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Non respiravo. Mi sforzavo ma non respiravo. Stavo morendo.

«Che cosa succede qui?» la voce di Elia mi arrivò distorta.

«Maledizione! Che cosa ci fai qui?!»

Due braccia mi strinsero e mi tirarono su. Non potetti far altro che accasciarmi in quell'abbraccio al profumo di muschio e fresco. Il profumo di Victor.

Lasciando alle mie spalle tutto ciò che di sano era rimasto in me.

Può renderti migliore, e cambiarti lentamente,
ti da tutto ciò che vuole, e in cambio non ti chiede niente.
Può nascere da un gesto, dall'accenno di un sorriso, da un saluto, 
da uno sbaglio,  da un percorso condiviso.

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«Cosa cazzo sei ritornato a fare?!»

Mi scrollai di dosso Diafa, non cambiava mai quella pazza.

«Non capisco...» farfugliai confuso.

Nel frattempo erano accorsi tutti in quella grande stanza, ma nessuno di loro si decideva di parlare. Mi guardavano come se fossi un alieno.

Notai una figura tra quei visi conosciuti. Era un ragazzo poco più grande di vent'anni, gli occhi chiari brillavano d'innocenza, incorniciati da riccioli del colore della castagna. Il viso era delicato e in quel momento si stava tingendo di sorpresa e timore.

Chi era?

«Cugino?» gli occhi azzurri di Daniele sbucarono da sopra quelle spalle «Cugino! Sei tornato!»

Il suo abbraccio caloroso durò terribilmente poco.

«Sì. Perché Serena era in quello stato?»

«Perché?!» Diafa scattò di nuovo verso di me «Maledetto bastardo!»

Elisa la placcò, trascinandola fuori, biascicando un «Ci penso io.» tra i denti.

Daniele si girò verso di me. «In un anno sono successe tante cose, cugino.»

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Camminavo avanti e indietro nella mia stanza.

«È tornato. Lui è tornato!»

Mi accasciai sul pavimento, le mie mani si incastrarono tra i miei capelli corti e tirai forte.

«No, no...» Camilla mi bloccò, togliendosi le mie ciocche brune dalle dita «..no, Serena.»

Scoppiai a piangere ancora più forte, mentre lo squarcio nel petto aumentava a dismisura.

«Non lo voglio qui! Non lo voglio!»

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«..ora sai tutto quello che è successo in questo anno.»

Avevo ascoltato il racconto di Daniele senza battere ciglio, provando profondo ribrezzo per la persona che ero.

Avevo ucciso il mio amore. Le avevo fatto talmente tanto male da costringerla a ricoverarsi.

Ero incazzato e profondamente disgustato da me stesso.

Come la luna sull'acqua chiara.Where stories live. Discover now