Atto III - Scena prima

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ATTO TERZO
IL PRESTIGIO


Nocchilera: Quindi cosa abbiamo capito? Cosa abbiamo risolto? C'era qualcosa da risolvere?
Lo so io, lo sapete voi, lo sanno tutti. Gli oracoli non esistono, non funzionano nella realtà. Ma nella
finzione chi può dire cosa sia giusto o sbagliato? Sarebbe bello se questo intermezzo fosse servito a qualcosa. O forse è stata solo una bellissima e marmorea cornice classica sul nostro dramma borghese. La pizia non dà soluzioni, lo abbiamo già detto, e lo hanno già detto altri prima di me. Concede una frase fatta e neutra che ci porta a una scelta. Non siamo costretti a crederle e nemmeno a non crederle. E dunque, che cosa rimane? Il nostro più puro libero arbitrio. Assurdo, non trovato: qualcuno (cerca

l'autore nel pubblico) ha costruito tutto questo, ha sistemato tutti personaggi dove voleva, per poi lasciarli brancolare nel buio. Volevo che la commedia finisse. Volevo arrivare al prestigio. Volevo che tutto si chiudesse nel modo più spettacolare possibile. Ma adesso voglio che i veri protagonisti di questa
commedia giungano da soli al traguardo. Mi state seguendo? Forse no. Forse vi sembrano i discorsi
strampalati di quella vecchia pazza che ero all'inizio di questa commedia. E forse lo sono ancora. Non pretendo che mi capiate, faccio fatica a capirmi io, ma non mi aspetto nemmeno un giudizio e non so se lo voglio. Volevo solo raccontarvi una storia come io so fare e ora che sono arrivata qui voglio che la storia si concluda da sola. Voglio che Lui, Lei, L'amico e L'amica si perdano per poi ritrovare sé stessi. Magari rimarranno smarriti per sempre, ma non credo che andrà così...
Mi faccio da parte signori e signore, non piangete, so che se ne va di scena il migliore personaggio, ma rimarrò per sempre nei vostri cuori. Mi ritiro, ora e per sempre per andare chissà dove. Ebbene signori, stretta è la soglia, larga e la via... il resto lo conoscete.

L'arlecchinata del trenoWhere stories live. Discover now