Ti ripagherò...

71 3 0
                                    

Nelle settimane seguenti facevo continuamente irruzione nella palestra dove il Seirin si allenava, disturbandoli come meglio potevo, e addestrandoli ad ignorarmi. - Sapete ragazzi, ho notato che vi distraete spesso durante le partite e questo, vi fa perdere passaggi preziosi. Se sarete capaci di ignorare me e le mie urla, sarete pronti- avevo detto, avvisandoli che gli avrei dato fastidio. Quando riuscirono ad ignorarmi completamente la smisi, preparandomi ad addestrarli alla prossima tecnica. - Perfetto, adesso dovete diventare più veloci, scommetto un panino che un sacco di avversari ve lo hanno detto- constatai un giorno, riunendoli prima dell'allenamento - ma se poi vinciamo comunque! che senso ha?! la nostra squadra va benissimo così com'è!- esclamò Kagami arrabbiato, venendomi incontro a grandi passi e afferrandomi per la giacca; lo guardai annoiata, con lo stesso sguardo di chi deve spiegare più e più volte le stesse cose. - Kagami, intanto mollami- cominciai, preparandomi a dargli uno schiaffo nel caso non lo avesse fatto; ovviamente se ne accorse e da persona intelligente, mi lasciò andare - bene, bravo. Dovete diventare più veloci se volete arrivare interi dopo tutte le partite e continuare a vivere al meglio perché non solo nel momento di bisogno nelle partite avrete un asso nella manica, ma aumenterete notevolmente la vostra resistenza fisica. Sapete, a me non interessa vincere o perdere, mi interessa il divertimento, ma non c'è divertimento nella sofferenza, quindi per un po', dovrete essere tristi e soffrire per gli allenamenti, così potrete divertirvi veramente- spiegai, allontanandomi e indicando un fascicolo di fogli con tutte le indicazioni per l'allenamento speciale che solo Riko poteva condurre. 

La settimana seguente divenni la psicologa della squadra, anche se nessuno sembrava voler ammettere di averne bisogno, e quella dopo ci fu una partita che vincemmo nettamente, contro un piccolo liceo di campagna. - Ragazzi, state andando davvero bene, lo ammetto, e il punto è proprio che siete sempre pucciosissimi! ah no, aspetta, il punto è che continuate a migliorare, errore mio- dissi, ridacchiando e vedendoli arrossire violentemente per l'ennesima volta. - Ma la smetti di ripetere le stesse cose?! perché sei fissata con la pucciosità?!- esclamò Kagami, evidentemente irritato dalla situazione. Lo squadrai dalla testa ai piedi e scossi energicamente la testa - no, tu sei proprio l'unico a non essere puccioso, ma proprio l'unico ti dico- sussurrai, voltandogli le spalle e uscendo dagli spogliatoi con passo leggero, quasi inesistente. 

Mi appoggiai alla ringhiera e mi fermai con il fiato sospeso ad ammirare il tramonto. - Hai bisogno di qualcosa, Kuroko?- chiesi al ragazzo apparso misteriosamente al mio fianco. Lui per un attimo parve sorpreso poi però sorrise - posso chiederti, perché sei fissata con la pucciosità?- mi chiese di punto in bianco. Lo guardai a bocca aperta, ma poi gli sorrisi - perché mi piace la pucciosità, mi ricorda che non tutto in questo mondo è brutto e crudele- gli appoggiai una mano sulla spalla e la strinsi, facendogli capire che non potevo andare oltre con le spiegazioni, altrimenti sarei crollata. Tornai dentro, aspettando che tutta la squadra arrivasse all'ingresso, per poi uscire e accompagnarli in un ottimo ristorante, dove non toccai neanche lontanamente il cibo ed evidentemente i ragazzi lo notarono perché più tardi chiesero spiegazioni a Riko, credendo che io non li potessi sentire. - Coach, che cos'ha Nellie? perché sembra così cupa?- chiesero in coro, sorprendendola. Lei non rispose subito, notandomi dietro l'angolo. - Lei è sempre così, solo che voi non lo potete proprio vedere a meno che non sia lei, ad aprirvi gli occhi con una forza tale che non potete nemmeno immaginare-  spiegò, lasciandoli tutti a bocca aperta. Li raggiunsi di soppiatto facendoli saltare quando mi schiarii la voce - così però mi fai arrossire sorellona!- esclamai, dandole un colpetto affettuoso sulla spalla. Si inchinarono tutti di colpo, prendendo a scusarsi come pazzi, dispiaciuti come non mai. - Suvvia ragazzi, non dovete scusarvi, anzi, sono proprio felice che vi siate preoccupati per me! siete tra i pochi che lo fanno, complimenti!- esclamai, abbracciandoli tutti come meglio potevo, nonostante fossero il doppio di me, probabilmente li misi a disagio o in imbarazzo, ma ricambiarono l'abbraccio, facendo comparire un sorriso sincero sul mio volto triste. Improvvisamente però, mi venne un mal di testa incredibile, indietreggiai, barcollando. Mi appoggiai una mano sulla tempia e mi accasciai sul pavimento, sentendo le loro urla ovattate e poi più niente, solo un'orrendo buio.

