Capitolo 5

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Quando vennero a prenderlo l'indomani era felice di vederli più sereni del giorno prima e lo aveva notato dal fatto che Nigan si fosse fatto la barba e Leon aveva i riccioli portati in alto in una crocchia composta, sintomo che erano riusciti a prendersi cura di loro stessi; lui che per anni ha fatto anche piccoli furti qua e là, per questi dettagli aveva occhio. 

"Ricordati, il medico ha detto che non dovrai parlare ancora per qualche giorno. Noi ti parleremo sempre tramite collegamento, mentre davanti ad altre persone, parleremo ad alta voce e tu potrai scrivere ok?" mi ripeté per l'ennesima volta Leon e dopo aver alzato gli occhi al cielo e aver sbuffato mentalmente gli risposi "Chiarissimo papà". 

"Come scusa? Non sono tuo padre ma il tuo compagno, ricordati anche questo" mi rispose avvicinandosi alla mia guancia per lasciargli un bacio appena accennato. La sue voce per un attimo mi era sembrata una suadente carezza così come quel bacio delicato e un fremito d'eccitazione mi scosse. Ero abituato a flirt ben più marcati ma la sua rivendicazione silenziosa mi lasciò stupito per un attimo. Mi ricomposi velocemente mentre uscivamo dall'ospedale. 

Ero curioso di buttarmi in quest'avventura, volevo vederla così perché fermarmi a riflettere avrebbe portato troppe implicazioni. Prima di arrivare volli chiedergli una cosa che da giorni avevo sulla punta della lingua ma che era passata sempre in secondo piano. 

"Come sta il cucciolo?" Nigan guardandomi dallo specchietto mi chiese a quale cucciolo mi riferissi. 

"Quello di quella sera, nella foresta. L'alfa lo aveva lanciato malamente verso di voi. Io vorrei sapere come sta" Vidi i due scambiarsi un'occhiata complice. Avevo già notato che quei due fossero particolarmente in sintonia e anche in quel momento decise di non soffermarsi troppo a pensare a come avrebbe distrutto il loro rapporto, dopotutto lui distruggeva tutto, ci era abituato. Volse lo sguardo fuori dal finestrino attendendo una risposta dei due.

"Sta bene, se vuoi domani potresti conoscerlo", "Si chiama Momo, non lasciarti fregare dai suoi occhioni, è un vero dispettoso!" aggiunse Nigan ridacchiando. La sua risata risuonò nella sua mente come un canto felice.

"Sì, mi piacerebbe molto. Erano giorni che mi chiedevo come stesse e vorrei assicurarmi che stia bene" ripensando a quanto appena detto si sentì in dovere di aggiungere "Non che io non mi fidi di ciò che mi dici, solo vorrei vederlo con i miei occhi, tutto qui". 

"Non ti preoccupare lo avevo capito, nessun problema, avviseremo i suoi genitori che lo accompagneranno da noi domani, va bene?" rispose con un cenno d'assenso e poggiando il capo contro il finestrino, si addormentò guardando il paesaggio intorno a loro continuare a scorrere come in un vortice. 

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Non aveva mai visto una cascata dal vivo, sua madre gliene parlava quando gli raccontava di come aveva conosciuto suo padre, gli disse sempre che lei si trovava vicino ad una cascata e che mentre si stava abbeverando, un grosso lupo dietro di lei le corse incontro e nel cercare di comunicarle che l'aveva riconosciuta come sua compagna, l'aveva spinta in acqua. Subito lei si era spaventata parecchio ma quando aveva inspirato ritornando a galla aveva capito e trasformandosi in umana lei e suo padre iniziarono a ridere a crepapelle. 

Glielo raccontava sempre con un sorriso dolce sulle labbra. Una volta, dopo questo racconto felice gli chiese dove fosse suo padre e perché non fosse mai con loro ma che vivessero solo con lo zio, ma dopo avergli posto la domanda il suo dolce sorriso, quello che lui amava tanto vedere sul volto della sua mamma, sparì e sua madre corse fuori di casa dove poco dopo la sentì trattenere i singhiozzi. Si rattristò molto all'idea di aver fatto soffrire la sua adorata mamma così, da bambino intelligente quale era, decise che non le avrebbe mai più fatto quella domanda e così fù. Non seppe mai che fine avesse fatto suo padre, immaginò, da più grande che fosse morto. 

