2. It seemed more effective than a phone call

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Al ritorno alla base, Soap si era chiuso in un silenzio fitto e imbronciato, totalmente estraneo al suo carattere. Aveva tentato di sfogare quella nuvola d'incertezza nella palestra grigia e spoglia, sperando che il rumore acuto e assordante del metallo dei bilancieri coprisse in parte quel fastidioso ronzio nella sua testa.

Cercò di correre, saltare la corda, prendere a pugni il sacco, ma si sentiva assente, incapace di prendere una decisione che in altre situazioni era stata tanto naturale da non aver intaccato neppure un frammento di quel suo stolido ottimismo.

Quando ormai il cielo nero, gonfio di nubi, opprimeva la stanza oltre le vetrate, si dette per vinto e si concesse il lusso di una doccia. Mentre l'acqua bollente tartassava in un'unica cascata i pensieri febbrili e scioglieva i muscoli tesi e indolenziti, permise a un solo pensiero di farsi strada in quell'ingarbugliato sentire: doveva disegnarla, avrebbe lasciato uscire tutto quello che aveva provato e allora avrebbe visto tutto da una nuova prospettiva.

Giusto?

Dopo cena fumò una sigaretta nell'aria fredda e densa di pulviscolo per riallineare i nervi, poi, col taccuino che pesava come un macigno nella tasca, si convinse ad approfittare del chiasso dello spazio comune per liberare il cervello.

In effetti l'interno del vecchio hangar era un cazzo di girone dell'inferno. Nell'aria satura di tabacco, di risate e di testosterone, tuttavia, Soap trovò la sua pace. Dopo aver colpito qualche spalla in segno di saluto guadagnò, scartando la folla, una delle poltrone in pelle consunta nell'angolo più remoto del capannone, proprio accanto al tavolo da biliardo semideserto.

Si sedette scomposto, gli stivali neri che quasi sfioravano la lampada a piantana poco distante, e finalmente tirò fuori il suo taccuino. Chiunque l'avesse visto dal di fuori l'avrebbe chiamato in altro modo, diario molto probabilmente, data la mole di informazioni assolutamente triviali riportatevi, in calce a centinaia di schizzi di bellissima fattura.

Cominciò a tracciare qualche linea, dapprima timidamente, le orecchie che ronzavano al fragore delle risate e al clang delle bottiglie in vetro. Avrebbe voluto riuscire a mettere a fuoco chiaramente quello che aveva appena intuito muoversi dietro quei chiari occhi d'ambra, quei sentimenti complessi e trattenuti.

Così i movimenti della mano divennero febbrili, più di lei disegnava, più voleva catturare, le onde dei lunghi capelli sfiorare le orecchie, lo stetoscopio nero segnare il collo sottile, il volto affilato, il naso dritto, le dita piccole toccare il tatuaggio sul suo braccio.

Batté le palpebre come inebetito, le dita doloranti e si chiese se fosse accaduto davvero o se avesse semplicemente fantasticato di un incontro mai avvenuto, un'intimità mai sentita.

D'improvviso il peso che si era appollaiato allo schienale della poltrona lo fece trasalire rubando alle labbra un'imprecazione oscena e assolutamente scozzese.

- Oh... sei fottuto, amico. – ridacchiò Gaz oltre la sua spalla, gli occhi nerissimi che scrutavano avidamente le pagine del giornale e il volto giovane e amabile aperto in un largo sorriso.

- Ti diverte? – lo liquidò Johnny, le labbra arricciate dalla disapprovazione.

- Dai, Soap. Non è la prima volta che una donna ti fa girare la testa, non capisco perché tante moine, invitala a uscire e basta. –

Anche se il suo tono petulante lo stava infastidendo, Gaz aveva ragione. Johnny aveva sempre saputo di essere attraente, così come sapeva di esserlo Kyle e, più spesso di quanto ricordasse, avevano sfruttato questa sicurezza a loro vantaggio.

- Non avrai paura di innamorarti, vero? Amico, ascolta un idiota, se succede, buon per te, altrimenti ti sarai fatto una bella scopata. – chiosò al suo mugugnare.

Wait for me || John "Soap" MacTavish (Call Of Duty) x OCWhere stories live. Discover now