Capitolo 13

21 3 1
                                    

*Damian

Mi sto dirigendo da Delia, cammino a passo veloce perché la voglia di chiarire tutto l'accaduto è troppa.
Vederla delusa ieri mi ha letteralmente spiazzato.
Mai avrei pensato che il gesto che ho fatto potesse in qualche modo essere visto come qualcosa di sbagliato.
Ho agito nell'ingenuità, dopo la mia rottura con Valery ho immediatamente cancellato tutto quello che la riguardava e soprattutto ho eliminato il suo
numero di telefono.
Volevo evitare di ricevere chiamate di scuse o giustificazioni insensate perciò, senza neanche pensarci mi sono diretto a casa sua per avere delle
conferme su ciò che pensavo.
Non avrei mai chiesto a Delia qualcosa di personale come cose sulla sua famiglia a meno che non lo faccia di sua spontanea volontà, ed essendo io, una
persona a cui non piace parlare della sua situazione famigliare, di certo non mi viene da chiedere ad altri della loro.
Purtroppo sono una persona che tende a dare tutto per scontato.
Dopo aver appreso che neanche Valery sapesse nulla riguardo alla famiglia della frequentazione di Sory, lei tra una moina e l'altra pensando che gli sarei saltato addosso, ovviamente, dopo aver intuito che non avrebbe ricevuto nulla, ha fatto due più due e gli è parso chiaro che la mia presenza lì non fosse per lei ma per la figlia del nuovo compagno della madre, Delia.

Sarebbe un pomeriggio tranquillo se non fosse per la miriade di bambini che schiamazzano e genitori che si riuniscono in gruppi, manco fossero club
esclusivi dove si fa a gara a chi ha il figlio prodigio.
Per fortuna la posizione del luogo che mi ha inviato Delia sembra situato in una zona decisamente più tranquilla.
La leggera brezza mi scompiglia il ciuffo di capelli sulla fronte e con un gesto della mano e una scrollata di testa cerco di sistemarmi, sento il cuore come se sia stretto in una morsa.
È da ieri sera che mi sento così, i sensi di colpa non mi hanno abbandonato nemmeno un secondo, non ho fatto altro che fumare.
Nella mia vita non ho mai sentito il bisogno di avere qualcuno al mio fianco, dopo l'abbandono di mia madre mi ero promesso che non avrei mai lasciato
l'opportunità a nessuno, di avere anche solo un minimo potere su di me, mai.
Tutti i rapporti che ho avuto erano frivoli, scivolavano tra le mani e consolavano la mente senza mai arrivare al cuore, ma lei, con lei sento che qualcosa potrebbe cambiare e di poter provare ad essere me stesso.

La trovo seduta su una panchina con una mano poggiata sul petto e guardandola meglio mi accorgo che il suo respiro non è regolare per il modo in cui si alza e si abbassa.
Si volta verso di me e i miei occhi si scontrano con i suoi arrossati, le labbra che tremano leggermente e la fronte un po' corrugata e madita di sudore, mi canzona un campanellino d'allarme nella testa, è successo qualcosa e non sta affatto bene.

Mi precipito da lei che però mi ferma con una mano in segno di "stop", prova a sistemarsi freneticamente come se non volesse farsi vedere da me in questo
momento e in questo stato.
Non mi importa di come appare, è bellissima.

«Dammi un secondo.» mi dice con voce insicura.

Mi sto preoccupando.

Vedo che prende la sua borsa e inizia a cercare qualcosa al suo interno, dopo alcuni secondi e un'imprecazione detta a bassa voce per non farsi sentire, tentativo andato male, perché effettivamente l'ho sentita, devo attingere al mio autocontrollo per restare serio, poi tira fuori un piccolo cubo verde.
Lo squadro non capendo cosa diavolo sia, lei come se mi avesse magicamente letto nel pensiero, si rivolge a me un po' imbarazzata dicendo, «è un antistress.»
La guardo e guardo quel coso ancora più perplesso di prima.
Un antistress?

