Cᴀᴘɪᴛᴏʟᴏ 13 ✞︎ 𝑯 𝑨 𝑳 𝑳 𝑶 𝑾 𝑬 𝑬 𝑵

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Lanciò un'occhiata dietro di sé, dove la porta di Noel stava ancora chiusa. Si avvicinò e bussò piano.

«Noel, sono Kim.», provò a dire e non si stupì quando non ricevette risposta.

«Senti, non mi odiare ma io entro.», aggiunse subito dopo, abbassando la maniglia e scivolando dentro la stanza in punta di piedi come se stesse camminando su un lago coperto solo da un sottile strato di ghiaccio. Un unico falso movimento e sarebbe caduta nel freddo.

Si sarebbe aspettata le urla di suo fratello a cacciarla e perfino qualche cuscino in faccia, ma ad accoglierla ci fu soltanto il silenzio e il buio. Le luci erano spente, le finestre chiuse, le tende tirate e una grande e scura sagoma indicava la presenza di Noel sul letto.

Dava le spalle alla porta e, di tanto in tanto, la schiena sussultava in preda a singhiozzi silenziosi. A Kimberly si strinse il cuore mentre si avvicinava piano. Mai, mai aveva mai visto Noel così...indifeso.

«Ehi, Cap.», sussurrò sedendosi sul materasso al suo fianco. Lo chiamava così da quando da piccolo si appassionò Captain America, era convinta che tenesse ancora lo scudo dentro l'armadio.

Noel non rispose, nemmeno quando gli posò una mano sulla spalla.

«Noel che è successo?», chiese triste e, finalmente, il fratello si voltò. Un movimento lento, quasi doloroso da guardare.

Aveva il viso arrossato e già alcuni lividi avevano iniziato a macchiargli la pelle, teneva un occhio chiuso forse per il dolore, ma questo non impedì alle lacrime di uscire e bagnargli la guancia. Lo aveva visto piangere soltanto una volta, a sei anni quando gli si ruppe la maschera di Captain America e non credeva che vederlo una seconda volta avesse potuto farle quell'effetto.

«Aspettami un attimo.», gli disse sfiorandogli la guancia con le dita prima di alzarsi e uscire dalla stanza. Prese un piccolo asciugamano e lo passò sotto l'acqua fredda, lo strizzò e poi tornò in silenzio nella stanza di Noel. Non si era mosso di un millimetro e, nel momento in cui sentì il materasso abbassarsi sotto il peso di Kimberly, le rivolse soltanto il viso come se già sapesse quello che avrebbe fatto.

«Ecco. - sussurrò lei poggiando con delicatezza l'asciugamano freddo sul volto - Dopo ti porto qualche antidolorifico.», aggiunse poi, accarezzandolo e ascoltando quei singhiozzi che, man mano che si sentiva sempre più al sicuro, si fecero sempre più forti.

«È per Hunter?», gli chiese piano come se quello fosse sempre stato il loro segreto. E, forse, un po' lo fu dal momento che Kimberly lo capì fin dal loro primo sorriso complice.

«Non è giusto. Ero felice, Kim.», sussurrò il ragazzo con voce tanto spezzata da far affiorare le lacrime anche negli occhi della sorella.

«No, non è giusto.», annuì lei passandogli una mano tra i capelli.

«Ha...Ha detto che gli avrebbe rovinato la vita se...», non finì la frase, il respiro gli si mozzò e si affannò per riprenderlo, in preda a un attacco di panico. Kimberly lo strinse a sé, piangendo in silenzio fin quando Noel non si calmò.

«Mi dispiace così tanto...», sussurrò prima che la porta si aprisse lentamente. Uno spiraglio di luce entrò nella stanza per poi svanire nel nulla quando Grayson la richiuse dietro di sé.

«Non è giusto che fai entrare lei e non me.», borbottò il ragazzo con la voce ridotta a un sottile filo teso, tremante sotto la pressione. Si avvicinò a loro e si sistemò sotto il braccio teso di Kimberly.

Noel e Grayson dicevano sempre che lei era la gemella più piccola, la prendevano in giro, eppure guardandoli quella sera, stretti a lei non poté fare a meno di sentirsi responsabile.

𝗦𝗼𝗺𝗲𝘁𝗵𝗶𝗻𝗴 𝗡𝗲𝘄Donde viven las historias. Descúbrelo ahora