Ti serviranno ben più delle basi

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Jacob uscì da scuola chiacchierando con Mary. Lo zaino su una spalla e la giacca sull'altra, glielo aveva detto a zia Sammy con non faceva ancora così freddo.
-Oggi non posso Mary, c'è il secondo allenamento- fece Jacob alla tipica proposta di un giro nei campi da parte dell'amica.
-Ah giusto giusto...- rispose lei pensosa, picchettandosi la punta del naso a patata con il dito. Poi si ricompose e con un sorriso largo gli disse: -Rimorchiatelo Jack-

Jacob arrossì ridacchiando, Mary era l'unica a saperlo.
Glielo aveva detto al ballo scolastico, a 14 anni.
Ci erano andati insieme e Mary aveva cercato di baciarlo, e lo aveva anche fatto.
Lui era in un periodo di esplorazione, stava cercando di capire cosa provasse e quel bacio, era stata l'inconfutabile prova: a Jacob piacevano i ragazzi.
Lo aveva spiegato a Mary, la loro era un'amicizia forte, e lei lo aveva capito, e non aveva mai smesso di supportarlo.

Jacob aveva anche pensato di dirlo a Zia Sammy, ma non lo aveva fatto, non ancora per il momento, anche se era quasi certo che lei lo avesse capito.

Continuarono a camminare fino a raggiungere la casa di Mary: una piccola villetta con il tetto arancione, il giardino curato e l'aria molto più moderna di quella di Jacob, dove una signora sulla quarantina stava innaffiando le piantine di pomodori che avevano piantato l'estate scorsa.

La madre di Mary non era molto simile a lei: aveva i capelli scuri sulle tonalità del mogano,tenuti impeccabilmente nella permanente riccia, la pelle del colore del latte come la figlia e gli occhi nocciola, era gentile e molto più giovane della zia Sammy, che da poco aveva toccato i sessanta.

La signora riconobbe i due ragazzi ed invitò Jacob a fermarsi per un po', ma il ragazzo rifiutò siccome sua zia lo avrebbe aspettato.
Arrivato a casa il ragazzo si preparò in fretta e corse fuori di casa: incredibilmente era riuscito a non perdere la corriera.

Seduto sui sedili rigidi accese il walkman e fece partire "Everybody" dei Backstreet Boys, era uscita solo da qualche mese ma era già la sua preferita.
Il viaggio durò meno del previsto, e presto si trovò davanti all'entrata del club, fece un respiro ed entrò velocemente.

Raggiunse il campo dove riconobbe un volto familiare: Achilles stava chiacchierando con altri ragazzi appoggiato al muretto attorno al campo.
Non appena il ragazzo lo notò gli venne incontro.
-Sei tornato...- fece con un piccolo sorriso.
-Così pare...- disse Jacob con una mano dietro la testa.
-Se hai tempo, dopo l'allenamento aspettami nel campo, ti posso dare qualche consiglio su come giocare, mio padre è un socio piuttosto importante, ho le sue chiavi, possiamo andarcene quando vogliamo- fece Achilles.
Jacob annuì.
Durante l'allenamento Jacob fu ovviamente penoso: per quanto si impegnasse non capiva nulla, cercava di raggiungere la palla mancandola e beccandosi qualche risata dagli altri ragazzi.

Terminate quelle due ore infernali gli altri ragazzi lasciarono il campo, mentre Jacob, seduto sul muretto ascoltava musica cercando di sembrare il più disinvolto possibile, e fallendo miseramente, non che contasse molto, nessuno lì faceva caso a lui.

Dopo una decina di minuti il campo era svuotato: il loro allenamento era l'ultimo del giorno, e quasi nessuno frequentava il club in settimana.
Achilles comparve con un bel po' di palline in mano: -Sembra che siamo soli... cominciamo?-
Jacob scese dal muro: -Come hai visto, non so fare niente, quindi conviene partire dalle basi-
-Beh allora cominciamo con il diritto, sei destro vero?-
I due si posizionarono dallo stesso lato del campo, Achilles vicino alla rete, con mucchio di palline in mano, Jacob con la racchetta a fondo campo.
-Ora ti tirerò una pallina, cerca di colpirla con la destra e mandarla oltre la rete, non puoi mandarla nei corridoi o fuori dal campo- gli fece il biondo prima di tirare.
Il ragazzo la mancò.
Il biondo tirò di nuovo.
Jacob la mandò contro la rete.

Il biondo si avvicinò: -Sei posizionato male, ruota la schiena un pochino-
Jacob si spostò, Achilles ridacchiò: -Non in questo modo, lascia solo che...-
Appoggiò le mani con dolcezza sui fianchi del ragazzo, portandoli nella posizione corretta, non le staccò subito, restò per un paio di secondi prima di tornare verso la rete.
Dire che Jacob era arrostito era poco, per fortuna era girato di spalle.
-Ok possiamo riprovare- disse Achilles prima di tirare.
Questa volta Jacob la colpì correttamente, mandandola dall'altra parte del campo.
-Ottimo- fece il biondo soddisfatto:-Ora dobbiamo farlo più o meno un altro centinaio di volte.-
I due continuarono per un'oretta, ridacchiando quando Jacob mandava la palla in luoghi inimmaginabili, per poi sedersi sul muretto a chiacchierare.

-Toglimi una curiosità: se non sei in grado di giocare, perché ti sei iscritto qui?- chiese il biondo curioso.
-Sinceramente? Non lo ho fatto apposta- disse Jacob, prima di attaccare a raccontare tutta la storia.
Achilles più che altro ascoltava: era molto timido, mentre Jacob non la smetteva mai di parlare.
Il biondo si limitava ad osservarlo: gli occhi, le labbra, i capelli e nel mentre, faceva domande o rideva della simpatica storia del moro.

I due passarono un paio d'ore a parlare finché Jacob guardò l'orologio: -Porco cazzo, sono in ritardo- si alzò prese in fretta la sua roba, poi guardò Achilles: -Grazie davvero per tutto-

Achilles sorrise e disse:-Non pensare che abbiamo finito, hai a malapena la base, continueremo finché non giocherai decentemente-
I due si scambiarono un saluto, e Jacob corse fuori dal campo, non riusciva a capire come potesse essere sempre così in ritardo.

Camminò velocemente fino a casa, dove arrivò verso le undici, e trovò sua zia preoccupata ad aspettarlo.
Quando ella lo vide arrivare gli corse in contro: prima lo abbracciò e poi gli tirò un veloce scappellotto dietro la nuca.
-Ma dove cavolo eri! Mi hai fatto spaventare da morire- disse zia Sammy infuriata.
-Te lo avevo detto che sarei tardato un po' zia, scusami se ho sforato l'orario- disse Jacob con lo sguardo basso.
La zia lo guardò meglio e constatando la mancanza di ferite gravi aggiunse:- Non importa, per la prossima volta però ti vengo a prendere, sarai grande e grosso ma nei campi di sera non ti lascio girare, ora vieni dentro che ho fatto da mangiare-

Ecco qui il nuovo episodio! Ci vediamo il prossimo weekend

Boy in Cashmere Where stories live. Discover now