Ad un certo punto sentì un rumore nel retro del suo giardino, così pensando che fosse sua madre che stava portando dentro la legna, uscì di corsa chiamandola. Non riuscì però a finire di parlare che un lupo enorme rispetto a lui lo morse alla gamba e sempre tenendolo per la gamba cominciò a trascinarlo verso la foresta. Urlò di dolore, la sua gamba nella bocca di quel grosso lupo non sembrava altro che lo stuzzichino che si metteva dentro la carne per cuocerla meglio. 

"Mamma! Mamma! Aiutami! Zio! Aiuto!" e mentre cercava di attirare l'attenzione di qualcuno che potesse aiutarlo con l'altra gamba prese a dare calci sul muso di quel grosso lupo dal manto grigiastro. 

"Axe!" suo zio era arrivato, cercò di voltarsi a cercarlo ma lui lo precedette e vide un altrettanto grosso lupo dal manto bruno mordere il fianco di quello che stava tenendo imprigionata la sua gamba tra le sue fauci. Il lupo grigio lasciò la presa sulla sua gamba per guaire di dolore mentre cercava di scrollarsi suo zio di dosso. Lui che avrebbe dovuto correre e mettersi al sicuro come suo zio gli stava urlando nella testa, rimase completamente paralizzato. Si risvegliò solo quando sentì due braccia stringerlo da sotto le ascelle e trascinarlo indietro. Urlò anche questa volta spaventato che quel lupo non fosse in realtà da solo ma si calmò quando inspirò l'odore di sua madre e le orecchie smisero di fischiargli così da sentire ciò che le stava urlando. 

Sua madre lo riporto in casa e lì iniziò a guardare con più attenzione la ferita alla sua gamba, la guarigione era già in atto ma lui sentiva comunque molto dolore, così sua madre lo strinse forte a se e lasciò che lui piangesse calmandosi soltanto quando vide suo zio, sano e salvo rientrare in casa. 

"Un esiliato" fu tutto ciò che disse prima di andare verso il bagno, probabilmente per farsi una doccia e togliersi il sangue di dosso. 

Improvvisamente però non si trovava più tra le braccia di sua madre ma tra quelle di Nigan che lo scuoteva agitato. Sbatté più volte gli occhi e sembrò capire solo in quel momento che non stava più sognando.

"Che succede? Stai bene?" continuavano a chiedergli Nigan e Leon guardandolo spaventati. 

"Sì,sì sto bene, perché sembrate preoccupati?" non capiva che stava succedendo, non erano in viaggio solo un attimo prima?

"Stai scherzando? Ti stavi dimenando nel sonno, sembravi spaventato..." Nigan lo guardava come se avesse avuto nuovamente paura di perderlo. Provò un profondo dispiacere nel constatare che alla fine lui li faceva solo preoccupare. Abbassò il capo "Sto bene, solo un brutto incubo, capita a tutti no?" Lo guardarono poco convinti e capì che decisamente non s'e l'erano bevuta ma non aveva nessuna voglia di rivangare il passato con loro. Che fossero i suoi compagni o meno non avrebbe fatto alcuna differenza per lui, c'erano cose nel suo passato che sarebbero dovute restare nel passato. Così si costrinse a fermare il tremore delle sue mani, unendole tra loro per poi tornare a guardare i due ragazzi col miglior sorriso che poteva regalargli. 

"Sto bene, davvero"



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Ciao! 

Vi sta piacendo questa storia? Che ne pensate per ora? Ho scritto tutti i capitoli di getto quindi sono consapevole che ci siano probabilmente diversi errori di battitura o distrazione, li correggerò una volta che avrò finito di scrivere tutto il libro. Vi aspetto nei commenti per sapere il vostro parere!

Lavanda e VanigliaWhere stories live. Discover now