CAP. 19

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"Se il tempo si potesse contare sulla pelle
come tutti i granelli di sabbia
che ne hanno solcato la superficie per lisciarla,
saremmo tutti più fragili e soli
di quanto in realtà già non siamo."

Chione

La verità era difficile da accettare per chiunque. Sarebbe stata una stupida battaglia a chi sarebbe stato più forte, più fermo sulle sue decisioni. Arya sapeva che non doveva abbassare gli occhi o avrebbe perso la muta guerra contro gli occhi gridi di Caiel, che la scrutavano dall'alto.

"Allora?" domandò lui, sbuffando ancora. Arya sospirò, senza smettere di guardarlo negli occhi. Prese coraggio per parlare, ma dalla bocca semiaperta non uscì suono. Alla fine si arrese e abbandonò le braccia lungo i fianchi, sbuffando e abbassando lo sguardo. Ascanio alzò gli occhi al cielo, si alzò dalla panchina e tornò all'esterno del tempio, frustrato e annoiato. Adeline si passò una mano sulla fronte pallida e sorrise, divertita. Prima di uscire per la millesima volta, lanciò un'occhiata complice ad Arya, che la pregò di non abbandonarla. Quando anche il suo sorriso tiepido sparì alla sua vista, Arya si voltò verso Caiel, che era pronto per rimproverarla di nuovo.

"Hai intenzione di fare così tutto il giorno? Saranno ore che proviamo questa maledetta cerimonia!" sbottò, infastidito. Il sacerdote li osservava, spazientito e annoiato, ma in attesa di qualche svolta nel pomeriggio che stava volgendo ormai al termine. Arya scosse la testa. "Non ce la faccio, Caiel. Non posso dire cose a cui non credo." Spiegò, nervosa. Le sue dita tremavano dietro la schiena, gli occhi erano lucidi e lei pregava di non piangere. "Non puoi dire una cosa così Arya, santo cielo! Stiamo per sposarci! Non è cosa da poco." Il nervoso di Caiel lo si poteva sentire aderire alla pelle e il suo sguardo sembrava incendiare tutto e tutti. Arya scosse la testa, cercando di lottare contro sé stessa per accontentare gli altri.

"Va bene. Riproviamo. Ultima volta, prometto che sarò brava." Disse e Caiel si addolcì, prendendole le mani e baciandole la fronte. "Ci conto." Arya gli voltò le spalle per uscire dal tempio bianco e pieno di fiori che spesso aveva visitato. Osservò il pavimento di marmo che luccicava alla luce delle centinaia di candele che ne illuminavano la superficie liscia, poi posò lo sguardo sul monumentale ingresso di pietra bianca, decorato da due enormi colonne dorate. Sospirò abbassando lo sguardo sulla gonna bianca e lunga, brillante come una stella quasi spenta, nel momento in cui si illumina di più prima della caduta. Dopo pochi secondi raggiunse l'esterno e venne avvolta da un gelo pungente che la costrinse a stringersi nelle spalle. Lì trovò Adeline che le tendeva la mano, per accompagnarla di nuovo all'interno del tempio.

"Pronta?" domandò lei, aspettando che le prendesse la mano. Arya annuì, esitante e posò lo sguardo su Ascanio, che, guardando nel vuoto, se ne stava in disparte, immobile e freddo come una statua in inverno.

"Andiamo." Sussurrò Adeline, seguendo lo sguardo di Arya e tirandola delicatamente verso l'ingresso al tempio. Ascanio le precedette come da procedura e Arya perse ogni contatto con lui, come sempre succedeva nell'ultimo periodo. Senza nemmeno pensarci più, entrò nel tempio e scorse subito la figura di Caiel, che, quasi impaziente, aspettava ferma il suo arrivo. Appena raggiunsero la gradinata che conduceva all'altare, Adeline cedette la mano di Arya ad Ascanio, che ancora una volta, la prese senza alcuna emozione.

"Io, Imperatore di Silveria, cedo la mano della Principessa Arya Whitecastle al Duca di Ingla Caiel." La mano di Arya fu passata a Caiel e lei si trattenne dal ritrarla a questo nuovo cambiamento. Caiel la prese senza esitazione e aspettò che Ascanio ed Adeline si mettessero ai loro lati prima di voltarsi verso il sacerdote, che aveva avvolto le loro mani da un telo bianco e dorato. Prese la congiunzione delle loro dita e la alzò verso i suoi occhi, socchiudendoli ancora una volta.

Pura Come Neve E Sangue Where stories live. Discover now