Capitolo 5

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"Facciamo presto che me ne devo andare" dissi scortese a Louis.

Chissà perché Charla si era fissata nel metterci insieme ogni qual volta si presentavano lavori di gruppo.

"Si certo. E dove dovresti andare?" sfottè lui.

"Questo non ti deve importare. Vedi solo di non sporcarmi la felpa Louis." lo minacciai.

Elusi il perché di quell'avvertimento. Cioè che la felpa non era mia e l'avrei dovuta riconsegnare in uno stato almeno decente. Già l'avevo sudacchiata con il mio sogno spinto, se ora ci si metteva anche la sporcizia dei piatti sarebbe stato un casino.

Entrambi riprendemmo l'operato e nessuno dei due proferì più parola. Lui lavava e io asciugavo. Movimenti semplici e ripetuti. Anche un imbranato nerd come lui non avrebbe potuto sbagliare. Ma quella che sbagliò sul suo conto fui io.

Quando Louis si accorse di uno scarafaggio sul paraschizzi indietreggiò d'un passo per lo spavento e gettò le mani in aria non rendendosi conto di star tenendo ancora tra le dita una tazza. Il liquido all'interno della stoviglia mi volò proprio al centro della felpa. Latte e rimasugli di biscotti. Io scioccata, spalancai la bocca e rimasi in quella posizione anche quando quell'imbranato si girò per assicurarsi che io stessi bene.

"Hai visto che grosso?" mi chiese.

Lo fulminai con lo sguardo. Non me ne fregava niente di quello scarafaggio. Mi guardai la macchia piena di pezzetti attaccati al tessuto e poi guardai lui. Sparavo fuoco dagli occhi. Louis se ne accorse così riportò lo sguardo sulla felpa sporca che sembrava vomitata, e distorse la bocca ad una linea tutta denti che pareva dicesse "ops".

"Grosso sarà il bernoccolo che ti farò spuntare a suon di pugni idiota!"

"Non sono un idiota. Smettila di insultarmi come fai sempre." chinò la testa abbassando la voce.

Comportamento da colpevole. Quando si comportava da cucciolo spaurito proprio non lo sopportavo. Quindi gli risposi alzando la voce.

"Ti avevo avvertito Louis. Una cosa dovevi fare cazzo. Una! Non. Sporcarmi. La. Felpa."

"Non l'ho fatto apposta giuro! Lo sai anche tu che ho paura degli ins-"

"Non me ne frega niente della tua paura per gli insetti!"

"Ma Sarah. Lo giuro. Non l'ho fatto apposta." cercò di avvicinarsi per calmarmi.

"Si certo. Come quella volta in cui accidentalmente la panna si è spalmata sul mio viso provocandomi un eritema per una settimana."

"Era la notte degli scherzi. E non sapevo che eri allergica alla panna."

"E quella volta in cui mi hai vomitato addosso al mio compleanno?"

"E invece quella in cui mi hai spinto in piscina sapendo che non so nuotare? Eh Sarah? Eh? Non dici più nulla adesso?" urlò così forte che fece paura pure a me, poi partì qualche sputacchio e dalla paura passai al disgusto.

"Avrei dovuto affogarti in quella piscina!" lo spinsi indietro.

"E io invece avrei dovuto-"

"Ora basta!" la voce di Charla risuonò per tutto lo stanzino.

Tutti e due ci girammo verso di lei con le mani ancora in aria pronti a picchiare ed i volti molto vicini. Due erano le soluzioni: o ci saremmo baciati oppure avremmo iniziato a morderci aggravando la lotta. Mi tirai indietro perché nessuna delle due opzioni mi entusiasmava molto.

"Voi due. Finitela di litigare. Si sentono le urla da fuori." avanzò di un passo, ma senza distogliere lo sguardo dalle nostre facce. Io ancora visibilmente innervosita mentre Louis parecchio dispiaciuto.

The CampeggiusWhere stories live. Discover now