18C - Cravatta abbinata

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«Cioè scrivi roba erotica e sei una puttana per tale motivo?» chiede conferma.

Annuisco, un po' intimorita da ciò che possa pensare. Non perché me ne importi chissà quanto del suo parere, ma perché è una persona con cui dovrò condividere gran parte del mio tempo per i prossimi mesi. Vivere in un ambiente imbarazzante non sarebbe l'ideale. «Così sembra.»

«E siccome leggi di tipi malati, lo sei anche tu?»

Un altro cenno del capo.

«Che stronzate» sbotta.

Ecco, questo mi sorprende. E mi fa rilasciare anche un piccolo sospiro di sollievo.

«Lo stesso discorso si potrebbe applicare ai film, allora. Visto che mi piacciono i film d'azione allora voglio gettarmi dal ventesimo piano di un grattacielo. O sparare a raffica su un mucchio di persone solo perché sono annoiato. O assassinare chiunque mi capiti a tiro perché mi piacciono i crime. Non funziona così.»

«Amen.» Sospiro. «Tutto questo per dire che devi lasciarli perdere, va bene? Insulto più, insulto meno. Cerco di ignorarli e basta, fallo anche tu.»

«Ci tenterò» risponde. Nient'altro. Ma a me va più che bene perché è già un minuscolo passo avanti in questa convivenza che si sta rivelando un pelo più complicata di quanto credessi.

«D'accordo, allora io vado a letto. Tu preparati psicologicamente per la cena di domani, dovremo stare parecchio vicini, mio caro fidanzatino.»

Lui mi rivolge l'ennesima occhiataccia, peccato che non mi tocchi nemmeno un po'. «Sembri soddisfatta.»

«Oh, ma lo sono. Tu mi torturi con il silenzio, Jordan Baxter? Io ricambierò con tanto, tanto affetto. Fisico. Sogni d'oro, campione.» Rilascio una risatina appagata e sparisco per le scale.

È stata una giornata ricca, strana, pertanto adesso voglio solo stendermi e riposarmi. Non penso verrà a letto adesso sapendo che potrei infastidirlo ancora, perciò credo di avere il via libera.

Recupero le mie cose ed entro in bagno. Come sempre, attuo la mia routine notturna e, con un sospiro, estraggo gli apparecchi dalle orecchie. Sento il mal di testa iniziare a picchiarmi sulla nuca, cosa che mi porta ad accelerare il passo. C'è silenzio intorno a me, un ronzio a malapena accennato, quando ritorno in camera.

Mi sistemo sotto il piumino leggero e recupero il kindle. Non riesco ad addormentarmi, però arrivo al punto di percepire una forte sonnolenza. Mi piace questa fase, mi fa sentire più rilassata, sciolta.

Leggo forse tre, quattro pagine prima di iniziare a sbadigliare ripetutamente. Di sottecchi noto la porta aprirsi, quindi mi affretto a posare il kindle e voltarmi su un fianco. Se vede che sono sveglia potrebbe parlarmi e a quel punto non saprei proprio come uscirne.

Magari dicendogli la verità?

Ignoro la mia coscienza e chiudo gli occhi.

Non so quanto tempo passi prima che venga scossa. Sobbalzo, portando una mano al petto e guardo il ragazzo che mi sta davanti. Ha un cipiglio sulla fronte e mi fissa con fare ovvio e infastidito.

«Che... che c'è?» domando. Non so se urlo o meno, spero di no.

Lui mi parla, sembra annoiato, ma io non riesco a sentirlo, né a leggere il labiale. Mi maledirò sempre per questa cosa. Nonostante ci abbia provato parecchio negli anni, sono una causa persa. Riesco solo a capire "tu". Fine.

Lo fisso come un'idiota senza rispondere e capisco che è giunto il momento. Lui parla di nuovo, ma io sollevo una mano, facendogli cenno di aspettare. Devo sembrargli una perfetta idiota mentre lo guardo imbambolata, spaesata e a corto di idee.

𝐓𝐇𝐄 𝐓𝐑𝐘 𝐙𝐎𝐍𝐄Where stories live. Discover now