Quando mi svegliai, mi guardai un attimo intorno, notando che ero in braccio a qualcuno. Alzai lo sguardo e vidi che a portarmi in braccio era Izuki, il playmaker della squadra. Saltai via, arrossendo inevitabilmente. - Nellie, non riuscirai mai a camminare da sola, lascia che ti aiuti!- esclamò lui, afferrandomi con delicatezza per un braccio. - Ma che scherzi? nono, non posso assolutamente, ho già creato troppi disturbi, scusa- dissi inchinandomi e facendo per riprendere a camminare. Purtroppo per me feci per cadere di nuovo, ritrovandomi costretta ad aggrapparmi al braccio di Izuki. - Maledizione, non ci posso credere, mi sono stancata talmente tanto che sono svenuta!- esclamai a bassa voce, con gli occhi puntati avanti per evitare di guardare in faccia il ragazzo. - Nellie, vieni qua, non andare di fretta, potresti cadere di nuovo!- esclamò a sua volta, appoggiandomi una mano sul fianco in modo da tenermi in piedi. - Va bene. Posso chiederti perché ci siamo solo noi? gli altri ti hanno lasciato da solo a farmi da babysitter?- chiesi, notando finalmente che eravamo solo in due. Lui si voltò dall'altro lato e per un attimo temetti di aver fatto la domanda sbagliata; - no, ho deciso io di accompagnarti da solo, erano tutti troppo stanchi. E poi la coach ha detto che doveva andare da un'amica a dormire, per questo neppure lei non c'è- rispose leggermente evasivo. Appoggiai la testa alla sua spalla, nonostante fosse un po' più alto di me, e non ci arrivassi benissimo. - Mi dispiace tanto che tu debba fare tutta questa strada solo perché sono stata debole, prometto che ripagherò il favore- sussurrai, stringendo i pugni. - Sai, dopo che sei svenuta la coach ci ha detto che ti sei infortunata giocando a basket. Non sei ancora guarita vero?- mi chiese, stringendomi, e impedendo che inciampassi in un buco del marciapiede. Scossi la testa -mi sono infortunata al piede, non sono ancora guarita e ogni volta che cammino mi fa malissimo. E' per questo che sono svenuta, il dolore dell'infortunio alla fine mi ha dato alla testa- spiegai, osservando il piede infortunato e dolorante. Improvvisamente Izuki mi prese nuovamente in braccio. - Ma che stai facendo, sono pesantissima!- esclamai, ribellandomi spingendo con le mani sul suo petto, facendolo ridere. - Ma non è vero, sei proprio leggera invece! e poi, non voglio che continui a sforzare il piede infortunato, non voglio vederti cadere svenuta ancora Nellie- disse, resistendo alla mia ribellione. Alla fine mi arresi e appoggiai la testa sulla sua spalla, sospirai e chiusi gli occhi, lasciandomi cullare dal ritmo incessante dei suoi passi. - Senti, posso chiederti una cosa?- annuii, senza nemmeno fare lo sforzo di aprire gli occhi - perché sei entrata in squadra? non fraintendere, ne siamo tutti felici, però mi chiedevo solo il perché-. Presi ad osservarlo attentamente, vedendo un volto serio ed estremamente carino. - Perché Riko e il signor Aida vogliono che mi rimetta in gioco, non vogliono vedermi arresa e sconfitta, e quindi cercano in tutti i modi farmi riavvicinare al basket. Loro però non si rendono conto di quanto tutto ciò mi faccia male, vedere le partite dalla panchina è diverso dal vederle dagli spalti, conoscere i giocatori è diverso dal vederli combattere incessantemente per motivi sconosciuti, vedere come si allenano è diverso dal vederli in gioco in  una partita. Vorrei poter correre con un pallone in mano, giocarmi tutto nelle partite di basket, ma non posso, perché altrimenti "morirei" dal dolore, non posso fare niente e poi, non sono veramente utile ala squadra, tutto ciò mi fa male- spiegai, mordendomi il labbro inferiore per impedirmi di scoppiare in lacrime. - Io...io non ne sapevo niente, mi dispiace, mi dispiace davvero, però sappi che, sei necessaria alla squadra- lo guardai scioccata e a bocca aperta, non credendo alle sue parole - è grazie a te se vinciamo, ci hai resi più forti di prima, ti dobbiamo tutti ringraziare per questo- scossi la testa e gli sorrisi - Riko avrebbe comunque fatto di tutto per rendervi formidabili, per sfruttare il vostro massimo potenziale, ho solo velocizzato l'inevitabile, sono inutile, proprio come mi ha sempre detto mio padre, sono inutile se non faccio ciò in cui sono veramente brava- lui si fermò di colpo, con il volto scuro - non credevo che il signor Aida fosse così crudele, la coach non ha mai detto cose del genere al riguardo- vidi i suoi occhi come spegnersi dalla gentilezza per fare posto alla rabbia - non ho mai detto che il signor Aida fosse mio padre...- sussurrai, cambiando la direzione del mio sguardo, osservando la mia casa che si ergeva davanti a me. Scesi dalle forti braccia di Izuki e mi avviai verso l'ingresso principale, finché non mi afferrò un braccio, costringendomi a bloccarmi. Mi si parò davanti e mi abbracciò, lasciandomi senza parole, con le lacrime agli occhi. - Mi dispiace Nellie, ma non ti permetterò di abbandonare la squadra, sappilo, non te lo permetterò mai.-  Mi aggrappai alla sua maglietta, bagnandola di lacrime silenziose. Mi passai la manica sugli occhi, facendo un respiro profondo. - Ci tenevi proprio a mettermi in imbarazzo eh? va bene, ti ripagherò con la stessa moneta, sappilo- dissi, salutandolo con un vago gesto della mano. Lui scoppiò a ridere e corse via, precipitandosi verso la sua di casa. 

KUROKO NO BASKET - A girl coach...Where stories live. Discover now