🌺 𝑪𝒂𝒑𝒊𝒕𝒐𝒍𝒐 𝒕𝒓𝒆𝒏𝒕𝒐𝒕𝒕𝒐 🌺

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🌺 𝓑𝓮𝓵𝓵𝓪𝓭𝓸𝓷𝓷𝓪 🌺




𝙻𝚊 𝚖𝚒𝚊 𝚐𝚒𝚘𝚛𝚗𝚊𝚝𝚊 𝚜𝚌𝚘𝚛𝚛𝚎,
𝚖𝚊 𝚜𝚎𝚗𝚣𝚊 𝚝𝚎 𝚎̀ 𝚌𝚘𝚖𝚎 𝚌𝚊𝚛𝚝𝚊 𝚜𝚎𝚗𝚣𝚊 𝚒𝚗𝚌𝚑𝚒𝚘𝚜𝚝𝚛𝚘.
𝚂𝚘𝚛𝚛𝚒𝚍𝚘, 𝚙𝚊𝚛𝚕𝚘, 𝚜𝚝𝚞𝚍𝚒𝚘...
𝚖𝚊 𝚎̀ 𝚝𝚞𝚝𝚝𝚘 𝚊 𝚖𝚎𝚝𝚊̀,
𝚙𝚎𝚛𝚌𝚑𝚎́ 𝚝𝚞 𝚖𝚊𝚗𝚌𝚑𝚒 𝚒𝚗 𝚘𝚐𝚗𝚒 𝚖𝚒𝚊 𝚌𝚘𝚜𝚊 𝚎 𝚊𝚣𝚒𝚘𝚗𝚎.

𝚃𝚞𝚊, 𝙻𝚒𝚟𝚒𝚊




       "Sì". Quelle due lettere pronunciate dal freddo Capitano, furono un tormento per tutto il tragitto in auto verso il Bosco reale. Una sorta di vortice marino che non smetteva di farmi girare e annegare nelle mie stesse angosce e paure, accentuate anche dal silenzio tombale di Dante che non aveva fatto mai nulla per mitigare quel mio malessere. E una volta arrivati, mi ritrovai a sospirare già stanca e disillusa nonostante fossero solo le nove del mattino. Agognando la fine di quella giornata, come l'aria che respiravo.

L'essere uscita all'aria fresca dopo tanto tempo era stato sia un toccasana che una frustata. Ma non appena vidi il professor Gollum e Angela venirmi incontro in tutta la loro spavalderia non richiesta, mi sentii definitivamente lo stomaco sotto sopra per la nausea.

«Signorina Nasti, è tornata tra noi in carne e ossa! Non sapevo che la mononucleosi potesse essere tanto debilitante. Mi auguro lei sia guarita del tutto, adesso». Tra tutte le malattie "leggere" esistenti al mondo, mio padre proprio la malattia del bacio doveva andare a scegliere per giustificare la mia "situazione"...

«Non si preoccupi professore, non ci sarà nessun cluster epidemico, se è questo che la preoccupa. Sono in perfetta salute». Beh, il mio essere uno zombie a parte, chiaramente. Sorrisi a denti stretti celando al meglio quell'ostilità da lui ampiamente ricambiata.

«Spero lei abbia preparato una presentazione accattivante allora, perché sa come sono le commissioni importanti, no? Avide di cervelli gaiardi e capaci!» Però, era fiducia o una stilettata quella?

«Stia tranquillo, non ho nessuna intenzione di sprecare questa opportunità» piegai le labbra serrate all'insù, cercando di non soffermarmi troppo sul cravattino osceno che indossava sopra quel completo blu casual all'inglese. Chaplin aveva decisamente più stile!

«Ah beh, questo avrà modo di dimostrarlo fra cinque minuti esatti. Si tenga pronta». Il suo ghigno disgustoso si ritirò non appena guardò alle mie spalle e, inforcando gli occhiali, si diresse verso il piccolo palco allestito nel giardino Reale di Capodimonte, per dare inizio alle danze.

Se non fosse stato per Dante che mi fissava come un demone da lontano e il vomito imminente che minacciava di sconquassarmi sia l'anima che il corpo, mi sarei volentieri distratta dall'ansia osservando le meravigliose bancarelle e attrazioni preparate in occasione di quell'evento culturale universitario. Perché capitava davvero troppo di rado, ormai, che si organizzassero progetti, giornate d'orientamento e conferenze per l'ambiente, così minuziose e costruttive. Al centro del maestoso giardino, tutto contornato da alberi, fiori e piante rigorosamente catalogati, vi era un palchetto ricoperto da un drappo verde di erba sintetica, dei faretti strategici, apparecchiature per le riprese delle dirette streaming e Tv e tante sedie nere ordinate per nome. Attorno invece vi era un'inaccessibile muraglia di agenti in divisa e in borghese che avrebbero garantito la sicurezza della sottoscritta e di quella maggioritaria della commissione sindacale, mentre il cielo azzurro faceva da sfondo alle svolazzanti bandiere italiana, europea e Borbonica. Sembrava tutto perfetto ed entusiasmante, ma - come al solito - la mia fantastica sfortuna non volle farmi godere a pieno di tale privilegio e divertimento.

𝑴𝒚 𝒂𝒓𝒎𝒆𝒅 𝑭𝒍𝒐𝒘𝒆𝒓Where stories live. Discover now