuno dei due voleva lasciare andare l'altro, nessuno dei due voleva perdere quel momento.
E mentre si baciavano il moro accarezzava il biondo, arruffando con le dita quei capelli d'oro che aveva così a lungo desiderato, ma che per paura aveva sempre cercato di non desiderare.
E mentre si baciavano Achilles si stringeva a lui e si immergeva nel suo profumo: lo stringeva forte, come se cercasse di rimanere così per sempre, per poterlo proteggere e rimanere per sempre con lui, per non permettere a nessuno di portarglielo via.

E sotto quel cielo stellato i due si separarono per poi sciogliersi in un sorriso.

Il biondo era rosso in volto:-Io non credevo che provassi lo stesso-
Jacob gli accarezzò il viso:-E come non avrei potuto: guardati sei così bello-
Ed i due si strinsero di nuovo, per non lasciasi più andare

Scusate l'assenza per colpa dello studio, ma sono felice di annunciarvi che Boy in cashmere riparte a gonfie vele.
Scrivere questo capitolo è stato difficile, ma spero di aver trasmesso la passione di questo momento.
Detto questo vi lascio alla vostra lettura.

Boy in Cashmere Where stories live. Discover now