I capelli erano stati acconciati sopra la nuca ed erano stati agghindati da una rosa bianca e da una tiara che simboleggiava la sua nobiltà.

Ai piedi aveva calzato delle scarpette di raso dello stesso colore dell' abito, celate da esso e per finire aveva indossato dei lunghi guanti oro che completavano il tutto.

Nonostante avesse solo quattordici anni, sembrava già una dama dell' alta società.

Non appena fu pronta, lei e sua madre, che si era intanto munita di ventaglio,uscirono dalla stanza, mostrandosi alla servitù in tutta la loro eleganza e regalità, facendo zittire chi stava parlando.

Si avviarono verso le scale una a poca distanza dall' altra.

Ilka, stretta nel suo abito soffriva, non mostrandone però alcun cenno all' esterno.

Distratta dai suoi pensieri, iniziò a scendere le scale, senza ricordarsi di prendere poco tessuto tra le mani e sollevare leggermente le gonne.

Pestò così la candida stoffa e prima che potesse fare alcun che si ritrovò per aria, mentre rotolava giù dalle scale.

L' ultima cosa che vide prime del buio fu lo sguardo colmo di terrore che la madre le stava rivolgendo.

Dopodiché fu l' oblio ad invaderle la mente.

* * *

Quando aprì gli occhi si ritrovò in un luogo che non aveva mai visto prima.

Tutto intorno a lei era bianco.

Non vi era nulla di materiale, ma solo un immenso schermo bianco che si estendeva a perdita d' occhio in tutte le direzioni in cui guardava.

Era da sola, di quello ne era certa, ma quando provò ad osservarsi scoprì che il suo corpo era praticamente invisibile.

Sembrava avvolto da una nebbiolina bianca ed era estremamente leggero.

Provó a muoversi e con suo grande stupore scoprì che sotto di lei vi era il vuoto e non una superficie su cui poggiarsi.

Provó nuovamente, tentando di spingersi verso il basso per tentare di toccare quella superficie bianca, ma il risultato fu lo stesso di poco prima.

Fluttuava nell' aria senza riuscire a toccare nulla di tutto quello che aveva intorno a lei.

Colta dalle lacrime si accasciò su se stessa, ritrovandosi gli occhi appannati ed il respiro corto.

Singhiozzava, lasciando sgorgare quel pianto che aveva trattenuto dentro di se per tanto tempo.

Più singhiozzava e più aveva voglia di piangere.

Più piangeva e più la tristezza abbandonava il suo animo.

Più tristezza la abbandonava e più si rendeva conto di dover smettere di piangere.

Riuscì finalmente a calmarsi e a tornare serena e fu solo allora che le sentì.

Risate.

Risate che provenivano da lontano, fa un punto imprecisato di tutto quel bianco.

Si sollevò all' improvviso, curiosa di scoprire da dove venissero e dopo essersi asciugata i residui di quelle amare lacrime inizió la sua folle corsa verso l' ignoto.

Correva, correva a perdifiato, fluttuando veloce in quell' immenso spazio e più correva più il tono di quelle risate gioiose aumentava, facendo rasserenare il suo animo.

Più si avvicinava e più era consapevole che da lì non si sarebbe mai allontanata.

Finalmente in lontananza intravide due schermi più luminosi del resto di quello che la circondava.

Stolt af at elske (in revisione)Where stories live. Discover now