Atto II - Scena seconda

0 0 0
                                    

Gaetano: (entrando di corsa affannato) Fil! Fil dove sei? Fil!
Filomeno: Gae? Che ci fai qui? E poi dove vuoi che stia? Non è mica il deserto del Gobi, è poi solo una
carrozza del treno.
Gaetano: (si getta su Filomeno e gli accarezza la guancia): Fil, Fil … Fil, Fil, Fil … Se solo sapessi…
Filomeno (gli toglie la mano e lo guarda con fare interrogativo): Gae? Che succede? Qualcosa di grave?
Gaetano: Non so, non so se sia grave o meno. Ho immaginato questa scena nella mia mente tante di quelle
volte. Saprei recitarti a memoria ogni battuta del copione che ho scritto per noi due. Conosco a menadito
la forma del tuo viso, le espressioni che fai … i tuoi gesti … il tuo modo di tirarmi su …
Filomeno: Su su Gae, ti conosco da quando avevi cinque anni, di cosa mai dovrai parlarmi con tanta
impazienza? (Gaetano bacia Filomeno)
Gae, Gae… Che stai facendo? Aspetta un attimo!
Gaetano: Io… io ti amo… io ti amo?
Filomeno: Gae… che ti prende?
Gaetano: Tu sei stato per me… sei stato la misura di tutte le cose. Non ho mai provato nulla di simile. Ho
sempre sperato di poter invecchiare con te, di poter vivere insieme. Io fino a un attimo fa… io volevo dirti
che ti amo…
Filomeno: Io ti ringrazio, ma...
Gaetano: No aspetta, fammi finire. Sono sempre stato un bugiardo, eppure… eppure ora non voglio dire
altro che la verità…
Filomeno: Sì Gae, tu menti sempre. Questo però non c’entra col fatto che tu mi abbia baciato
Gaetano: Vedi, ho passato una vita intera a pensare di amarti. Ogni fibra del mio corpo mi suggeriva di amarti. Tutta la mia vita mi ha condotto qui, a quest’istante. Io dovevo baciarti. E mi aspettavo che nella mia testa sarebbe esplosa qualche tipo di scintilla. Mi spiego?
Filomeno: Tipo farfalle nello stomaco?
Gaetano: Tipo farfalle nello stomaco.
Filomeno: E le farfalle che fine hanno fatto?
Gaetano: Fil, le farfalle sono morte.
Filomeno: Tutte quante?
Gaetano: Fil, che cavolo di domande fai?
Filomeno: Hai ragione. Ma sei sicuro di non mentire anche questa volta?
Gaetano: Non so, non credo sia una cosa che riesco a controllare, ma quando mento me ne accorgo e ora
non mi sembra che sia così. Mi sono sentito più vivo in questa verità che in mille anni di bugie.
Filomeno (dopo un po’): Gae, stai bene?
Gaetano: Credo di sì… Ma perché me lo chiedi?
Filomeno: Sai, quando mi hai baciato, per un secondo ho pensato che fossi innamorato di me. E la mia reazione, lo sai bene, ti avrebbe spezzato il cuore… e ho avuto paura… e ho provato a cercare una
parte di me che ti amasse… ma niente…
Gaetano: Fil, che stai dicendo? Non ho quindici anni, sono grande e vaccinato e so accettare un rifiuto.
Persino Marylin Monroe mi ha rifiutato…
Filomeno: Non avevi smesso di dire bugie?
Gaetano: Io? Mai detto ciò! Ho solo capito di dover dire anche la verità a volte. A parte ciò… non ti ho
chiesto come stai? Mi avevi detto che ti eri innamorato di una certa… Rossella?
Filomeno: A parte che si chiama Rossana, ma poi non te l’ho mai detto.
Gaetano: Ah no? Forse era in un altro copione…
Filomeno: Possibile. Comunque è così, la amo, ma lei non ama me.
Gaetano: Pene d’amore mio giovane amico?
Filomeno: Il mio cuore palpita al sol pensiero di lei. Vorrei poter comporre un sonetto, o cantarle una
serenata… farle uno squillo magari
Gaetano: Uno squillo? Siamo tornati nel 2000? Ascolta a me, come fai a dire di amarla?
Filomeno: Non saprei spiegartelo… è come se fosse scritto da qualche parte… come se ogni fibra del mio
