Cᴀᴘɪᴛᴏʟᴏ 12

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La pioggia aveva smesso di bussare alla finestra di Hunter ormai da un'ora, lasciandosi indietro una minacciosa malinconia e nuvoloni neri che ancora spingevano sul Campus con cattiveria rabbuiando qualsiasi pensiero che Hunter fosse riuscito a partorire in quel lasso di tempo.

Tirò, innervosito, una riga di matita sul bozzetto che stava provando a fare per almeno una delle sculture che avrebbe dovuto realizzare per il Festival e, non contento, iniziò a scarabocchiarci sopra ignorando i continui messaggi di sua sorella che stavano facendo vibrare il suo telefono con insistenza. La pressione che da mesi sentiva intorno alla testa non voleva lasciarlo andare, era come un anello che si stringeva ogni giorno di più impedendogli anche solo di chiudere gli occhi.

Iniziò a premere sempre più forte su quel foglio ormai rovinato, fin quando la punta non si ruppe e riprese a respirare, lentamente, soltanto quando le sue dita si aprirono in modo meccanico per lasciar cadere la matita. Con lo sguardo la seguì rotolare fino alla gabbia dove Siegfried dormiva con serenità.

Dopodiché, Hunter si portò le mani al viso, spingendo sulla pelle con le dita tremanti nel tentativo di poter raggiungere quel gomitolo di fili neri che gli circondava il capo e districarli per trovare un'unica linea di pensiero che finalmente avrebbe potuto dargli pace.

Aveva conosciuto Noel più di chiunque altro, eppure adesso passava i pomeriggi senza lezione seduto su quella scomoda sedia, davanti a quei fogli pieni di segni e cancellature senza senso. Non riusciva a trovare una sola cosa che gli potesse ricordare lui, nonostante l'intera sua vita era stata piena di Noel Sanford, e questo lo faceva sentire così dannatamente in colpa che aveva iniziato a fumare più di quanto avrebbe realmente voluto, pur di trovare sollievo.

Gli tremavano le mani, gli pesava il petto e a volte doveva aprire le labbra per riuscire a respirare, si sentiva vuoto, senza più alcun contatto con la realtà, gli faceva male il petto e il cuore scalpitava sempre più spesso. Era costantemente sull'orlo di una crisi - panico, ansia, qualunque cosa fosse lo stava facendo impazzire - e le lacrime erano sempre lì, agli angoli degli occhi, a minacciare di uscire.

Ricorda, si costringeva a cercare tra la sua memoria qualsiasi cosa potesse aiutarlo, Ricorda. Tutto ciò che riusciva a vedere, però, era il sangue di Noel sparso sul pavimento, era il suo corpo ormai a pezzi, con gli arti piegati in modo innaturale che veniva portato via dai soccorritori, era una coperta calda che gli veniva messa sulle spalle per farlo smettere di tremare, erano gli attacchi di panico durante le notti successive quando ancora lo sognava, erano le domande della polizia in quella stanza vuota e fredda, era il silenzio di fronte al supporto psicologico che avevano offerto loro. Hunter non aveva bisogno di parlare, Hunter aveva bisogno che Noel entrasse da quella porta, con il solito viso corrucciato e lo rassicurasse, ricordandogli il suono della sua voce, che non aveva sbagliato niente e che sarebbe andato tutto bene.

Con una mano accartocciò il foglio ormai inutilizzabile e lo lanciò sul pavimento insieme a tutti gli altri. Siegfried alzò un orecchio, spaventato, quando colpì la sua gabbia.

«Scusami.», borbottò osservando gli occhi neri e acquosi che il coniglio gli stava rivolgendo prima di voltarsi nuovamente verso la scrivania. I fogli stavano per finire, avrebbe dovuto uscire per comprarli, ma trovare la forza di alzarsi quando era da solo era più difficile del pensato.

Noel non aveva lasciato un posto vuoto al bar, un letto spoglio o dei vestiti inutilizzati dietro di sé. Noel aveva lasciato un buco nero che si muoveva per sommergere chiunque gli fosse stato abbastanza vicino per lasciarglielo fare.

E Hunter lo aveva visto quel suo lavoro distruttivo, lo aveva visto su Grayson, su Kimberly e anche su Mitch, nonostante cercasse di non darlo a vedere. Adesso lo sentiva su di sé, sui tremori, sul petto che lottava per tenersi il cuore dentro e sulle pillole che era stato costretto a prendere per l'ansia, per dormire.

𝗦𝗼𝗺𝗲𝘁𝗵𝗶𝗻𝗴 𝗡𝗲𝘄Where stories live. Discover now