9. ARMISTIZIO BIANCO

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Io, che in quel momento avevo bisogno di essere salvata, avevo salvato una vita.

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«Milo!» chiamai, lo cercai ovunque, senza risultato. 

Era l'alba quando tornammo dal Nirvana, avevo notato subito che qualcosa non andava dalla ciotola di crocchette piena all'ingresso.

Feci il giro della mia villa in campagna e rimasi paralizzata notando il cancelletto sul retro aperto.

«No...no...» biascicai con il cuore a mille «No!»

Mi precipitai verso quella direzione, ma i miei amici mi bloccarono.

«Milo! Milo...»

Diafa aggrottò le sopracciglia. «Milo..?!»

«È scappato di casa! Milo è andato via!» cominciai a piangere «Devo trovarlo!»

«Hai cercato ovunque? E bene?»

Annuii, incapace di parlare. Non potevo perderlo, ci eravamo salvati a vicenda.

Andrea si materializzò dal nulla. «Okay, dobbiamo cercarlo.» indicò la direzione del cancello aperto «Io vado di là. Tu e tu..» indicò Mercorelli e Victor «Cercate a bordo strada. Elia, Fabio..?» indicò gli altri due «Dalla parte opposta della strada. Voi ragazze controllate dentro casa e il perimetro dell'edificio.»

Come dei soldatini, i miei amici annuirono e si sparpagliavano in direzioni diverse.

Andrea mi poggiò le mani sulle guance. «Calmati e mettiti qualcosa di comodo. Ti prometto che riporterò quel gattino da te, bimba

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Nella mia vita avevo fatto di tutto. Ma letteralmente di tutto. Mi ero gettato a piedi nudi nel fuoco per purificarmi, avevo nuotato con gli squali e avevo perfino partecipato ad uno strano rituale della fertilità in Africa.

Ma mai nella mi ero trovato a dover salvare un micio da un pericolo di cui non sapevo neanche la forma.

Mi grattai la testa, sovrappensiero, poi feci la cosa più scontata: andai dritto per il sentiero fangoso. Non sapevo da dove cominciare, o come fare per trovare quell'esserino così indispensabile per lei. Ma ci sarei riuscito, a costo di impiegarci anni.

Camminai per qualche metro, poi le mie orecchie sentirono in lontananza l'abbaiare di un cane.

Un cane, in piena campagna abbaia per due motivi: o chiede aiuto, o ha visto qualcosa.

A passo svelto seguii quel suono e trovai conferma: Milo era su un ramo di un albero, soffiava e gonfiava il pelo, nel buffo tentativo di combattere il suo grosso avversario, un meticcio dal pelo fulvo.

Sorrisi e mi presi un attimo per osservare quel piccolo scalatore coraggioso. La figura di Serena mi venne prepotentemente in testa.

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Avevo seguito il suo consiglio, mi ero cambiata, ma non ero riuscita a rimanere calma. Non ero agitata solo per Milo, ma anche perchè per la prima volta da tanto tempo avevo sentito il nomignolo con cui mi chiamava sempre lui.

Bimba.

Faceva sempre un certo effetto sentirselo dire. Che forse tra di noi davvero niente era cambiato?  Forse quella lontananza forzata che lui aveva imposto a me e a se stesso aveva portato a raddoppiare il nostro amore?

In preda a questi pensieri, camminavo avanti e indietro nel mio soggiorno, illuminato dalla luce solare che filtrava dalle finestre a tutta parete, ma nessuno di noi aveva dormito.

Come la luna sull'acqua chiara.Where stories live. Discover now