Prologo

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Sarah Rose non dette peso alle parole della sua migliore amica Kiara Gaspard la prima volta che lei le illustrò i loro futuri programmi a riguardo di alcune settimane di vacanze estive.

Punto primo perchè non riusciva a credere che vacanza fosse sinonimo di campeggio. Punto secondo il fatto che sua madre non le avrebbe mai permesso di viaggiare da sola insieme alla sua combriccola di amici, per metà maschi, con sulle spalle diciotto anni appena compiuti.

Per cominciare era necessario spiegare che Sarah Rose ero proprio io. Poi ci si poteva soffermare sul racconto di quelle due settimane che ancora ignoravo si sarebbero trasformate in vacanze infernali.

La mia famiglia era tutt'altro che ordinaria. Mia madre proveniva da un paesino marittimo del nord Italia, Chioggia, mentre mio padre era interamente americano da quattro generazioni. Durante una specie di periodo di riposo dal lavoro, papà e alcuni suoi colleghi, che lui reputava ancora ad oggi grandi amici, approdarono proprio nella città residenziale di mia madre. Tutta la nave della marina attraccò al porto di Chioggia per tre giorni permettendo ai marinai di godersi una sosta più che meritata al seguito di una spedizione lavorativa a cui si era obbligati a partecipare. La seconda sera di fermata i suoi compagni proposero un festino in una delle spiagge vicino, mio padre all'inizio poco convinto si fece trascinare da quelle teste vuote e alla fine accettò di partecipare. Il resto della popolazione crede al fantomatico mito dei militari in cerca di una sbronza e di un corpo caldo con cui condividere la notte. La leggenda non è mai stata smentita se non fosse stato per mio padre, il quale non provava interesse per nessuna ragazza. Non si sarebbe girato neppure con a fianco Belen in persona.

Il suo scopo: niente donne e solo lavoro; si frantumò con la conoscenza di mia madre. Una bella biondina con capelli a caschetto e due occhioni azzurri e splendenti come i miei. Lei stava seduta al bar con delle sue amiche mentre mio padre e i suoi compagni cercarono di abbordarle appena giunsero sul posto. Un colpo di fulmine insomma. I due si ritrovarono quindi a chiacchierare attorno al falò con una birra in mano. Papà dichiarò in seguito, ad una Sarah bambina, che la sbronza se la sarebbe concessa quel giorno. Infine, dopo una lunga passeggiata a riva fatta di sguardi e gesti da parte di mamma, che non sapeva bene l'inglese, e con sottofondo lo sciabordio del mare, scattò il primo bacio e poi la prima notte insieme. Il giorno seguente passeggiarono tra le stradine di Chioggia illuminate con un cono gelato in mano, mamma propose una gita ad un museo lì vicino, ma mio padre optò per un giro in gondola che terminò con loro due sdraiati sul pavimento di legno a sbaciucchiarsi. Concluso il giro la mamma accompagnò papà al porto e si salutarono con un bacio appassionato e con diverse raccomandazioni sullo scriversi ogni giorno. Non servì sottolineare di aspettarsi e non concedersi a nessun altro. Questa rimase una promessa silenziosa tra loro.

Entrambi cercarono di mantenere duratura questa relazione tramite tutte le lettere spedite, ma era difficile vedersi una volta l'anno. Mio padre era ancora giovane ed aspirava a salire di livello. Per lui la carriera era importante e tutto ciò che aveva. Ma l'arrivò di una lettera in un giorno qualunque di febbraio cambiò la sua prospettiva di vita. Mia madre era incinta di quattro mesi e a soli diciotto anni. Aspettò un pò di tempo a dirglielo impaurita dal rifiuto che tanto temeva da parte dell'uomo di cui era follemente innamorata. Sapeva in cuor suo che per mio padre al primo posto ci sarebbe stata per sempre la marina e il suo esercito.

Le cose finirono nel migliore dei modi. Mio padre si trasferì immediatamente a Chioggia e i due comprarono una casetta piccola ma confortevole. Mia madre continuò con il lavoro da impiegata in banca mentre mio padre divenne magazziniere. Lui sembrava felice e mia madre ancora di più. La famiglia si ingrandì con la mia nascita, una bella bambina dai capelli d'angelo e gli occhi del colore identico alla madre, con la faccia paciocca e un nasino a patata. La chiamarono Sarah Francesca Rose. Il primo nome naturalmente americano perché scelto da mio padre ed il secondo in onore del santo celebrato il 22 dicembre, il giorno del mio compleanno. Un rito tramandato dagli abitanti del paese.

The CampeggiusWhere stories live. Discover now