corpo mi spingesse da lei… troppo banale?
Gaetano: Un po’, ma non importa, tanto è una sceneggiatura delle balle, applaudiranno lo stesso alla fine,
fidati… non pensi di dover correre dai lei a dirle ciò che provi? Che importa se è sposata, probabilmente
anche lei ti ama, ma ancora non lo sa…
Filomeno: E come fai a dirlo?
Gaetano: Perché se un tipo figo come me si è innamorato di te, figurati questa Rossella…
Filomeno: Rossana comunque… e poi ha un che di misogino questo discorso...
Gaetano: Te l’ho detto Fil, alla fine, applaudiranno lo stesso, fidati di me. Se non bastasse (si mette in
posa):” Nessuna donna è stata vittima di misoginia in questa commedia. Noi crediamo nella parità dei sessi. Se per caso sei stata vittima di misoginia chiamare il numero in sovraimpressione”
Filomeno: Quindi dovrei andare da lei?
Gaetano: Da chi?
Filomeno: Da Rossana
Gaetano: Mai sentita in vita mia. L’unica Rossana che conosco è quella francese che ho tirato fuori dalle
macerie nella Prima guerra mondiale. Il caso ha poi voluto che quella stessa donna, anni dopo, diventasse
mia moglie. È stato un matrimonio complicato, ma siamo stati innamorati per molti e molti anni, finché, in un uggioso giorno di settembre, Rossana fu uccisa da un cavallo, che la tirò sotto con trainando un aratro… (Filomeno fa un cenno di disapprovazione ed esce di scena) Oh miei dei, oh fato crudele. Come
posso ritrovare la via smarrita? Aiutatemi voi, che ci osservate dall’alto e puntate il vostro dito contro di noi. Io vi immagino, lassù, impettiti, vestiti di tutto punto. Non con le toghe, ma con un completo, di quelli
che rendono potenti gli uomini. Seduti sui vostri troni, quelli me li immagino, certo che me li immagino.
Adagiati sulle nuvole di… di che cosa? forse di zucchero filato? Chi lo sa di che cosa sono fatte… così vi
immagino, mentre mi osservate e ridete, mentre mi domando e vi domando l’unica cosa importante. La
sola cosa fondamentale. Io, chi sono? Forse una volta, due minuti fa, pochi secondi dopo la mia nascita, lo sapevo. Io ero Gaetano. Ero colui che nella vita aveva fatto di tutto: ero un cavaliere, uno studioso, un
tuttologo del mondo. Avevo partecipato a ogni evento, ogni gara, ogni guerra… ditemene una: io ero là!
La mia vita è sempre stata straordinaria e io, in quanto protagonista, non potevo essere da meno. Gaetano. Un nome, una garanzia. Un uomo che non vende sogni ma solide realtà. Ero uomo, donna, ragazza, ragazzo, ricco, povero, forte, debole. Ero italiano, giapponese, afroamericano, afgano. Ero bello, ero brutto. Ero omosessuale, transessuale, etero, intersessuale, cisessuale. Ero tutto… (dopo un po’) Ma se ero tutto, ero anche niente. Non si può essere così tante cose senza perdere sé stessi… e qual era lo scopo di tutto? Come si fa a capire se Gaetano era stato davvero, alla fine di tutto, Gaetano? Mi domando se io non abbia cominciato a vivere soltanto adesso … e se quello che finora ho definito vita non fosse stato altro che una serie di fasulle invenzioni estremamente elaborate che, piano piano, ho raccontato a tutto il mondo? Poi chi stabilisce che cosa è vero e che cosa no? Io non ho mai fatto le cose mirabolanti che ho
raccontato, ma nella mia testa io le ho vissute… non era dunque vita quella? Certo, fuori da questo palcoscenico, sono solo uno schizofrenico, ma qui, signore e signore, siamo a teatro. Qui tutto è possibile.

L'arlecchinata del trenoTahanan ng mga kuwento. Tumuklas ngayon