12. Il vuoto rispose

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I ghigni dei due soldati svanirono quando arrivarono di fronte ad un'enorme palazzo incastonato sotto ad un monte che si stagliava verso il cielo. Alto com'era alta la Torre.
Socchiudendo gli occhi, una volta che tutta la sabbia cadde a terra, Skye vide che non era affatto un semplice palazzo. Bensì qualcosa che assomigliava più ad una fortezza.
Le pareti esterne sembravano fatte in acciaio che risplendeva sotto alla luce solare, probabilmente anche sotto alla luna. A tenerlo ben nascosto era il monte stesso che lo circondava, racchiudendolo come in un abbraccio. Come se la fortezza fosse una perla preziosa.
I due non persero tempo ad afferrarla per i cappi intorno ai polsi, facendola scendere frettolosamente dal blindato che si era fermato nel frattempo.
Quando gli stivaletti misero piede a terra, perse l'equilibrio e cadde rovinosa sulla sabbia cocente.
«Su. Andiamo» comandò spazientito il vecchio guidatore.
«Questa qui non si regge neanche in piedi» sghignazzò l'altro. Come se la fame e la stanchezza fossero due cose che lo divertivano invece di impietosirlo. Non perse tempo ad afferrarla per un braccio, costringendola in modo brusco a rimettersi in piedi.
Nel farlo Skye si diede una veloce occhiata alle spalle, chiedendosi se George, Cal e Koraline fossero riusciti a seguirla o avessero perso le loro tracce. O peggio ancora, non li avessero proprio visti lasciare Nuova Capitale.
«La Regina eh» scherzò l'uomo dagli occhi azzurri, entrambi la condussero sbrigativi verso la porta principale, sfoggiavano un sorrisetto ostile incredibilmente soddisfatto.
Quando furono prossimi all'ingresso, alzò il naso diritto verso le mura luccicanti. Da vicino, perfino quell'acciaio sembrava corroso. Il deserto non risparmiava nessuno.

Come aveva fatto Maicol a conoscere quel posto? Gliel'aveva forse confidato Gor in passato?

Anche se spaventata, capì che una fortezza come quella era decisamente un posto perfetto per imprigionare un Re.
Al solo pensiero il suo cuore sembrò saltellarle nel petto. Forse proprio lì, nascosto da qualche parte, c'era il suo Re e Saleem.
Ronald, Joseph, Lama, Wave... erano tutti lì dentro?
Se fosse stato così, doveva decisamente capire dove li tenevano prigionieri. Guardando di sbieco il sorriso glorioso del soldato, sperò la conducesse proprio da loro.
«Ma almeno sai che aspetto dovrebbe avere una vera Regina?» colui che le camminava alle spalle la spinse in avanti e rise compiaciuto quando incespicò. A quella provocazione, inevitabilmente i suoi pensieri finirono alla notte del falò e al vestito argentato che aveva indossato che illuminava così tanto la notte da sembrare essere fatto pieno zeppo di stelle.
Infine la sua mente le giocò il brutto scherzo di farle ricordare anche il volto di Constance. Tutto in lei, dal suo portamento regale alla sua innaturale bellezza ed eleganza urlava che fosse una Regina.
Non represse il sorrisetto crudele che affiorò sulle sue labbra secche quando ricordò il suo corpo che cadeva giù dalla terrazza del Palazzo. Nonostante stesse rimembrano qualcuno che aveva ucciso lei stessa, ne rimase stranamente imperturbabile.
Forse perché quella era stata l'ultima volta che sentiva di aver avuto il controllo e il comando su qualcosa nella sua vita. L'ultima volta in cui aveva avuto la vittoria dalla sua parte.
E anche l'ultimo momento prima di perdere tutto.
Da allora, tutto il suo mondo le era scivolato via dalle dita, non era più riuscita ad aggrapparsi a niente. Stringeva il vuoto nella speranza di riafferrare di nuovo qualcosa.

«Regina o no, vedrai che qui sarai solo un pezzo carne succulento, non verrai sprecata, bambolina» cantilenò il soldato assonnato.
Si limitò ad evitare di mostrare quanto quel commento raccapricciante la disgustasse.
Tenne la testa alta e il collo diritto mentre fecero gli ultimi passi che li separavano da quell'enorme portone in quercia.
Immaginò che una Regina avrebbe fatto anche quello. Dimostrassi inattaccabile.
Notò altre due guardie, entrambe le lanciarono occhiate incuriosite seppur non scomposero il loro busto rigido in quella che era la solita postura da soldato in allerta. Prima che uno dei due potesse porre inutili inconvenienti, aprirono il portone e spostarono lo sguardo interrogativo sui loro colleghi, attendendo taciturni delle spiegazioni.
«E questa qui chi è?» domandò impaziente uno di loro. Era più snello dell'altro, più alto e aveva la carnagione più scura. A quanto pareva aveva anche la parlantina più pronunciata.
Nella sua vita Skye non si era mai sentita bassa, tranne di fronte alla sua sagoma slanciata. Era cosi alto che il suo collo protestò quando si accinse a guardarlo di rimando.
«Dice di essere una Regina» ghignò l'uomo che manteneva ancora i suoi ceppi.
Tutti e quattro risero divertiti da quella risposta. L'uomo alto fece un cenno distratto di testa verso quella che parve l'entrata. Si era preso la briga di ignorarla completamente. Come se Skye non fosse nessuno, né una donna, né una Regina e nemmeno un essere umano.
Piuttosto era come se l'avessero già schedata a priori come una degenerata. Un folle.
Non ci pensò ulteriormente. Decise che l'opinione che i due uomini si erano fatti di lei, infondo non le importava poi granché. Entrando, si ritrovò in un corridoio sottile e privo di qualsiasi luce naturale. Se non avesse appena visto con i suoi stessi occhi il sole essere alto nel cielo limpido, avrebbe stentato a credere a quell'insolito buio.
Si lasciò alle spalle le risate degli uomini, anche se decise di non darlo a vedere, Skye annaspava in cerca di terreno ad ogni passo nella scarsa luce. Si chiese come avesse fatto a vivere nel Villaggio per tutto quel tempo.
I due dietro di lei, che la stavano scortando attenti come falchi, sembrarono ballerini in confronto a lei. Sapevano esattamente dove mettere i piedi, come spostarsi e perfino quando parlare. Come se fossero nati in quei corridoi.

REVENGEWhere stories live. Discover now