22| un trambusto che è un mal di testa

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SGRASSATORE PER CUORI!

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SGRASSATORE PER CUORI!

𓍊𓋼𓍊𓋼𓍊

Yoongi lo aveva baciato prima di andare. Lo aveva baciato di fretta, sullo stipite, e le labbra di Jiminie ancora fervevano. Le foglie s'ingiallivano, a Tokyo.

Ma nessuna aveva davvero voglia di cadere a terra.

E le matite scrivevano sui fogli. Veloci, il loro ritmo monotono a tratti risultava asimmetrico. Di tanto in tanto, l'aula d'esame affogava nel silenzio, perché i pensieri non fanno alcun rumore se non nella testa. Solo allora, si permetteva di sollevare il viso, a capo fitto nella sua scheda, per osservare i suoi colleghi.

Alcuni somigliavano a delle statue di bronzo - così impassibili da sembrare inanimati. Di altri, invece, non si scorgeva neppure il volto, sepolto nell'esame o celato da folte ciocche di capelli. Ma i preferiti del ragazzo erano quelli disperati, che giravan le pagine del plico senza cogliere il senso di alcuna domanda. Loro, di tanto in tanto, scribacchiavan con la matita temperata a dovere, poi cancellavano e riscrivevan sopra la cancellatura, privi di convinzione e fiducia.

Quindi cercò Taehyung, quasi ricordandosi soltanto in quell'istante del suo amico. Come al solito, non si capiva granché della sua mente. I suoi occhi, la sua bocca, i lineamenti di lui tutto, erano uno scatolone. Uno scatolone in cui Jimin non poteva accedere, che nessuno aveva il permesso di esplorare, o poggiare i propri effetti. Jiminie sarebbe volentieri scoppiato a ridere forte, ma l'odore dell'inchiostro lo nauseava.

Fece per voltarsi, in orario col suono delle matite - bastavano pochi minuti e il suo esame sarebbe stato ultimato, pronto alla consegna. Poi, sarebbe tornato a casa da Yoongi, avrebbero parlato, mangiato allo stesso tavolo, giocato e dormito abbracciati. Proprio un quadretto quotidiano, semplice e privi d'intoppi.

Scrisse talmente in fretta che la sua mina si spezzò, e mentre afferrava il temperamatite con uno sbuffo secco, lo sentì. O meglio, percepì: bruciava sulla sua nuca il peso di due iridi glaciali. Un paradosso assai bizzarro. Si grattò la pelle con insistenza, tuttavia la sensazione non accennava a scivolare via. Dunque, si girò in cerca di un colpevole d'accusare. Nessuno lo stava fissando. Neppure l'ex di Taehyung, seppur i suoi occhi gelidi brillavano malignamente - non una novità, ma perlomeno non saettavano su di lui. Aveva la brutta impressione che si sbagliasse, che la ragazza avesse intenzione di fargli un dispettuccio.

In effetti lui non rivolgeva la parola a Yeri da un bel po'. Non che ne sentisse la mancanza, non eran mai stati grandi amici - a parte i convenevoli, era certo che la ragazza avesse un intuito invidiabile e perciò lo disprezzasse profondamente. Un odio viscerale e algido, che non lasciava briciole. Mimetizzava assai egregiamente il suo astio e questo, agli occhi di Park Jimin, la rendeva una donna alquanto spettacolare.

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