𓃒 Capitolo 2 𓃗

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Dopo aver passato il venerdì a fare i giri di prova e il sabato a fare le qualifiche erano finalmente pronti per entrare in pista per fare la gara effettiva. Che poi dire che erano pronti è un parolone perché Max non si sentiva affatto così.

"Bene, basta prendere un bel respiro, entrare in macchina e lasciare che tutto passi in secondo piano" continuava a ripetersi; e infatti cercò di farlo.

Si misero tutti sulla linea di partenza, ormai mancavano solo 10 minuti all'accensione del semaforo e l'ansia continuava a salire incontrollata. Nemmeno Leclerc riusciva ad avere la sua solita calma, ma rispetto all'olandese era più fiducioso, come sempre d'altronde.

Si sentiva il classico rumore del motore riecheggiare e finalmente si accesero le luci verdi.

Cinque, quattro, tre, due, uno… E partirono.

Proprio come lo scorso anno Verstappen partì dalla linea prima di Charles, ma stavolta nessuno ci volle fare caso.

Leclerc sembrava quasi avesse paura ad avvicinarsi, stava a distanza di sicurezza, sentendo il peso delle azioni compiute un anno prima.

Erano passati 63 giri e Max stava dominando l'intera gara, come era abituato a fare ormai da un po'. "Finalmente sono tornato in me" si ritrovò a pensare una volta superata la linea di partenza e entrando finalmente nell'ultimo giro.

Dietro di lui però c'era Leclerc, anche se non provava nemmeno a superarlo, sapeva che sarebbe stata una mossa troppo pericolosa; questa volta se ne rese conto e rimase dietro a combattere per il secondo posto contro Perez.

Il monegasco avrebbe anche spinto per andare più veloce ma si trovava schiacciato tra le due Red Bull senza poter fare niente.

Mancava solo una curva, poi ci sarebbe stato un rettilineo e successivamente Verstappen avrebbe vinto, tutti erano pronti a festeggiarlo.

Ma fece un errore fatale e finì con sbattete una ruota al muretto lì vicino, questo gli fece perdere il controllo della monoposto e fu così che fece nuovamente un incidente in quella pista. Stavolta era colpa sua, non era stato abbastanza bravo e sapeva di non avere scampo dalla furia di suo padre.

Dall'altra parte Charles vide una possibilità di rimonta e, superata quella dannata curva, spinse sull'acceleratore come se fosse l'ultima cosa che potesse fare; e vinse.

Non gli sembrava vero, finalmente aveva avuto la possibilità di vincere in quel circuito. Era felice ma tale felicità durò relativamente poco.

«Come sta Max?» Chiese a quelli del suo team in ascolto. «È ancora dentro la macchina e non accenna ad uscire, anche se l'incidente non sembrava così brutto. Aspettiamo notizie.» Il cuore di Leclerc perse un battito. Anche a lui non sembrava una cosa grave ma adesso era preoccupato.

Scese così dalla macchina e, senza nemmeno pensarci, si diresse verso Verstappen. Non si levò neanche il casco, sennò avrebbe perso del tempo prezioso, a detta sua.

«Max! Max!» Urlò arrivato lì vicino, per accertarsi che stesse bene. Molti addetti alla sicurezza cercarono di allontanare il monegasco dalla vettura ma era troppo determinato a recuperare l'olandese che sorpassò tutti.

Mentre Verstappen era in uno stato di trance, ripensando ancora al suo errore e non riuscendo proprio a perdonarselo. Nonostante intorno ci fossero persone che cercavano di aiutarlo lui proprio non riusciva a muoversi.

Riuscì a riprendersi solo sentendo Charles chiamarlo. «Forza esci da lì, siamo tutti preoccupati.» Cercò di prenderlo per le spalle ma a quel punto Max era tornato in sé e riuscì ad uscire tranquillamente.

«Grazie a Dio stai bene.» Sussurrò Leclerc, andando poi ad abbracciarlo. Nessuno se lo sarebbe mai aspettato, neanche i due protagonisti dell'abbraccio.

Si staccarono dopo poco senza proferire parola e ognuno tornò nel proprio box. Chi per festeggiare la vittoria, chi per disperarsi per la sconfitta.

Mentre Charles era sul podio Max era seduto a terra, vicino alla propria macchina, recuperata dai meccanici. Osservava i danni, era rimasto solo perché tutta la squadra era andata a festeggiare il secondo posto del compagno. O almeno credeva di essere solo.

