Cᴀᴘɪᴛᴏʟᴏ 15 ✞︎ [𝑪 𝒐 𝒐 𝒌 𝒊 𝒆]

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«Perché ti chiamano Cookie?», le chiese togliendosi le scarpe. Non bastò a far recuperare all'altra ragazza abbastanza centimetri per poterla guardare in viso senza sollevare il mento.

«Oh, è un soprannome che Charity mi ha dato quando eravamo piccole. Era un personaggio di un cartone che guardavamo e diceva che le somigliavo. – ridacchiò facendo un rapido gesto con la mano – Mi chiamo Noemi, in realtà.», spiegò annuendo come se fosse di fronte a una classe di studenti. Stava per allungarle la mano, ma aveva come l'impressione che Kimberly non l'avrebbe stretta.

«È un bel nome.», commentò guardandola mentre le circondava il capo con il metro. Cookie era in punta di piedi e per poco non perse l'equilibrio per la gioia. È un bel nome.

«È italiano. – cercò di mostrarsi indifferente – Siamo venuti qui quando avevo undici anni.», le spiegò ricordando quell'infinito viaggio stretta al braccio della madre che le raccontava storie per tranquillizzarla.

«Deve essere stato difficile.», mormorò l'altra ragazza trafiggendola con le iridi azzurre. Cookie amava quel suo modo di osservare gli altri, ma su di lei era una vera e propria tortura.

«Oh...No. – la rassicurò scrivendo sul suo quadernino con mani tremanti – Sono strana, ma sorprendentemente brava a farmi degli amici. – scherzò – E poi ho tre fratelli più grandi e un bulldog francese che sono pronti a uccidere.», aggiunse e Kimberly accennò un sorriso.

«Impressionante.», sussurrò quando le fu nuovamente di fronte. Cookie aveva gli occhi tondi e larghi, Kimberly li aveva lunghi e stretti e adesso quelle due paia così diverse stavano l'una di fronte all'altra come se dovessero affrontare un duello.

Rimase in silenzio per alcuni istanti, dimenticandosi qualsiasi cosa avrebbe dovuto fare. Kimberly aspettò, paziente e silenziosa, che quella stramba ragazza continuasse a misurare ogni centimetro del suo corpo come se stesse per essere venduta e scoprì che la divertiva particolarmente notare quel suo imbarazzo, che la faceva sentire importante e che, forse, avrebbe voluto vederla ancora.

«Perché il casco?», chiese Cookie quando riuscì a riprendersi, dopo essersi schiarita la voce.

«Devo fare un salto in città.», le spiegò, vedendola abbassarsi per circondarle la coscia con il metro.

«Stasera ci incontriamo tutti qui prima di andare alla festa. – mormorò Cookie alzando lo sguardo su di lei – Potresti...Potresti venire se ti va.», propose con le parole che uscirono a scatti, come un ingranaggio bloccato dalla paura. Kimberly spostò lo sguardo – con grande sollievo di Cookie – sulla finestra che aveva di fronte.

«Gray rimarrebbe solo.», considerò la ragazza. Aveva un tono e un timbro di voce che, in qualche modo, ricordavano il canto delle sirene, dolce, mieloso, soporifero, rassicurante. Buttati, le stava dicendo, buttati in mare.

«Potrebbe venire anche lui. – sorrise Cookie alzandosi di nuovo in piedi – Ci saranno anche Hunter e Mitch.», le disse mordendo la punta della penna dopo aver finito di scrivere. Chiuse il quaderno, suo malgrado, come segno di libertà per l'altra ragazza.

«Ci vediamo stasera allora, Noemi.», mormorò Kimberly con un morbido sorriso sulle labbra, mentre recuperava tutte le sue cose per poi sparire oltre la porta.

Cookie, che si accorse dopo alcuni secondi di aver smesso di respirare. Inspirò profondamente, espirò e poi si mise a ridacchiare da sola, entusiasta, attendendo con ansia il ritorno di Denise per poterle raccontare ogni minimo dettaglio.

Attese qualche ora, però, prima che la sua coinquilina varcasse nuovamente la porta dell'appartamento, accompagnata da Tyson e qualche bottiglia che avrebbe permesso loro di sciogliersi prima della festa. La rapì nell'esatto istante in cui si tolse le scarpe e la portò in camera, con la scusa che avrebbero dovuto cambiarsi. Ignorò tutte le domande di Denise su dove fossero finite le sue cose, per poi tuffarsi nel letto e agitare le gambe ogni volta che nel suo racconto usciva fuori il nome di Kimberly.

La coinquilina l'ascoltò con il sorriso sulle labbra e rise con lei per quell'entusiasmo contagioso, fin quando i primi ospiti non iniziarono a bussare sul duro legno laccato bianco.

Ciao, babies!Anche questo capitolo è stato breve, ma intenso

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Ciao, babies!
Anche questo capitolo è stato breve, ma intenso...per Cookie.
Ci avviciniamo sempre più alla nostra festa, stay tuned!
Non vado particolarmente fiera di questo capitolo, ho concentrato tutte le mie energies sui drammi futuri ahimè :')
~🐝

𝗦𝗼𝗺𝗲𝘁𝗵𝗶𝗻𝗴 𝗡𝗲𝘄Where stories live. Discover now