Al pensiero di te

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- Da quanto? - sentì chiedere, nella semincoscienza che lo accomapagnava da giorni.
La voce era maschile, affettata, falsa e composta, come recitata; graffiava come le unghie che stridono sulla lavagna. Gli accapponò la pelle, ricordandogli quella vecchia sensazione di gelo che lo avvolgeva quando era ancora del tutto umano.

- Dodici giorni. - rispose un'altra, stavolta femminile e dolcissima, ma con punta feroce e assassina. - Niente cibo, nè acqua. - aggiunse, - Solo dosi massiccie di sedativo, per tenerlo buono. -

- Affascinante ... - constatò l'altro, con una nota entusiasta e meravigliata.

- Come può esserlo un animale! - sentì commentare dalla donna con disgusto, mentre le voci si allontanavano portandosi dietro il fruscio freddo delle vesti.

Raccolse le idee, anche se la testa sembrava aprirsi in due alla formulazione dei pensieri. Dunque, doveva essere a causa dei sedativi che non riusciva a mutare, nonostante il calore che precedeva il passaggio fosse soffocante e lo tenesse in bilico tra le sue due nature.

Finalmente, poteva dare risposta ad almeno una delle domande che gli consumavano il cervello. Ma tutto il resto era ancora un pantano fetido e incomprensibile: non ricordava come diavolo fosse finito prigioniero; non riusciva a comprendere di chi potessero essere quelle voci; non era riuscito a distinguere alcun odore, né quello dolciastro e ributtante dei succhia sangue, nè quello umano.

Oramai si era rassegnato ad aver perso i sensi sviluppati del lupo, la sua forza, la capacità sovrumana di rimanere indistruttibile, l'attitudine alla lotta. Ciò che non poteva sopportare era, però, l'oscurità in cui la propria mente affogava, l'impossibilità di conoscere la sorte di Renesmee.

Strizzò gli occhi e strinse i pugni, sentì le vene ingrossarsi per i muscoli fiacchi sottoposti allo sforzo e pregò con un filo di voce che gli arrancava nella gola, affinchè fosse al sicuro, ancora nel loro letto.

Come fotogrammi di quelle vecchie pellicole girate da Billy, quando lui e le sorelle erano piccoli e Sara ancora viva, le immagini slabbrate e sfrigolanti di Renesmee scorsero nella mente, dietro le palpebre appesantite e dolenti.

Uno alla volta affiorarono i ricordi sempre più nitidi delle ore che avevano preceduto il buio e i tasselli del puzzle che tentava di ricostruire tornarono miracolosamnte ciascuno al proprio posto.

Era l'ora della ronda.

Non usciva dalla loro casa dal momento in cui vi erano entrati, la sera del matrimonio.

Erano i giorni della sua luna di miele, del resto, e se li era goduti tutti.

Alla sicurezza della riserva avrebbero pensato gli altri lupi; dei tre giovani appena trasformati a causa della visita dei succhia sangue amici dei Cullen, si sarebbero occupati Sam, Embry e Paul e Renesmee sarebbe caduta preda dell'invasione delle donne della sua famiglia, curiose e impiccione come delle vecchie comari.

L'idea di Rose e Alice, Bella ed Esme attorno alla propria donna lo fece sorridere, soprattutto quando immaginò la bionda storcere il naso all'odore del lupo sulla pelle di sua nipote.

Si mise a sedere sul bordo del letto; stiracchiò i muscoli indolensiti della schiena, tendendo le braccia verso l'alto, fece scricchiolare il collo e poi passò le dita tra i capelli nerissimi come la pece, fino ad intrecciarle sulla nuca.

Rimase qualche secondo immobile, con la schiena dritta e il capo reclinato all'indietro, gli occhi chiusi e la bocca tirata in una smorfia scocciata.

Sarebbe rimasto volentieri seppellito tra quelle lenzuola, con il petto invaso dai capelli di Renesmee, la guancia di lei all'altezza del cuore e la bocca rossa come le ciliegie a implorarlo di baci. Ci sarebbe rimasto volentieri per un mese, un altro anno o per la vita intera, senza bisogno d'altro, senza la necessità del resto del mondo, tanto il mondo, l'universo, erano lei, le sue mani, gli occhi e il suo ventre caldo, col suo dono dentro.

Si voltò a guadarla: dormiva bocconi, tra le lenzuola agrrovigliate blu, la pelle bianchissima della schiena, le natiche tonde sotto il groviglio e i capelli sparsi sul cuscino. Gli sembrò l'ammasso delle stelle della via lattea nel buio siderale del cosmo.

La sua luce, la sua guida, il giorno nella notte, tutti i giorni e tutte le notti della loro eternità mortale.

Scosse la testa e spostò gli occhi dallo spettacolo pericoloso della propria donna addormentata; infilò i suoi pantaloncini "da battaglia", e in una manciata di secondi fu fuori sul portico. Inspirò l'odore di muschio e felci, il sale evaporato dalla vicina scogliera, e con un balzo saltò oltre i gradini.

Atterrò sulla ghiaia sbrilluccicante al riverbero lunare e prese a correre verso il bosco, fino a che le gambe divennero zampe, la pelle si ricoprì del suo pelo rossiccio e i denti si allungarono in quelli possenti della sua parte animale.

The fight for you is all I've ever knownWhere stories live. Discover now