6. Confini

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Sentì una piccola carezza sul viso, cosi lieve da essere a malapena percepibile.
Aprì pigramente un occhio, e ci mise un po' a riconoscere il viso sfocato di Koraline davanti a lei. Raggi di sole le sfioravano la guancia, evidenziando il livido sulla mascella. Il suo corpo era indolenzito e probabilmente era a causa che sentiva in pieno la strada piena di fossi che stavano percorrendo, quasi l'avesse avuta direttamente sotto di lei e non vi fosse stato il materasso e il pavimento ad attutirla.
Sì issò lentamente e Koraline seguì il suo movimento in simbiosi.
«Buongiorno» mormorò con voce ancora impastata di sonno.
Dall'altra parte del camper, George e Cal le lanciarono un veloce sguardo. Nel frattempo si erano invertiti, e a tenere la guida era il suo amico di infanzia e non più il soldato.
«Buongiorno» sussurrò la dama in risposta. Aveva per lei milioni di domande, ma partì dalla più semplice. «Come stai?» a volte sembrava inutile chiederlo soprattutto in periodo di guerra, ma si sentì comunque di farlo. «Me la cavo. E tu piuttosto? Credevo che Maicol avesse utilizzato una scusa e che in realtà... ti aveva spedita chissà dove» prese a giocare con l'orlo della sua gonna. Già infondo ancora non capiva perché l'aveva risparmiata. Teneva cosi tanto a Yuri da non averla uccisa per quell'unica ragione?
Notò che la sua amica era vestita ancora come quando l'aveva vista per l'ultima volta. «Invece mi ha davvero rispedita a Dover. Sapeva che sarebbe stato più doloroso della morte portarmi lontana da voi» rifletté infine, abbassando tutte le difese. Koraline sospirò pensierosa. «Ho un cambio qui» si alzò e frugò nel borsone su un piccolo ripiano, le lanciò infine il pantalone di una tuta e una felpa, non era chissà cosa, ma almeno le avrebbe dato un aspetto migliore.
Aveva sangue secco, stracci, tessuto bruciato sul suo vestito. E con il viso in quel modo, dubitava che se qualcuno li avesse fermati li avrebbe lasciati proseguire facilmente. Annuì accigliata e afferrò i vestiti, chiudendosi subito dopo nel piccolo bagno stretto del camper.
«Sai che fine hanno fatto gli altri?» domandò speranzosa, aspettandola dall'altra parte della porta. Ci fu un momento di silenzio, in cui si sentì soltanto l'abito pesante che aveva portato per settimane scivolare sul pavimento con un fruscio.
«Maicol ha preso tutti, vivi. Ha sguinzagliato tutti i suoi soldati su di noi» spiegò con una voce che minacciava tempesta, ma stava provando a controllarsi.
«Stavo aiutando Ronald a scappare quando ci hanno accerchiato due nemici. Poco dopo, sono intervenuti i miei fratelli» ricordò i due soldati, uno di loro assomigliava molto a Cal.
«E grazie a loro se sono riuscita a scappare...Gli altri non saprei dove li hanno portati, ma fra le vittime del Palazzo non c'erano» le si spezzò il cuore all'idea di vedere Koraline aggirarsi nei giardini reali e osservare tutti i cadaveri a terra, sperando che nessuno di loro fosse un suo amico. Le venne la pelle d'oca e quando riaprì la porta del bagno, combatté l'impulso di riabbracciarla. Non lo fece soltanto perché vide l'amica che stava combattendo contro all'impulso di piangere, e non voleva non esserle d'aiuto.
Sì sedettero a terra, dietro ai due sedili.
George fece un lungo sbadiglio prima di rivolgersi a Skye.
«Allora, pronta per sentire il piano?» le chiese finalmente. Lei annuì lentamente, con ancora l'immagina dell'amica che controllava i morti impressa nella mente. Perfino Cal si voltò verso il soldato interessato, solo quando il camper stava per deragliare dalla stradina che stavano percorrendo, si concentrò di nuovo sul percorso.
«Bene. Il nostro piano, è quello di non avere un piano» sentenziò infine. Skye fu tentata di riprendere il colletto della sua camicia e inveirgli contro, ma suppose non fosse una buona idea, dopotutto era grazie a loro due se lei era riuscita ad arrivare fin lì. Le segnaletiche iniziarono ad annunciare l'autostrada, e fu lieta quando intrapresero una strada larga e asfaltata e il camper non ebbe più gli scossoni che l'avevano svegliata.
«In che senso?» domandò nascondendo una punta di rabbia. George sembrò accorgersi del suo cambiamento d'umore, per questo smise di fare il vago e rispose «Non abbiamo fondi e non sappiamo dove indirizzarci. Una volta arrivati lì, c'è solo una vecchia base dove possiamo andare, una che sta ai confini. C'avevamo trovato un elicottero quando ti cercavamo, e non l'abbiamo mai messo in funzione per evitare che Icaro...» diede uno sguardo a Koraline e Skye e si corresse «Per evitare che ci trovassero insomma» evidentemente durante il loro viaggio Koraline l'aveva aggiornato su tutta la verità sul Palazzo e il Re.
Un elicottero...con quello sarebbe stato decisamente facile trovare le guardie di Maicol sul territorio, ma come avrebbero potuto nascondersi dalla loro vista? e soprattutto, chi sapeva guidare un elicottero?
«Quando siamo scappati, le guardie iraniane stavano usando parte dell'arsenale del Palazzo. Era evidente per lo stemma reale, L'Aquila era inequivocabile» spiegò e solo allora ricordò che Yuri, Ronald e Pierre erano andati al Golfo per evitare che le navi piene di carichi e munizioni nemiche attraccassero nel suo regno. Era successo quando lei era andata a cercare Edwin. Maicol si era quindi trovato costretto ad utilizzare l'equipaggiamento di Yuri, dubitava che ormai avesse altri ostacoli via mare, in quei giorni aveva sicuramente fatto rifornimento.
«E come pensi di guidare un elicottero?» chiese Cal dando voce ai suoi pensieri, ricevendo un'occhiataccia da George. «Sono stato un soldato, so fare tante cose di cui nemmeno immagini l'esistenza» ringhiò, l'amico al suo fianco si grattò la nuca confusa e fischiò.
«Pensiamo in positivo. Se mai riuscissimo davvero a trovarli, che faremo? come pensiamo di agire?» prese parola lei interrompendo i due, stava davvero prendendo in considerazione l'opzione dell'elicottero?
«Ammesso che l'abbiano lasciato ancora lì» sottolineò Koraline scettica.
«I confini sono sicuramente sorvegliati ma soprattutto nelle prime settimane, la maggior parte dell'esercito sarà occupato verso il Golfo, il popolo e...i prigionieri. Forse abbiamo buone probabilità di ritrovare l'elicottero ancora lì. Dopotutto loro cosa ne avrebbero fatto?» spiegò George poi si rivolse a Skye con occhi elettrizzati.
«Una volta individuati non ci resta che combattere per liberarli» le fece l'occhiolino e sorrise, euforico all'idea di spaccare qualche testa.
Tutti gli altri invece erano decisamente un po' meno convinti del piano.
Skye era già entrata in un edificio, aveva combattuto con Wave e Joseph per stanare Edwin. Si costrinse a non ricordare la pallottola nel suo cranio, scosse la testa e provò a concentrarsi sul presente.
"Mia liberatrice, vendicami"
Ripensò lo stesso alle sue ultime parole, nonostante tutte le miglia di distanza era quello che avrebbe voluto fare. Ma contrariamente da quella volta, non avrebbe dovuto uccidere il Re che cercavano, bensì portarlo in salvo.
«Cerchiamo di recuperare quante più persone possibili e poi...vedremo come fare per scappare e progettare un altro piano» disse George grattandosi il mento con una mano.
«Insomma se un Re uccide un altro Re, in automatico il trono spetterebbe a lui, non funziona così?» chiese conferma Cal. Koraline annuì dicendo «Sì qualcosa di simile».
Non era un piano valido, faceva acqua da tutte le parti. Probabilmente, seguendolo, sarebbero morti ammazzati tutti. Ma nel frattempo non potevano starsene con le mani in mano e guardare come tutto il loro mondo andava a rotoli.
Né Skye poteva rassegnarsi all'idea di salvare le persone che amava.
«Ma dimmi un po', tu sei proprio sicuro di volerti unire a noi?» chiese Koraline imbronciata rivolta verso il suo amico di infanzia. A nessuno a quanto pareva piaceva l'idea di avere Cal fra i piedi, sebbene qualsiasi mano in più poteva essere essenziale al contempo poteva rivelarsi anche un punto debole. Qualcosa da proteggere.
Differentemente da lui, tutti loro avevano una ragione per combattere.
Cal invece no.
Lui evitò di guardarla mentre percorreva l'autostrada. «Sebbene le mie ragioni siano diverse dalle vostre, non è detto che io non ne abbia nemmeno una» a quella rivelazione nessuno replicò.
«Cosa potremmo fare nel frattempo che arriviamo ai confini?» mancavano almeno due giorni di viaggio, senza contare le soste. George batté le mani fra loro, sfregando i palmi l'un l'altro.
«Oh Skye, che domanda stupida» la guardò incredulo e le rivolse un sorriso smagliante.
«Dobbiamo allenare queste due teste di rapa. Allenarci il più possibile perché una volta arrivati lì, non crediate che potrete nascondervi o evitare di scontrarvi con qualcuno» annuì concordando.
Koraline sospirò per niente allertata dall'idea mentre Cal si limitò a non dire nulla al riguardo.
«Bene» sentenziò lei alzandosi in piedi. Tutti la fissarono.
«Do io il cambio alla guida a Cal. George sei molto più esperto di me, confido nel tuo insegnamento» l'amico non perse un attimo prima di alzarsi e afferrare per il cappuccio la nuova felpa che aveva prestato a Koraline. Cal invece lanciò un occhiata a lei che stava in piedi al suo fianco.
«Sai vero che non potremmo darci il cambio mentre guido?» disse sarcastico. Lei annuì e le indicò la corsia d'emergenza al fianco della loro carreggiata.
«Fermati e ci cambieremo di posto a volo» la guardò per capire se era seria, poi quando capì lo fosse davvero, sospirò e accostò nella corsia d'emergenza.
«Okay» strascicò la voce. Quando fermò il veicolo si diedero velocemente il cambio, e prima che potesse andare da George gli disse «Non credere che non ti farò allenare notte e giorno. Hai bisogno di saperti difendere. Ma sappi che in qualsiasi momento sarai libero di andartene» la notte prima gli aveva mentito sull'orario della partenza perché sperava di non vederlo al suo fianco nella guerra. La sola idea che Maicol potesse portargli via anche lui era insostenibile. Il suo amico in quel momento, rappresentava solo l'ennesimo suo punto debole. E Skye era stanca di sentirsi debole. Di perdere.

REVENGEWhere stories live. Discover now