quelle parole...

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Il giorno seguente, non c'erano allenamenti, era giorno di riposo e quindi decisi di andare a giocare a paintball. Quando arrivai, chiesi di essere inserita se possibile nel prossimo turno e alla fine scoprii che c'era anche il Seirin a giocare. Li guadai sconvolta, ma poi mi ripresi e andai a giocare con loro. Ci disponemmo in due file e ci osservammo attentamente. Alla fine sospirai - allora, come dividiamo le squadre?- chiesi loro, indicando le file che avevamo fatto con un gesto vago della mano. Loro mi guardarono scettici, come a chiedersi perché fossi lì con loro. - Ok, ho capito, volete avere un nemico? e che nemico sia, tutto contro di me- esclamai, imbracciando il fucile carico e correndo nella foresta, lasciandoli senza parole. - Non possiamo andare contro ad una ragazza!- esclamò qualcuno di loro, bloccando quelli che invece volevano rincorrermi. Mi bloccai e salii su una delle postazioni, preparandomi velocemente a colpire. Puntai e sparai, colpendo in piena schiena Koganei, che cercava di bloccare Futihara. - Tranquillo, sono una ragazza che sa badare a se stessa!- esclamai, scendendo dalla postazione per addentrarmi nella prossima, ancora più nascosta. Aspettai che alcuni di loro si presentassero, colpii Kagami, Kuroko e Kiyoshi. Scesi e colpii Mitoba che cercava di sorprendermi alle spalle. Corsi zoppicando leggermente, ma ignorando comunque il dolore del piede. 

Dopo mezz'ora di corsa avevo eliminato quasi tutta la squadra da basket, l'unico rimasto in campo era Izuki, che stava evidentemente usando il suo Occhio d'Aquila. Continuavo a correre, ma ad ogni mio minimo rumore, Izuki sembrava riuscire a trovarmi. Alla fine mi morsi la lingua e mi fermai, lasciando che mi raggiungesse. Lo guardai arrivare con il fiatone e gli sorrisi. - Allora sei riuscito a trovarmi, eh? non me lo aspettavo, di solito sono più silenziosa...- commentai, voltandomi verso di lui e puntandogli contro il fucile. Lui mi sorrise di rimando e prese a correre a zig zag, cercando di confondermi. Serrai la presa sul fucile, cominciai a contare e chiusi gli occhi. Premetti il grilletto e subito dopo riaprii gli occhi, vedendo che avevo colpito il ragazzo in pieno petto. Mi guardò stupito e scoppiai a ridere, lasciando cadere il fucile e piegandomi sul terreno. Il ragazzo prese ad urlare, la sua voce era ovattata, vidi improvvisamente tutti arrivare e poi tutto divenne buio. 

Mi risvegliai nella mia stanza, con Izuki affianco che mi teneva la mano, addormentato. Mi misi a sedere appoggiandomi una mano sulla tempia. Sfilai la mano da quella del ragazzo, cercando di non svegliarlo, ma fallendo miseramente. Lui sbadigliò e si guardò un attimo attorno, cercando di ricordare dove fosse. Poi si accorse che ero sveglia e saltò in piedi abbracciandomi. Gli diedi una pacca sulla spalla, sorridendo. - Nellie, ci hai fatto preoccupare tantissimo, come stai?- mi chiese, prendendomi il volto tra le mani. - Sto benissimo, stai tranquillo.- guardai verso il comodino e vidi degli antidolorifici - è passato il medico, vero?- chiesi sarcastica, stringendo i pugni. - Esatto, ha detto che se non fai troppi sforzi, non sverrai di nuovo. Nellie, senti, posso farti una domanda? perché dici di non riuscire più a giocare a basket? ti ho visto correre e poi, il medico dice che tra tipo un mese potresti riuscire a tornare agli allenamenti, senza "morire" di dolore- mi chiese, prendendomi nuovamente la mano e sedendosi affianco a me nel letto. - Sai quale è il dolore che non si riesce a sopportare? quello psicologico. Non riuscirei a sopportare il fatto di non riuscire a giocare come prima, non ci riuscirei mai, non posso, avrei troppa paura di ricadere. Quando ho appoggiato il piede sul pavimento, l'ho sentito spezzarsi, ho visto la vita passarmi davanti agli occhi, sono caduta per terra come in trance, in preda al dolore, vedevo le mie compagne urlare, i medici gridare ordini, la coach sorridere per provare a rassicurarmi; poi le pareti bianche dell'ospedale, i volti coperti dalle mascherine, gli occhi dispiaciuti. Non riesco  togliermi dalla mente quel momento. Sono certa che non riuscirei a giocare al mio meglio perché sarei frenata da me stessa, mi farebbe talmente male, da farmi cadere in quel baratro che sembra inseguirmi con costanza e insistenza.- mi abbandonai sulla sua spalla, trattenendomi dall'urlare contro me stessa, contro la mia debolezza. Lui mi appoggiò un braccio intorno alle spalle - Ti aiuteremo noi, io e tutta la squadra, la tua famiglia, ti aiuteremo tutti- mi disse, cercando di consolarmi. Scossi la testa in modo quasi impercettibile - è un mio problema, non posso permettere a nessuno di voi di intromettersi nella mia vita scombinata e malmessa, so di essere un peso per ognuno di voi, so che lo pensano tutti, e li capisco, concordo con loro.- dissi, alzandomi e chiudendomi la porta del bagno alle spalle e scoppiando a piangere. Sentii Izuki alzarsi e appoggiarsi alla porta, per poi sospirare. - Ti voglio bene Nellie, più di quanto tu possa immaginare, non permetterò che tu mi allontani dalla tua vita- quelle parole mi fecero male, mi fecero sorridere e mi fecero alzare in piedi. Aprii la porta, facendolo cadere per terra. Vidi che aveva gli occhi lucidi, gli sorrisi, asciugandomi le lacrime e abbracciandolo. Mi addormentai lì, per terra, con la testa appoggiata sul suo petto, in un abbraccio che volevo durasse per sempre. 

KUROKO NO BASKET - A girl coach...Where stories live. Discover now