Cᴀᴘɪᴛᴏʟᴏ 20 ✞︎ [𝑽 𝒊 𝒄 𝒕 𝒐 𝒓]

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«Scusami. - sospirò Julian lanciando ancora un'occhiata oltre il viso di Victor - C'era una persona che adesso vorrei evitare.», il ragazzo capì esattamente quello che intendeva.

Anche se lui e Julian erano amici non da molto, gli bastò poco tempo per comprendere quelle relazioni che tesseva con filo avvelenato con i ragazzi del Campus disposti a farlo. Victor non capiva quale fosse il suo motivo per vendersi in questo modo, ma era chiaro che li cercava in maniera così disperata da far male.

«Bastava dirgli di no.», rispose.

Il problema non fu baciare Julian, aveva espresso più volte quanto gli piacesse e come era riuscito a sedurlo, ma farlo così preso alla sprovvista scombussolò quell'equilibrio che Victor preservava con scrupolosa attenzione.

Julian rise, ma la sua risata aveva un retrogusto isterico che Victor riuscì a cogliere soltanto per pochi istanti. Era nervoso, sembrava stesse camminando scalzo su degli aghi arrugginiti, lo vedeva dalle spalle contratte e dagli occhi spalancati. Doveva essere successo qualcosa dopo la riunione che l'aveva lasciato in bilico su un filo teso sopra l'oblio e adesso lottava per rimanere in piedi senza volere l'aiuto di un'asta.

«A lui? A lui non basta dire di no. - sibilò Julian, ma Victor non fece in tempo a chiedere spiegazioni prima che continuasse - Che c'è, non hai mai baciato nessuno?», gli chiese incrociando le braccia al petto.

«No.», rispose Victor che ancora stava pensando a quella prima fase con un brivido di inquietudine a corrergli lungo la schiena. L'espressione di Julian si ammorbidì.

«Cazzo...Scusami, Vic.», disse facendo spuntare una buffa fossetta in mezzo alla fronte, tra le sopracciglia.

«Non importa.», lo rassicurò, guardando poi il lago di alcol dove le loro scarpe stavano affondando.

«Vado a prenderti un altro drink.», si propose Julian seguendo il suo sguardo e poggiandogli una mano sulla spalla come per darsi la spinta che gli serviva per riprendere a camminare.

«No, non preoccuparti. - provò a dire, ma Julian non lo sentì - Davvero, non lo voglio, Julian!», urlò verso quella figura che continuò il suo viaggio tra la folla senza fermarsi. Era instabile sulle gambe, aveva le guance rosse e gli occhi vacui come se non vedesse davvero quello che gli stava accadendo intorno.

Victor quasi riusciva a vedere il filo dove, un piede davanti all'altro, stava avanzando e ogni volta che qualcuno lo spingeva tratteneva il fiato come se fosse davvero sul punto di cadere e morire nel fondo di qualche burrone. Proprio come...Noel.

Aveva bisogno di scoprire Julian, di capire che cosa stesse cercando di spingerlo giù e gli venne in mente, come un flash, l'immagine di quel ragazzo alto e spaventoso che, a quanto pareva, gli occhi dell'amico stavano ancora cercando. Era convinto, al mille per cento, che avrebbe dovuto parlare con lui per avere la chiave e sbloccare quel lucchetto che gli teneva la maschera incollata al viso.

Sospirò, quando vide Julian sparire nella folla, e aspettò. Victor aspettò per molto, molto tempo e quando guardò sul telefono scoprì che era passata ben più di un'ora.

Alzò lo sguardo e provò a cercarlo con gli occhi, non lo vide e lo chiamò. Premette un dito sull'orecchio per cercare di attutire il fastidioso rumore del divertimento e poter ascoltare la voce dell'amico che, però, non apparì mai. Quando sentì la segreteria telefonica automatica mise giù e, per ancora un'ora, provò a cercarlo, muovendosi a fatica tra gli altri studenti e chiamandolo ripetutamente al telefono prima di uscire.

Victor era inquietato dalla situazione, Julian era frivolo, superficiale, assente e capitava spesso che sparisse per ore prima di ripalesarsi, ma quella sera sentì un brivido fastidioso lungo la schiena. Individuò una familiare testa ricoperta di spettinati capelli dove la tinta bianca si era ormai ridotta alle punte e lo raggiunse.

𝗦𝗼𝗺𝗲𝘁𝗵𝗶𝗻𝗴 𝗡𝗲𝘄Where stories live. Discover now