17~Scontro A Lavoro E A Scuola

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"Do you dare to look
him right in the eyes?
Yeah Oh, 'cause they will
run you down, down 'til the dark"

Way we go down- Kaleo


«Figlio di puttana» urlò la giovane, afferrò Mark per i capelli spingendolo contro il muro.
Il corvino si dimenò cercando di liberarsi da quella presa che era si stringeva sulla sua nuca.

Riuscì a liberarsi, ma quella bastarda lo spinse contro il muro e gli strinse la mano dietro dopo averlo fatto voltare, con quella sudicia mano che odiava lo teneva forte, rischiando di fargli male.

Mark si svegliò si soprassalto ansimando, guardò che ore fossero dal suo telefono: le 3 di notte.
Fece un respiro profondo e si mise a sedere sul bordo del letto per riprendersi un momento, si ricordò che nell'incubo indossava i vestiti di quando era un giovane ventenne, ritornato alla realtà fortunatamente aveva ancora addosso i pantaloni del pigiama neri e una canottiera bianca con le spalline larghe.

Beh, erano gli stessi con cui era andato a dormire

«Mark, che succede?» chiese Debora preoccupata chiudendo la porta della camera per far sì che le figlie non si svegliassero, il moro si passò una mano sulla fronte e per qualche secondo non disse nulla
«Ti ricordi di quella famosa rissa che ci fu a scuola?» chiese alzando lo sguardo, a quelle parole Debora capì subito di che parlava e annuì

«Quella donna torna nei miei incubi per tormentarmi, e non so quanto ancora dobbiamo far aspettare Alberto e Lara» continuò Mark
«È già tanto se mio padre gli ha raccontato com'è iniziato tutto» disse Debora aggiustandosi i capelli spettinati «Si ma non basta» disse Mark serio
«Ha iniziato lui e poi? È rimasto col fiato in sospeso la storia, Alberto o Lara si domanderanno che succede e finiranno con scoprire tutto»

«È colpa nostra, dovevamo dirglielo due anni fa nel 2016» disse Debora scuotendo la testa agitandosi
«Siamo nel 2018 e ancora non abbiamo parlato, ma non è colpa nostra» disse Mark, prese la bottiglia che teneva sempre sul comodino (oltre agli occhiali, il telefono sotto carica e a un libro da leggere) e si rinfrescò la gola

«Noi non che è non possiamo dirgli chi è realmente Camilla, non vogliamo perché abbiamo paura della reazione dei ragazzi» aggiunse
«Perché abbiamo paura della loro reazione? Insomma io voglio che Lara e Lavinia sappiano la verità» disse Debora e si fermò
«Quanto vuole aspettare lei?» chiese dopo esser rimasta in silenzio
«Entro il 2018 vorrei conoscerli di persona, parole sue» rispose Mark seriamente
«Più allontaniamo il problema più diventa grande»

L'ufficio che si stava preparando al Natale lo rendeva sempre molto accogliente, all'ingresso venivano appese lucine colorate e qualche alberello veniva messo qua e là, e gli impiegati non si facevano scrupoli a metterli sulle loro scrivanie.

Mark si era ritrovato nel giro di tre settimane a essere leader di alcuni progetti che doveva fare con alcuni suoi colleghi, tutti quelli che lo conoscevano non gli mancavano mai di rispetto e coloro che erano diventati più vicini a lui per fare i progetti si sentivano al sicuro.

In effetti Mark era un ottimo lavoratore e per questo nessuno osava guardarlo male, tranne una persona

«Carls, di nuovo a bere come tutte le mattine?» chiese quella voce che non lo scosse minimamente.
Martin.
Quello era il nome di colui che aspettava alla scrivania a braccia incrociate.
Il nuovo assistente del suo datore di lavoro pareva uno che si credeva invincibile ma spocchioso e sembrava una mela acerba.

Mark sapeva chi era, lo conosceva troppo bene, sapeva che quella che Martin portasse, era solo una maschera. "Tutta apparenza" diceva suo padre.

«Buongiorno Martin» disse Mark togliendosi la giacca e la sciarpa mentre le appendeva all'attaccapanni

Le Avventure Di Un'Imperfetta Famiglia AmericanaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora