05| un portale intergalattico (i silenzi tra me e te).

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SGRASSATORE PER CUORI!

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SGRASSATORE PER CUORI!

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Jimin fissò la maserati di Taehyung finché si ridusse a un puntino verde. Estrapolò la chiave del portone, che aprì con un tonfo secco e poi rivolse un'occhiata rigida alla rampa di scale innaturalmente convulsa. Si arrampicò a gattoni, aggrappandosi alle sbarre di ferro sottostanti al corrimano facendo leva sulle sue braccia. Riconobbe fortuitamente il suo zerbino e si tirò in piedi senza scrollare via la polvere che si era appiccicata al suo completo di Trussardi in velluto e ficcò la chiave nella serratura più volte, sbrigativo.

Era un disegno patetico, il corpo di Jimin – che fino a un istante prima strisciava voluttuoso, quasi fosse un viscido lombrico – aderiva alla porta d'ingresso, con fare anelante. Smarrita la delicatezza liliale dei suoi lineamenti, Jimin sentiva di essersi ridotto a un parassita, a una bestia anaeroba senza esoscheletro – come un verme impiccato alla canna da pesca, in attesa di essere divorato da un goloso pesce vorace. Le sue orbite, riempite dai suoi occhietti nerissimi, inghiottivano quegli stessi lacrimoni salmastri che s'avvinghiavano alle pareti della sua gola, smaniose d'irrigare la sua bocca calda, le sue dita, il suo petto.

Nonostante un pungente formicolio anomalo prese a solleticargli il retro dei polpacci, Jimin non degnò la pelle di uno sguardo finché il prurito raggiunse il retro delle sue ginocchia glabre – quasi fosse uno di quei rasoi dalle lame arrugginite che scordava nella jacuzzi. Allora, le sue iridi mollicce s'imbatterono in una macabra colazione, indefinibile in altri termini.

Circa un centinaio di formiche rosse — simili ad un embolo grumoso, uno di quelli che ti ostruiscono le arterie fino a spaccarle — gli si snodarono addosso con una certa fretta, s'imbucarono sotto le sue vesti, e, bisognose di carne viva, percorsero il suo derma.

Jimin crollò sul pavimento freddo, indietreggiò fino a battere la testa contro la porta di casa socchiusa e cominciò a gridare furiosamente, scrollando via gli insetti scarlatti agitando i piedi; calpestandoli sotto le suole lucide dei suoi stivali; graffiandosi le gambe al punto tale da gonfiare di piccoli corpi esanimi (e del suo stesso sangue) le sue corte unghia spigolose.

Sentiva gli insetti vermigli -instancabili lavoratori!- formicolare copiosamente tra i suoi follicoli piliferi, addentrarsi tra nervi, ghiandole e tessuti... Strizzò le palpebre così forte che quasi gli scoppiò il cervello e cominciò a grugnire tra i forti singhiozzi. Sembrava essersi incagliato in un'altra dimensione. O forse, si era compiuta la sua metamorfosi in un cinghiale...!!

Yoongi, che ancora stringeva una sigaretta fumante tra le labbra vermiglie, si precipitò da lui con fretta. I suoi capelli nerissimi luccicavano, accarezzati dal chiarore lunare. Erano bagnati. Jimin se ne accorse, seppur distinguesse appena i candidi lineamendi di Min Yoongi da tutto il resto. Un resto che l'ingoiava, un resto vorticoso e vacillante, privo d'un contorno.

sgrassatore per cuori。yoonminDove le storie prendono vita. Scoprilo ora