Capitolo 10

80 2 0
                                    

"Non pensare di potertene andare così!" il suo sguardo crudele mi faceva pensare che questa volta non avrei preso solo qualche cazzotto, ma che aveva ancora molto in serbo per me e purtroppo nulla di buono. 

"Ricordi del tuo bell'amichetto? Quello che ti piace tanto?" mi voltai alla ricerca di un volto a me familiare nella speranza di sbagliarmi. Nella pura illusione che almeno lui non lo avesse toccato.

"Guardalo!"

"é colpa tua! è colpa tua se lo abbiamo ridotto così!"

"Tu l'hai ridotto così!" odio, rancore, crudeltà, uno sguardo intriso di crudeltà il suo, mentre ghignava tra sè e sè.

Dietro due dei suoi tirapiedi lo vidi, un urlo muto mi uscì dalle labbra, un sudore freddo mai provato prima mi riempì il corpo. Il terrore si fece strada in me. 

Lo lanciarono malamente ai miei piedi mentre tutti in coro ripetevano solo che la colpa era mia, solo mia. 

Ma cos'avevo fatto? Perchè erano così arrabbiati con me da far male anche a lui? Il mio unico e solo amico?

Non capivo, continuavo a chiedermelo mentre disperatamente cercavo di ricevere una reazione dal mio piccolo angelo i cui occhi sembravano vitrei e apaticamente mi fissavano mentre una pozza di sangue si allargava lentamente sotto di lui.

Volevo urlare, volevo scappare, volevo uscire da quell'incubo e invece ancora una volta ero lì.

Circondato da quella feccia umana che avrebbe dovuto amarmi, spalleggiarmi e invece ogni giorno mi pugnalava e ora aveva pugnalato anche lui, il mio innocente amico.

Non si svegliava, lo sapevo che non si sarebbe risvegliato. Io sì, mi sarei risvegliato, solo, con i corpi di quei balordi tra le fauci e un intero villaggio a pungolarmi con bastoni di fiamme perchè me ne andassi, come la bestia che ero diventato; grazie ai loro figli.

Volevo uscire, volevo andarmene da quella coltre di ricordi oscuri che nel buio della notte non potevo evitare e invece no, correvo, correvo ma non arrivavo mai da nessuna parte, non c'era una via d'uscita, ululai disperatamente, cercai di ritrasformarmi ma la pelliccia non voleva abbandonare le mie carni. 

Presi a graffiarmi, a ringhiare come un animale senza fuga, mi conficcai gli artigli nella carne viva eppure non riuscii a liberarmi di me stesso. Come in un loop senza fine, ancora e ancora. 

Qualcosa lentamente cambiò, la scena non era più buia e intrisa della mia più profonda tristezza, ma era un campo di lavanda; un leggero venticello prese a solleticarmi gli squarci che mi ero procurato fino ad ora solo per liberarmi di una pelliccia di cui non c'erano più tracce, quasi non fosse mai stata lì. 

Fu in fondo a quel vastissimo campo che li vidi. Corsi, corsi verso di loro, corsi fono a non sentire più i miei polmoni e annaspando furiosamente, mi svegliai.

Ero completamente sudato, il respiro irregolare. Conoscevo la sensazione, sapevo cosa fare, respirai a pieni polmoni e solo quando ebbi ripreso il controllo di me stesso, almeno parzialmente, mi studiai meglio. La maglia aveva i lunghi solchi dei miei artigli, sotto di essi c'erano diverse ferite che lentamente si stavano rimarginando. Ero abituato anche a quelle ma per qualche motivo mi sentii più triste e solo. Forse perchè ora sapevo che avrei dovuto poter contare su qualcuno che constatai non esserci, ancora una volta. 

"Un giorno alla volta Axe. Un giorno alla volta." ripetei tra me e me. 

Mi alzai e mi diressi verso il bagno, una doccia fresca mi avrebbe sicuramente aiutato. Gettai la maglia nel cesto della biancheria sporca e mi lavai. Non sapevo che ore fossero, mi sentivo completamente scollegato dal mondo. Sogni come questi sono sempre stati ricorrenti nella mia vita ed ogni volta era sempre peggio della precedente. Erano questi sogni a ricordarmi che del dolce omega che si divertiva tanto a cucinare con la mamma non c'era spazio nel mondo, nel mio mondo. 

Dopo essermi dato una sistemata e aver protetto le ferite con le garze andai in esplorazione di quel vasto branco, con la speranza di potermi schiarire le idee. 

Vagai a lungo, ripercossi la strada solita che facevo per raggiungere il luogo dove solitamente dormivo ma non mi fermai lì, proseguii oltre, vagai a lungo e ripresi coscienza di me stesso solo quando mi accorsi di essere vicino a raggiungere una cascata ma non ci arrivai. Era quasi ora di colazione per i due alfa e sperai che tornando a casa li avrei finalmente trovati lì e che avremmo potuto chiarirci. Con un pò di speranza nel cuore tornai indietro. 



Note dell'autrice =

Finalmente sono tornata! Come state? Devo aggiornarvi su un pò di cosette, tra cui, scusarmi per il ritardo immenso. Ammetto che la storia era in stallo, non mi piaceva più l'idea iniziale che avevo avuto, così ho riscritto tutto. Vi dico solo che ho una bozza di 400 parole che riassumono tipo un quarto della storia che sento di voler scrivere... Suona bene, no? cercherò di scrivere con più costanza, ma nella vita faccio tanto altro e lo scrivere è un mio sfogo personale oltre che hobby quindi spero possiate starmi accanto come io spero di potervi regalare qualcosa con questa storia.

Alloraaaa... Capitolo di passaggio ma importante per il futuro. Secondo voi Axe li troverà a casa? Se sì, chiariranno?

Lavanda e VanigliaWhere stories live. Discover now