2.6 Éponine; la carte maîtresse

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   Jehan si propose di cucinare lui stesso la colazione per tutti; sentiva addirittura un po' di fame.
Quando il ragazzino sparì giù dalle scale, Grantaire si mise a sedere con la schiena poggiata al muro, 'Ponine invece era andata a sciacquarsi il viso.
   «Dov'è il biondo?», chiese 'Taire, stropicciandosi la faccia.
   «A lavoro», gli rispose lei, ovattata dall'asciugamani, «ma ti è stato dietro tutta la sera. Non so cos'ha fatto, ma se sei qui è perché è bravo.»
   «Mi è stato dietro tutta la sera?» il tono di quella domanda allarmò 'Ponine; era come se 'Taire fosse sorpreso che qualcuno potesse davvero occuparsi di lui anche in quello stato.
Lanciò l'asciugamani per terra e si mise a sedere accanto a lui, accarezzandogli il viso come si trattasse seriamente di un bambino: «Ma certo, 'Taire. Tutto il tempo.».
   «Credi che adesso mi permetterà di succhiarglielo?»
'Ponine sospirò profondamente tenendo gli occhi chiusi.

   Almeno era tornato del tutto in sé.

Improvvisamente Grantaire divenne serio. Lo sguardo si spostò sulla porta e approfittò di quel breve silenzio per verificare che nessuno si stesse avvicinando alla sua stanza. Quindi con una mano afferrò il polso di 'Ponine.
   «'Nine, ho sentito tutto quello che vi siete detti ieri.»
Non ne era sorpresa. Forse inconsciamente aveva sperato che venisse a conoscenza della verità da solo; era qualcosa di troppo difficile da spiegare.
   «Ed è proprio per questo che non ne farai parola», si liberò della presa di Grantaire parlando fra i denti, come per intimargli di chiudere la questione lì.
   Un attimo dopo, infatti, Jehan e Courfeyrac entrarono uno con un pacco di brioches e l'altro con teiera e bicchieri per tutti.

   «So benissimo di aver detto che avrei cucinato, ma sappiamo tutti quanto sono un menzognero bastardo», dichiarò Jehan mentre apparecchiava tutto sopra due sedie messe l'una di fianco all'altra. Courfeyrac nel frattempo si era prodigato in raccomandazioni e apprensioni, passando da controllare il battito sul polso di 'Taire al controllare la temperatura delle sue guance.
   Lui, però, non aveva distolto per un secondo lo sguardo da quello di 'Ponine, come un silente monito tra loro.

   Il momento giunse, alla fine, e lo fece ben prima del previsto.
Montparnasse le aveva scritto di uscire da "quella casa di sfigati" appena fosse stata pronta e che lui l'avrebbe aspettata in macchina.
   Dopo essersi data una veloce sciacquata, 'Ponine scese le scale di corsa, legandosi frettolosamente i capelli sulla sommità della testa come si stesse preparando a scendere in guerra.
Si chiuse la porta alle spalle e si diresse a passo spedito verso lo sportello anteriore dell'auto.
   «Oh putain! Lui viene con noi? Come stai?», 'Ponine aveva appena sfiorato il sedile quando sentì 'Parnasse imprecare, e proprio non capiva di cosa stesse parlando finché Grantaire non aprì lo sportello e si infilò in macchina accendendosi una sigaretta.
Montparnasse fece scivolare il pugno dietro la sua spalla e 'Taire lo batté con il proprio, sotto lo sguardo interdetto di 'Ponine.
   «Bene, mon frère. E da te...», Grantaire le puntò il dito che ancora profumava di brioches alla marmellata di albicocche sotto il naso, «...non voglio sentire neanche una parola.»
   Sarebbero andati a mettere i bastoni fra le ruote alla māfiā puzzando di marmellata alle albicocche.

   Le ruote lisce e constunte del vecchio bolide macinavano la strada a una velocità che non permetteva alla ragazza di riordinare i pensieri nel modo giusto. E mentre una lingua immaginaria le incespicava nella bocca nel tentativo di immaginarsi il discorso che avrebbe fatto al padre, la macchina si era già fermata davanti casa sua, anche se ormai la chiamava "casa" solo per la comodità di non dover spiegare.
Vide con la coda dell'occhio Montparnasse mandare un messaggio sommario, e ne dedusse che nessuno sarebbe apparso di lì in poi per far loro delle domande.

'Ponine tenne gli occhi bassi per tutto il tempo, non per rispetto o timidezza, ma perché si era disintossicata da tutto ciò che ormai era quel mondo per lei, e non voleva sporcarsi gli occhi cogliendo più dettagli del dovuto.
   Passò per le scale del solito mattone rosso nudo, calpestò a lungo il marmo bianco e nero a scacchiera del corridoio che portava al famigerato studio del padre. Come previsto, nessuno li aveva accompagnati e nessuno li stava aspettando davanti alla porta, perché i problemi erano tutti lì dietro.

Apollo Anni 20Where stories live. Discover now