14. La fortezza

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Di una cosa era certa: non avrebbe permesso di nuovo a qualcuno di aprire la sua cella senza che lei riuscisse a scappare via e correre a liberare Saleem.
«Allora...come credi che riusciremo ad andarcene da qui?» la voce di quest'ultimo riecheggiò nel vuoto, riempiendo ogni spazio circostante in echi profondi. «Non lo so» ammise frustata, ripensando al suo ultimo saluto con George. Non era riuscito a inseguirla? Oppure si erano persi per il deserto? Era riuscito a ritrovare Koraline, Cal e il camper?
«Perché hai deciso di ricacciarti in questo guaio?» deviò appositamente quell'argomento. Era troppo pericoloso e non era ancora pronta ad ammettere, proprio a lui, tutte le ragioni del suo ritorno. «Sai ogni quanto fanno la ronda?»
«No. Per ora l'unica cosa che so è che vengono almeno una volta al giorno nella mia cella» rabbrividì al quell'informazione. Chissà a quali torture l'avevano sottoposto durante quelle orride settimane.
Strinse i pugni nel ricordare tutti gli sguardi carichi di astio che Karim lanciava spesso al suo superiore.
«Giuro che la pagherà per tutto questo» promise, traendo un sospiro che le riscaldò le mani.
«Non ti ricordavo cosi violenta» non riuscì a decifrare il suo tono, se era ironico o meno. Ma immaginò che quella ormai era solo una piccola parte rispetto a tutte le cose che non sapeva più di lei.
Da quando era arrivata alla tenuta, quel giorno, Skye parve ricordare di essere stata sempre e soltanto violenta. In tutti i modi possibili.

Non voleva riprendere il discorso del Palazzo, non quando non poteva neanche guardarlo in faccia. Quindi, anche se detestava farlo, cambiò di nuovo argomento. «Sono sempre gli stessi a venire quaggiù?» quanti soldati aveva Maicol a disposizione? Perché non erano a sorvegliare i confini piuttosto?
«Ho visto sempre e solo loro due da quando mi hanno portato qui» ribatté conciso.
Proprio in quel momento, sentirono dei passi frettolosi provenire dal corridoio. Qualcuno si avvicinava correndo verso la loro direzione. Entrambi si azzittirono di colpo protendendo le orecchie. Per evitare che la oltrepassassero e andassero ancora da Saleem, urlò. «Se hai coraggio prenditela con me una volta per tutte!» voleva attirare tutta la sua attenzione. Rispetto alle condizioni in cui forse era il suo superiore, avrebbe sicuramente retto qualche colpo.
«Skye!» obiettò contrariato.
Lo ignorò, battendo forte le mani sull'acciaio della porta, smise solo quando sentì delle chiavi, tremanti dall'urgenza, entrare nella toppa.
Si preparò al peggio. Si mise in posizione di attacco, fletté entrambe le ginocchia e portò gli avambracci all'altezza del viso pronta ad incassare qualsiasi colpo.
«Sei solo uno a cui non piace perdere» lo provocò, dall'altra parte Karim non replicò. Quando la porta si aprì stridendo, Skye corse fulminea verso la sua direzione, come un toro che aveva appena visto sbandierare un tessuto rosso.
Con una spallata lo gettò a terra.
«Cazzo» mormorò quando entrambi ricaddero con un tonfo a terra. Si alzò dal suo petto pronta per sferrargli un pugno in pieno viso, afferrandolo per il colletto lo tenne stretto e...
«Giuro che...» si fermò. Rimanendo con un pugno bloccato a mezz'aria. Strabuzzò gli occhi dalla sorpresa e la sua bocca formò una grande "O'' per via dello stupore.

Davanti a lei aveva due paia di occhi azzurri come l'orizzonte del mare. La fissavano sgranati, ampi sembravano aprirsi ogni istante sempre di più. Occhi che scivolando prima sul suo pugno rimasto ancora fermo ed infine sulla sua faccia. Vide spuntare sull'uomo un sorriso che le tolse qualsiasi ombra di dubbio.
Colui che rimaneva steso sotto di lei era diverso da come lo ricordava. Più magro con zigomi decisamente più pronunciati, la sua carnagione inoltre, aveva assunto un colore pallido per via della mancanza con il sole diretto. Sulla sua pelle vi erano scie di sangue rappreso, precisamente sulle guance e sulle nocche. I lunghi capelli biondi che richiudeva spesso in una coda bassa erano spariti del tutto. Al loro posto vi era solo una testa maldestramente rasata, con ciuffetti di varie dimensioni che sbucavano da ogni lato. «Pierre» farfugliò prima di stringerlo in un caloroso abbraccio.
Nonostante sapesse non avessero molto tempo per quello, lo strinse forte come se non ci fosse alcun domani.
Perché infondo era proprio cosi.
Forse per loro non ci sarebbe stato un domani. 

REVENGEWhere stories live. Discover now