Con gli occhi leggermente chiusi in due fessure per guardare meglio l'oggetto mistico, dico«Ti porti dietro un antistress» voleva essere una domanda la mia ma mi rendo conto che è suonata più come un'affermazione, capisco che nella borsa di una donna ci sia il mondo ma mai avevo visto tirarci fuori da lì quel coso.

«Nella vita di una ragazza perennemente ansiosa è essenziale questo cosino.» mi risponde lei rigirandosi l'aggeggio tra le mani.

A raffica comincia a spiegarmi la sua funzione, i vari tastini da pigiare, in particolare mi mostra quelli che la aiutano a distrarsi di più e a calmarla, sono dei bottoncini che emettono dei lievi click.

Forse potrebbe aiutare anche me quando quella vecchia di mia madre mi chiama, forse e ripeto forse, potrebbe calmarmi.

Sono ancora in piedi difronte a Delia, aleggia un piccolo silenzio, mi guarda timidamente e poi... non riusciamo a non farci scappare una piccola risata.
Adoro il modo in cui ride.

Decido di sedermi accanto a lei, stavo quasi per dimenticarmi il motivo per cui siamo qui.
Con ancora il sorriso stampato in volto e dicendo a me stesso che forse così potrei indorare la pillola, gli chiedo «Sono io la tua fonte di stress in questo momento?»

Appare indecisa, un velo di tristezza si manifesta sul suo volto e la risposta che ricevo è un «mhhm» con lo sguardo puntato sui suoi piedi per mascherarsi.

Allorché, prendo io l'iniziativa, «mi dispiace, molto, non so rapportarmi con le persone, tendo a fare cose senza pensarci ma, credimi, l'ultima cosa che avrei voluto è ferirti.»

«Molti dicono così.» mugugna.

«È vero, non posso giustificarmi, sono stato un coglione, non amo passare per una persona che si impiccia degli affari altrui e per sapere quello che pensavo mi sono rivolto a lei dicendoti una cazzata. È stata una cosa stupida da parte mia, posso dirti che sì, hai ragione a dubitare delle mie parole ma, poche persone riconoscono e ammettono di aver sbagliato.» concludo il mio discorso.

Sono un tipo estremamente orgoglioso e ammetto che delle volte mi è difficile scusarmi, potrò passare per un cane bastonato al momento ma non mi importa, mi interessa sul serio farmi perdonare da lei.

Su di noi si abbatte un silenzio che mi rende alquanto nervoso.
Sospira, si gira nuovamente verso di me e sbotta «non mentirmi più, è la cosa che odio di più al mondo. Ci stiamo frequentando e se vuoi sapere qualcosa di me devi chiedermelo, dobbiamo conoscerci o no? Cavolo! Ho passato una pessima serata ieri e lei continuava a martoriarmi! Per non parlare del fatto che Sory pensa ancora che voi due stiate insieme! E poi oggi! Ho subito un altro attacco di panico, credevo di morire all'idea di chiudere ciò che stavamo appena cominciando!» le sue guance sono rosse e non capisco se è per la rabbia dovuta
allo sfogo o per l'imbarazzo.

Mi appunto la questione che Sory crede su me e Valery, dobbiamo chiarirla assolutamente per evitare fraintendimenti. Adesso però piano piano attiro Delia tra le mie braccia, lei un po' interdetta si fa prendere e mi si accoccola con la testa su una spalla e un braccio a stringermi il busto.

Inspiro il suo profumo.
«Mi dispiace, hai ragione, non ti mentirò mai più te lo prometto» e gli lascio un bacio dolce tra i capelli.

«Mhmmm...sei perdonato.»
Non posso vederla in viso ma sono sicuro che sta sorridendo e questo mi porta un calore mai provato sul petto. Mi stringe ancora di più a lei e ammirando il tramonto finalmente entrambi riprendiamo a respirare.

⭐️Rieccomi qui con un nuovo capitolo!
Finalmente hanno chiarito e possiamo tirare un sospiro di sollievo.
Ti ricordo che se ti è piaciuto il capitolo devi assolutamente STELLINARMI!❤️
Ci vediamo presto, Hana😘

Fiammiferi di luceWhere stories live. Discover now