Così non appena fu nelle sue stanze, si spogliò velocemente, facendosi preparare un bagno per lavarsi la spalla ed il corpo dal sangue e dalla terra che lo impregnavano.

Il suo valletto lo aiutò a lavarsi, sfiorando delicatamente la ferita per pulirla.

Era incrostata di sangue e quello fresco che ancora scendeva rendeva più difficile il lavoro.

-Sua Maestà, temo che questa ferita avrà assoluto bisogno di punti. Dopo il bagno vi asciugherò per bene la pelle, dopodiché avrò bisogno di ago e filo.- gli disse il suo cameriere, osservando critico quel lungo squarcio.

A quelle parole il biondo impallidì.

Aveva sempre odiato ferirsi.

Le ferite infatti richiedevano quasi sempre di essere disinfettate per benino e l' ago e il filo.

Aveva sempre provato un gran dolore e da bambino si era sempre morso le labbra fino a farle sanguinare per non gridare quando le cameriere compivano quel lavoro.

Col tempo non era di certo cambiato e la sua pelle dura non aveva fatto che complicare quel compito.

Tuttavia non poteva di certo mettersi a gridare come una femminuccia.

Doveva mettersi buono buono e sopportare quel dolore finché non fosse passato.

Quando uscì dalla vasca di stagno, numerose goccioline gli colarono giù dalle punte dei capelli, scivolando su tutto il suo corpo nudo e sulla ferita ancora aperta.

Chiuse gli occhi non appena sentì quella sensazione fredda scorrergli sulla carne calda e pulsante.

-Mio sovrano, se volete accomodarvi- il valletto gli avvolse l' asciugamano di lino intorno ai fianchi, dopodiché lo fece accomodare su uno sgabello poco distante dalla vasca.

Prese ago e filo da una scatoletta di legno che aveva appena preso dalla stanza adiacente e dopo aver preso ago e filo si mise al lavoro.

Quando ebbe finito il viso di Sten era contratto, nonostante la sua espressione rimanesse impassibile.

Il sangue aveva smesso di uscire e quello che già di era seccato era stato completamente pulito.

La ferita era stata coperta da una garza che era stata fissata sul petto con l' altra estremità.

Sopra di essa il re aveva di nuovo indossato una camicia bianca e sopra di esso la giacca dell' uniforme.

Era stato aiutato ad infilarsi in pantaloni e le scarpe, impossibilitato a piegarsi per le fitte che ancora gli provocava quel grosso taglio.

Non appena fu pronto raggiunse i soldati che lo avevano accompagnato nella foresta e con loro si rinchiuse all' interno della sala delle udienze, mettendo due di loro a fare la guardia davanti al grosso portone di legno.

-Mio sovrano- intervenì uno degli uomini, quando furono sicuri che nessuno li stesse ascoltando.

-Nessuno di noi sa chi è stato ad attaccarci, ma molti di noi sono convinti che sia stato qualcuno del castello a tradirvi. Solo chi abita qui dentro sa cosa sarebbe successo precisamente questa mattina e come avreste raggiunto il luogo dell' incoronazione.- continuò quello e molti di loro assentirono a quelle parole.

-Dite così dunque, ma come potete esserne sicuri?- domandò loro Sten, osservandoli uno per uno.

Poteva credere alle loro parole ma prima doveva avere delle prove concrete di ciò.

-Vostra maestà- parlò un altro di loro, ma prima che potesse continuare fu interrotto dallo spalancarsi delle porte da dove erano entrati.

Uno dei due soldati che era entrato, quello più corpulento e minaccioso, stringeva il gracile braccio di una delle cameriere del castello, completamente in lacrime.

Stolt af at elske (in revisione)Where stories live. Discover now