«Ehi bello, sei già pronto per un altro round?» La voce acuta della mora mi riscosse da quel piacevolissimo ricordo. «Noi siamo un po' stanche...»

«Ottimo» dissi io, artigliando il lenzuolo per coprirmi. Ero stanco di quelle due, ma il mio corpo aveva prontamente reagito al ricordo nel quale mi ero perso. «Allora andate a riposarvi. Buona giornata».

«Non ci ringrazi nemmeno?» chiese la bionda facendo il broncio.

«Credo che dovremmo essere noi a ringraziarlo» pigolò la mora. «Non mi sono mai divertita tanto! Ci rivediamo domani sera? Anzi» si voltò verso il sole sorgente, «stasera?»

«No. Ho da fare» mi limitai a dire rassettandomi i capelli. «Eventualmente mi faccio sentire io più avanti».

Le due annuirono ridacchiando, si rivestirono e, finalmente, mi lasciarono da solo con i miei pensieri.

Mi ero pentito di averle portate in cabina ancor prima di averne aperto la porta. Era stata una decisione improvvisa, l'unica soluzione che mi era venuta in mente per tenere la mia Coccinella alla larga. Durante il gioco della sera prima mi ero inginocchiato ai suoi piedi ed avevo bramato con tutto me stesso che il mondo intorno a noi sparisse. Quando avevo detto a Barby che avrei riconosciuto la mia Mary tra mille non avevo mentito. Non erano stati solo la sua cicatrice e il suo profumo, l'avevo riconosciuta per via dell'energia che sentivo sprigionare dal contatto della mia pelle con la sua. Solo il cielo sapeva quanto avrei preferito trascorrere quella notte a parlare con lei nella suite che avevamo vinto, invece che stare in cabina a scopare senza sentimento con quelle due anonime sconosciute. Lei avrebbe accettato di passare del tempo con me, glielo avevo letto negli occhi.

Ma andarmene da quella sala con lei sarebbe stato pericoloso: era stato il mio istinto di protezione nei suoi confronti ad impedirmi di farlo. Il labbro spaccato, che non faceva che pulsare, era un tangibile promemoria del fatto che dovevo allontanarmi da lei in modo drastico. Riuscire in quell'impresa, mio malgrado, era stato sin troppo semplice. Ero sempre stato bravo a farmi odiare. Ed era qualcosa di molto simile all'odio ciò che aveva permeato la voce e lo sguardo della mia Coccinella quando la mora e la bionda mi si erano avvicinate come api che ronzano attorno al miele.

Il telefono iniziò a vibrare sul comodino. Era una chiamata di mio fratello.

«Si può sapere che diavolo ti è successo?»

«Di che parli fratellino?» chiesi, fingendo di non capire.

«Di che parlo? Il labbro spaccato, l'improvvisa distanza con Mary, le due sciacquette che ti sei portato in camera... Devo aggiungere altro?» Quello di Liam era un grido sussurrato. Lo immaginai rintanato nel bagno della suite che stava condividendo con la sua dolcissima Emma.

«Non è successo nulla» dissi, anche se non era vero. Entrambi sapevamo che tutto quel casino lo avevo messo in piedi per proteggere lui.

«Liam, sei mio fratello! So che c'è qualcosa che non va perché te l'ho letto in faccia ieri sera!» ringhiò James.

«James, dico sul serio. Stanne fuori» scandii con calma. Ora che James si era legato ad Emma, mettere in mezzo lui avrebbe significato mettere in pericolo anche quella ragazza giovane ed innocente.

«Lo stai facendo per rimediare ad un mio sbaglio! Ho bisogno di sapere la verità» disse James, la voce preoccupata.

«E va bene» sbuffai. «La consegna di ieri non è andata bene».

«In che senso?»

«Nel senso che si è innervosito e mi ha colpito» riassunsi. «Ecco spiegato il labbro spaccato».

ADVENT CHRISTMAS CRUISE - Calendario dell'Avvento in crocieraDove le storie prendono vita. Scoprilo ora