4. Miglia

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Nella sua vita erano successe un sacco di cose strane e per niente preventivate.
Una delle quali, era stato proprio il salvataggio di Saleem durante la serata dello spettacolo.
O il suo arruolamento.
O anche il fatto che aveva dovuto uccidere una vera e propria Regina.
E infine si era innamorata di un Re che tra l'altro pensava suo nemico.
Tutte quelle cose, messe insieme erano surreali. A quella lunga lista però avrebbe dovuto aggiungere anche quella di George sorseggiare del tè nel suo soggiorno di Dover.
Era stata sua madre a fare gli onori di casa e a invitarlo ad entrare, una volta servitogli il tè però non aveva smesso un attimo di ronzare intorno a loro in cerca di informazioni su come si fossero conosciuti.
Effettivamente non era solito vedere un uomo sulla quarantina bere tè da una tazzina rosa con ancora indosso la divisa del Villaggio, ovvero la solita canottiera nera e i pantaloni mimetici verdi che aveva indossato anche Skye una volta. George era sporco da cima a piedi e aveva tutta l'aria di aver appena attraversato una tempesta di sabbia a piedi e avesse camminato fin lì.
Incurante delle occhiate curiose di sua madre però, il soldato la guardava con un sorriso smagliante che prometteva avventure strepitose e pericoli imminenti. Skye fremeva nell'attesa che Grace girasse alla larga per storcergli tutte le informazioni che poteva. Ad esempio, com'era arrivato fin lì? come sapeva dove abitava? ma soprattutto, aveva un modo per riportarla indietro?
Skye non era mai stata così felice di rivederlo, ed entrambi erano impazienti e impacciati nei loro posti troppo stretti mentre cercavano il momento giusto per poter parlare in santa pace.
«Quindi? Come vi siete conosciuti?» ripeté la domanda Grace, come se la prima volta entrambi non l'avessero sentita. Posò un vassoio colmo di biscotti zuccherati sul tavolino in mezzo a loro.
Immaginò che anche sua madre moriva dalla curiosità di saperne di più. Lo strano individuo che si era palesato fuori alla sua porta, era alquanto malconcio e denutrito eppure non poteva smettere di guardare quell'uomo entusiasta di poter scoprire qualcosa di più su ciò che era successo a sua figlia. Oppure capire che tipo di rapporto c'era tra di loro.
Rispose l'uomo prima che la figlia potesse prendere fiato per parlare. «Siamo amici di vecchia data»
Spiegò senza divagare troppo. Allora Grace puntò i suoi occhi chiari sulla divisa malandata e guardò la figlia, chiedendole silenziosamente ulteriori spiegazioni.
«Ci siamo conosciuti a Parigi» mentì lei e prima che potesse porgerle ancora altre domande, trillò «Lì in accademia gli avevo promesso che gli avrei fatto assaggiare la torta al burro che cucinavi. Per caso potresti?...» Grace batté le palpebre più volte e guardò il soldato che sottolineò subito «Oh si. Mi ha parlato benissimo della vostra torta al burro» nascose un sogghigno mentre reggeva il gioco dell'amica.
Dopo un lungo attimo di esitazione, sua madre annuì frastornata. Di tutte le cose che si aspettava di ottenere, quella immaginò fosse l'ultima. Tuttavia non voleva essere scortese verso il suo nuovo ospite, quindi acconsentì a quella richiesta seppur un po' scettica. «Certo... devo solo... andare...andare a comprare il burro ecco» incespicò nelle sue parole. Skye pensò che il market non era molto distante da casa loro. Ma anche solo venti minuti sarebbero andati bene affinché George potesse raccontarle tutto.
«Ottimo direi» sentenziò Skye sorridendogli fin troppo allegra. «Aspetterò per mangiarla» commentò George. La madre annuì ancora mezza interdetta e si alzò afferrando il cappotto e il capello di lana dall'attaccapanni accanto all'ingresso. Lanciò un ultimo sguardo nella loro direzione, finse un sorriso educato e chiuse la porta d'ingresso dopo essere uscita.
Entrambi attesero per sicurezza svariati minuti, che parvero interminabili, prima di riprendere parola. Fu allora che, incapace di intrattenersi oltre, domandò d'impeto «Come sei arrivato fin qui?» si avvicinò a lui e si accomodò sul bracciolo della loro poltrona.
George si allungò per afferrare un biscotto e solo guardandolo da vicino, Skye si rese conto di quanto fosse stremato il soldato.
D'un tratto, tutta l'euforia nel vederlo sparì, lasciando posto alla preoccupazione.
«Hai bisogno di qualcosa? Un bagno caldo forse? Qualcosa di consistente da mettere sotto ai denti?» corresse subito la sua domanda nel vederlo divorare ad occhi aperti tutti quei biscotti. Non voleva offenderlo, ma lei stessa aveva vissuto nel Villaggio e aveva conosciuto cos'era la fame. Il soldato annuì e posò l'ultimo biscotto.
«Sarebbe...grandioso» rispose deglutendo. Poi la guardò desolato. «Giuro che poi ti racconterò tutto» non voleva si scusasse per quello, era un suo diritto riposare e chissà per quanto aveva viaggiato. Skye fece un gesto di mano per lasciare andare il discorso e saltò in piedi, conducendolo nella cucina collegata al soggiorno da un piccolo arco.

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