Capitolo 4

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"Come ti senti?" Gli chiese Nigan. Si accorse di essersi perso nel guardare il suo compagno quando un'espressione corrucciata prese spazio sul suo volto e si ricordò così che doveva ancora rispondere alla sua domanda. 

"Io... stanco e confuso. Cos'è successo?" Fece scorrere lo sguardo su entrambi quando Leon parlò. "Qual è l'ultima cosa che ricordi?" Ci pensò un attimo e nella confusione dei suoi ricordi riuscì a ricordarsi del morso alla sua giugulare e sbarrando gli occhi incredulo cercò di toccarsi il collo. Sentì le sue dita toccare una garza molto spessa, che circondava tutto il suo collo. 

"Come posso essere ancora vivo?" Questa volta non li guardò mentre parlava, sempre usando il collegamento mentale, sentiva un dolore alla gola che era certo gli avrebbe impedito di parlare correttamente. 

"Mi dispiace, è tutta colpa mia, se solo non mi fossi distratto!" Gli disse Leon con sguardo basso mentre stringeva le mani l'una con l'altra.

"Avresti dovuto stare più attento! Non era di certo il momento giusto per abbassare la guardia!"lo aggredì Nigan, con sguardo arrabbiato. Qualcosa gli diceva che non era la prima volta che avevano quella conversazione e il pensiero che i suoi compagni potessero discutere animatamente a causa sua, il loro compagno ma ugualmente un estraneo, lo intristì. 

"Lo so! Diamine se lo so! Ma lo avevo sentito e tu sai quanto lo abbiamo aspettato. Mi sembrava un sogno! Io... mi dispiace... non mi perdonerò mai per averlo messo in pericolo" finì mestamente Leon.

"A causa tua lo abbiamo quasi perso! Non possiamo permetterci, lo sai, men che meno col nostro compagno. Come possiamo guidare un intero branco se non riusciamo a garantire nemmeno la sicurezza del nostro compagno, in due!?" Ora era decisamente più adirato e avevano iniziato a parlarsi come se io non fossi più nemmeno lì, con loro.

"Mi dispiace! Lo so, maledizione. Credi che io non ci abbia già pensato? Lo so che tu avresti gestito tutto diversamente, che sei il migliore e tutto il resto ok?" Leon gli sembrava sempre più mortificato e non gli piaceva assolutamente la piega che stava prendendo quella discussione, il fatto poi che lo trattassero come qualcosa da proteggere come se fosse inferiore a loro, gli fece venire un brivido di ribrezzo. Lui era sempre stato solo, è vero che ora aveva trovato i suoi compagni ma questo non avrebbe intaccato il suo bisogno di indipendenza, ne era totalmente convinto. 

All'ennesimo ringhio da parte dei suoi compagni irruppe nella loro mente. "Basta! Finitela!" Un basso ringhio gli uscì incontrollato ma il dolore alla gola si fece immediatamente più forte e lo costrinse a tossire tenendosi la gola. Al sentirlo tossire i suoi compagni accorsero subito vicino a lui, Leon gli passò un bicchiere d'acqua mentre Nigan gli lasciava lente carezze sulla schiena. 

Una volta ripresosi, sentendosi più tranquillo e vedendo la loro rabbia scemata si decise a continuare lui questa discussione, rimandando a più avanti quella sui loro ruoli all'interno del branco. "Sono vivo e questo penso sia la cosa più importante no?" Una volta ottenuto un cenno d'assenso da parte di entrambi continuò "Vorrei solo sapere come. Insomma mi ha preso alla giugulare no? Sarei dovuto... morire" al sentire l'ultima parola tutti e tre ebbero dei brividi di paura. 

"Quel fottuto bastardo, che muoia all'inferno, voleva mordere Leon ma andandogli addosso hai preso il suo posto e deviato la sua mira di pochissimo, ti ha preso comunque tutto il collo e quando ti abbiamo visto a terra in una pozza di sangue... ci siamo sentiti morire. Dean, il nostro dottore era lì con noi e grazie a lui e al nostro sangue siamo riusciti ad aiutarti finché non è stato sicuro portarti qui" durante tutto il suo discorso entrambi mi strinsero le mani e la consapevolezza di tutta la sofferenza che dovevano aver provato vedendomi in quelle condizioni fu troppa. 

"Io vi ringrazio, sono felice di aver deviato quel colpo per te Leon, lo rifarei anche adesso se servisse, non commiserarti, per me non hai alcuna colpa." Lo sguardo di gratitudine che ricevetti come risposta mi fece sorridere appena. "Ora però sono stanco, vorrei stare un po' da solo se non vi dispiace." Aveva paura che lo obbligassero ad averli affianco invece sui loro volti vide solo comprensione e sollievo, probabilmente dopo tanto tempo in tensione, finalmente avevano appurato che stavo bene e potevano rilassarsi, ne ero veramente contento. 

Poco dopo mi salutarono e se ne andarono,  con la promessa di ritornare l'indomani quando mi avrebbero dimesso per accompagnarmi in quella che sarebbe stata la mia nuova casa. Fremetti dall'emozione. Finalmente non avrei più dovuto dormire in luoghi di fortuna, avrei avuto un letto e delle coperte calde in cui stare. Questo ovviamente non glielo dissi, qualcosa mi faceva sospettare che non sarebbero stati contenti nel sapere come avevo vissuto prima di quel momento. 

Lavanda e VanigliaWhere stories live. Discover now