Sentì dei passi dietro di lui e pregò in tutte le lingue del mondo che non fosse chi temeva di più; le sue preghiere però non vennero minimamente ascoltate, trovandosi davanti Johannes Franciscus Verstappen, suo padre.

«Mi dispiace tanto io non so come-» provò a parlare ma subito venne interrotto. «Non voglio sentire scuse, hai commesso un errore fatale. Dovrai allenarti molto di più.» Iniziò la ramanzina. «Mi alleno già molte ore a settimana, non riuscirei a fare di più.» Provò a ribattere il più piccolo, ma immediatamente ricevette uno sguardo agghiacciante. «Vuoi per caso assaggiare la mia furia Max?» Lo minacciò.

Il ragazzo non poté che abbassare la testa e arrendersi alla supremazia del padre. «D'accordo, mi allenerò di più.» Disse con un filo di voce. «Vedo che ci intendiamo, bene adesso ripensa al tuo errore e trai vantaggio da esso.» Così se ne andò, lasciandolo nuovamente solo.

"Perché non riesco a fronteggiarlo?! Perché devo sempre farmi mettere i piedi in testa da lui… Vorrei poter fare le cose a modo mio" pensò l'olandese, anche se immediatamente la sua memoria tornò all'incidente e successivamente all'abbraccio con Charles. «Chissà perché l'ha fatto.» Disse ad alta voce senza rendersene conto. «Perché anche se non sembra ti vuole bene.» Sentì una voce rispondergli.

Riconobbe subito a chi apparteneva, Daniel Ricciardo, ex compagno di squadra ma sempre un ottimo amico per lui.

«Da quanto sei qui?» Chiese Max, sperando non avesse assistito al rimprovero del padre. «Da un po', ho sentito che continua a pressarti troppo.» Daniel era l'unico a sapere che rapporto avesse con il padre e gli era grato del fatto che non l'avesse detto a nessuno.

«Tornando alla tua domanda, davvero non hai notato che in realtà Leclerc non ti odia?» Domandò curioso Ricciardo. «Siamo sempre stati nemici, che ne so io…» L'ennesima prova che Verstappen non ci capiva niente di sentimenti umani.

Il più grande alzò gli occhi al cielo. «Sei proprio un caso perso amico. Comunque no, non ti odia e secondo me vorrebbe anche tornare a parlarti come facevate un tempo.» Rispose fiero.

«Sì certo e magari gli piaccio anche eh?» Disse sarcastico l'olandese, per lui era impossibile che Charles volesse tornare a parlargli, dopo gli innumerevoli insulti che si sono detti l'anno prima.

«Chissà.» Ridacchiò l'altro, prendendo in giro l'amico. «Piuttosto, come sta il tuo polso?» Cercò di cambiare discorso il più piccolo.

Daniel si era ritrovato a dover saltare molteplici gare per via della rottura del proprio polso. «Ancora non posso gareggiare, ma stai sempre all'erta, una volta tornato come nuovo ti farò sudare il primo posto ancora più di adesso.» Rispose con aria di sfida. Inutile dire che dentro Max si riaccese una scintilla di adrenalina. «Vedremo.» Disse semplicemente.

Successivamente si salutarono ed entrambi tornarono nella propria stanza d'hotel.

"Anche se non sembra ti vuole bene" Continuavano a tornargli in mente tali parole. «Impossibile.» Si ripeteva ogni volta.

Intanto Leclerc continuava a festeggiare la vittoria anche dopo il podio. Si sentiva più libero adesso, come se si fosse riscattato dall'anno precedente.

«Ti vedo felice.» Commentò Carlos. «Tantissimo.» Finalmente poteva dirlo senza mentire né a se stesso né agli altri.

Stavano camminando per andare verso l'hotel quando qualcuno si intromise tra loro, prendendoli entrambi per le spalle.

«Andiamo a festeggiare!» Propose Lando. «Cierto amigo!» Ricevendo immediatamente una risposta positiva dallo spagnolo.

Norris era arrivato terzo, per questo era così pimpante. La sua felicità contaminava chiunque, così si ritrovò ad accettare anche Leclerc.

«Andiamo in un bar.» Propose il più piccolo. «Sì!» Ovviamente Sainz era d'accordo con lui e così fecero.

Andarono in un locale lì vicino, molto lussuoso e sì divertirono come matti.

Enemy [Lestappen]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora