Cᴀᴘɪᴛᴏʟᴏ 30

Start from the beginning
                                    

«Mamma siamo qui da due ore e già conosco la metà delle persone.», sussurrò Logan nascondendo le sue parole dietro un sorriso affascinante che faceva illuminare le donne più anziane in un allegro "ma che giovanotto educato!".

«Ottimo. – replicò lei fermandosi di fronte a una ragazza che non poteva avere due o tre anni più di lui – Logan lei è la figlia dell'ambasciatore francese, la signorina Vasseur.», gli spiegò allungando con eleganza il braccio verso la ragazza dai capelli biondi che stava loro di fronte.

Teneva il mento alto e con gli occhi chiari e sicuri lo scrutavano già con l'attenzione di un'aquila, mentre le ciocche lisce le accarezzavano la spalla sfiorando il tessuto verde del suo vestito aderente. Allungò la mano verso di lui, con un sorriso che le stirava le labbra carnose e i braccialetti agganciati all'esile polso tintinnarono con allegria.

«È un piacere conoscerti.», le disse stringendo la sua mano e abbassandosi per lasciare sulla sua pelle un educato bacio che la fece arrossire.

«Puoi chiamarmi Margot.», rispose la ragazza raddrizzando la schiena con eleganza. Margot.

Logan si morse il labbro, per trattenere un'ironica risata che gli corse in fretta su per la gola. La madre gli diede una gomitata, prima di allontanarsi di qualche passo per parlare con un'esponente dell'industria farmaceutica.

«Per quale motivo stai ridendo?», chiese Margot sollevando un sopracciglio e Logan fece ricorso a tutto il suo fascino per rimediare a quell'irritazione che le aveva procurato.

«Nulla, perdonami, è un bellissimo nome. – mormorò – Ti va di ballare?», le chiese rivolgendole uno sguardo persuasivo, studiando il suo viso pallido e ben delineato in quella forma affilata che le conferiva grande fascino.

Margot accettò l'invito di buon grado, lasciandosi irretire dal suo tono mellifluo, dal suo sguardo attento e dal suo sorriso attraente. Logan adorava le attenzioni, darle e soprattutto riceverle, gli piaceva essere al centro dei riflettori, gli piaceva essere desiderato come gli occhi di quella ragazza desideravano restargli addosso. Eppure, al momento, c'era soltanto un tipo di attenzione che avrebbe voluto e l'unica ragazza in grado di insultarlo con il sorriso sulle labbra non era lì per sopperire alle sue mancanze.

Fortunatamente, Margot fu chiamata dai genitori prima che gli saltasse addosso in quell'angolo appartato vicino ai bagni dove l'aveva portato con la scusa del rossetto sbavato che, per la cronaca, disegnava ancora perfettamente le sue labbra. La salutò con un sorriso educato, sotto lo sguardo fiero ed emozionato della madre che li raggiunse appena in tempo e, una volta libero, si allontanò verso l'uscita che si apriva nel curato giardino dell'hotel dove credeva di poter trovare Lucas con il padre, intenti probabilmente a cercare qualche insetto.

L'aria fredda gli colpì il viso, parzialmente riparato dalla sciarpa di lana che si era avvolto attorno al collo, mentre gli occhi scrutavano i piccoli vialetti sotto la luce dei lampioni che nascondevano parzialmente la luce delle stelle. Sospirò, ascoltando frammenti di conversazione dei fumatori che si erano rifugiati lì fuori per poter nutrire i loro vizi, poi tirò fuori il telefono e, poggiandosi al muretto, lesse i messaggi che gli erano arrivati quella sera.

Numerosi studenti chiedevano informazioni sul ritorno all'università, il rettore gli aveva mandato un'ultima mail piena di moduli che avrebbe dovuto stampare e poi Mitch gli aveva mandato delle foto di lui e il suo cane vestiti da Babbo Natale e Rudolph. Rise, rispondendogli, poi, premette su quella chat ormai colma di conversazioni profonde e di imbarazzanti riflessioni che non vedeva l'ora di aprire da tutto il giorno.

Come vanno le feste a casa?, digitò con le dita rosse per il freddo.

Osservò lo spazio sotto il suo nome, accanto a una foto che ritraeva il vermiglio tramonto sul mare, fin quando non comparve una singola parola capace di farlo sorridere. Online.

𝗦𝗼𝗺𝗲𝘁𝗵𝗶𝗻𝗴 𝗡𝗲𝘄Where stories live. Discover now